Tentato omicidio nel Vibonese, arrestato il presunto autore
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San Gregorio d'Ippona - E’ stato trovato in casa con una pistola Colt 1911 calibro 45, con sette munizioni nel caricatore. Per questo motivo, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno arrestato un uomo, Damiano Cortellini, di San Gregorio d’Ippona.
In particolare, nel corso di una perquisizione a casa dell’indagato, i militari hanno trovato in un marsupio custodito in un armadietto, l’arma e 33 munizioni detenute illecitamente.
Pertanto, una volta sequestro quanto rinvenuto, gli uomini della Benemerita hanno arrestato Cortellini e avviato le indagini per cercare di fare luce sulla provenienza della pistola.
Tecnici del Dipartimento Arpacal della provincia di Vibo Valentia al lavoro nel deposito di stoccaggio di rifiuti ingombranti andato a fuoco ieri a San Gregorio d’Ippona (Vv).
La squadra Arpacal, guidata dal direttore del Dipartimento di Vibo, Clemente Migliorino, ha lavorato fino a tarda ora, insieme alla polizia municipale ed ai vigili del fuoco, per cercare di capire le conseguenze dell’incendio sull’ambiente.
A chiedere l’intervento dei tecnici Arpacal è stato il primo cittadino di San Gregorio d’Ippona, Pasquale Farfaglia.
Inoltre, questa mattina è iniziato il monitoraggio effettuato con la strumentazione mobile, per valutare la presenza di inquinanti nell'aria.
“Stiamo monitorando – ha dichiarato Migliorino – la presenza di sostanze tossiche in aria con l’ausilio di uno strumento denominato gas massa portatile; posizioniamo campionatori ad alto volume per la ricerca di microinquinanti. Vorrei ringraziare i miei tecnici, ingegneri Nicola Ocello, Franco Dario Giuliano e Pietro Capone, che, nonostante il giorno festivo, hanno subito risposto presente alla richiesta di aiuto della comunità di San Gregorio d’Ippona”.
Dell’andamento delle operazioni sono costantemente informati sia il direttore generale dell'Arpacal, Domenico Pappaterra, sia l'assessore regionale all'Ambiente, Sergio De Caprio.
Nei prossimi giorni saranno disponibili i risultati delle analisi.
Un incendio di vaste proporzioni ha interessato nel pomeriggio di ieri, un'azienda per il trattamento di rifiuti non pericolosi in località Cenzi di San Gregorio d'Ippona (Vv).
Le fiamme hanno coinvolto un'area nella quale erano accumulati rifiuti ingombranti.
Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Vibo Valentia ha impedito al fuoco di propagarsi al capannone in cui avviene la lavorazione dei rifiuti.
Le operazioni di spegnimento si sono protratte per diverse ore.
Durante uno dei controlli disposti dal Questore di Vibo Valentia per limitare gli spostamenti non autorizzati sul territorio, gli uomini della Squadra volante hanno controllato un’autovettura con a bordo un quarantaseienne residente a San Gregorio d’Ippona, che ha esibito un’autodichiarazione nella quale attestava di dover andare a fare la spesa a Vibo Valentia, in quanto i supermercati del paese di residenza erano chiusi.
Dopo aver effettuato le opportune verifiche, ed accertato che i negozi di generi alimentari a San Gregorio d’Ippona erano regolarmente aperti, gli agenti hanno denunciato l’uomo per inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità.
Stessa sorte è capitata a quattro incauti giovani vibonesi, che, stipati sulla stessa auto, al momento del controllo hanno dichiarato di essere diretti in un supermercato cittadino per acquistare pellet da riscaldamento.
Svolta nel giallo dei fratelli vibonesi scomparsi in Sardegna (Per leggere la notizia clicca qui).
All'alba di oggi, infatti, i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di fermo d'indiziati di delitto a carico di due allevatori di Dolianova (Su), Joselito Marras e suo figlio Michael, rispettivamente di 52 e 27 anni.
I due sono accusati del duplice omicidio dei fratelli Davide e Massimiliano Mirabello, di 40 e 35 anni, originari di San Gregorio d'Ippona, di cui non si hanno notizie dal 9 febbraio scorso.
Fin dalle prime ore dopo la scomparsa dei due fratelli, le indagini dei militari del Nucleo operativo radiomobile di Dolianova si erano indirizzate verso gli indagati, proprietari di un terreno vicino ai casolari dove vivevano i Mirabello.
È stato ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio, miracolosamente scampato all’agguato.
I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, coordinati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dai sostituti, Andrea Mancuso della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della procura di Vibo, hanno risolto un altro omicidio assicurando alla giustizia il presunto killer di Carmelo Polito.
Un delitto immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica.
Ed è da qui che i militari del Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo sono partiti per ricostruire l’agguato compiuto da due persone che, con il volto coperto da passamontagna, hanno colpito la vittima alle spalle mentre stava passeggiando con il figlio di soli 6 anni su corso Italia.
Secondo l’accusa a sparare sarebbe stato Francesco Pannace, 32 anni di San Gregorio d’Ippona, già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo.
Ad incastrarlo è stata in particolare un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a Rosario Fiarè, ritenuto esponente di spicco dell’articolazione di ‘ndrangheta di San Gregorio.
Francesco Pannace era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto.
Qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si sarebbe fatto sfuggire una frase emblematica per le indagini: “Ma hai saputo che mi hanno inculato no?... perché ho ammazzato questo figlio di puttana”.
All’affermazione di Pannace, il suo interlocutore avrebbe chiesto: “Chi Polito ?” e lui avrebbe risposto: “Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri”.
Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso sarebbe avvenuta in carcere, a Vibo Valentia, dove Francesco Pannace si trovava ristretto in seguito all’arresto in flagranza dell’omicidio di Giuseppe Prostamo per il quale è stato condannato in via definitiva.
In quell’occasione avrebbe indicato al cugino il luogo in cui avrebbe nascosto il passamontagna “vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna”.
L’attività di riscontro dei carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio nel luogo indicato dallo stesso Pannace. Era nascosto all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno.
Allo stesso tempo Pannace avrebbe chiesto al cugino se anche l’arma era ancora nascosta invitandolo a non rimuoverla dal posto designato e di prestare attenzione: “Stai attento se arrestano te cosa faccio qua dentro…”.
Ma perché Polito è stato ucciso? La vittima era considerata persona aggressiva e prepotente “solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo”. Annoverava diversi precedenti penali per furto, rapina, omicidio e tentato omicidio. Un atteggiamento che avrebbe creato malcontento tra gli abitanti del paese che vivevano con il terrore. Tra l’altro Polito era appena uscito dal carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto dove era stato detenuto.
Sarebbe stato quindi “giustiziato” in pieno giorno per uno schiaffo inflitto due anni prima allo zio del presunto killer e anche per dei “buffetti sulla guancia”, a mò di richiamo dati a Rosario Fiorillo in carcere, come riferito agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato.
Scrive il gip del tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco a tal proposito: “Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo”.
Il giudice ha dunque disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 32enne di San Gregorio d’Ippona accogliendo le risultanze dei sostituti procuratore Dda Andrea Mancuso e Ciro Luca Lotoro.
Così gli inquirenti ritengono di aver chiuso il cerchio intorno al presunto assassino di Polito ricostruendo l’ennesimo caso di sangue in una provincia tristemente salita alla ribalta della cronaca nazionale per l’incredibile numero di delitti commessi e quasi tutti risolti.