Banca al servizio della 'ndrangheta, scatta il commissariamento

In data odierna, militari della guardia di finanza del Nucleo speciale polizia valutaria e del Comando provinciale di Crotone, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un decreto di applicazione della misura dell’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende, nei confronti di uno dei maggiori istituti di credito operante sul territorio calabrese.

Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottato dal Tribunale di Catanzaro, sulla base delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle.

In particolare, attraverso le investigazioni è stato ricostruito come la banca sarebbe stata lo strumento grazie al quale esponenti di spicco della ‘ndrangheta, anche indirettamente, avrebbero: avuto libero accesso all’utilizzo del sistema bancario; beneficiato di forme di agevolazione che la banca riconosce ai propri soci (quali ad esempio apertura di conti corrente, erogazione di credito, investimento di capitali); partecipato alla vita sociale attraverso l’espressione del consenso sulla elezione degli organi sociali; eluso le stringenti maglie della normativa antiriciclaggio, agevolati dalle modalità di gestione, a tutti i livelli, dell’istituto di credito (ad esempio attraverso l’assegnazione alla clientela di un basso livello di rischio di riciclaggio, la compilazione lacunosa di questionari di adeguata verifica nei confronti dei clienti e l’omessa segnalazione di operazioni sospette nonostante ne ricorressero i presupposti).

Il contenuto e lo scopo della misura, particolarmente rilevante in quanto eseguita nei confronti di un istituto di credito con una significativa estensione in termini di raccolta ed impieghi, è anzitutto quello di tutelare la clientela “sana” della banca, realizzando un programma di sostegno e risanamento dell’attività di impresa, finalizzato a rimuovere le situazioni esponenziali dell’infiltrazione della criminalità organizzata e degli altri soggetti pericolosi nell’azienda.

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In auto con 106 grammi di cocaina, due persone in manette

Due persone, originarie di San Leonardo di Cutro (Kr), sono state arrestate dai finanzieri del Gruppo di Catanzaro, perchè sorprese in auto con due involucri contenenti 106 grammi di cocaina.

I due, già noti alle forze dell'ordine, sono stati fermati a bordo di un’utilitaria in transito lungo la Statale 106 Ionica, nel comune di Belcastro (Cz).

Lo stupefacente è stato sottoposto a sequestro, mentre per i due cutresi si sono aperte le porte del carcere di Catanzaro.

Uno dei due arrestati aveva finito di espiare, da poco meno di una settimana, una pena detentiva di cinque anni per reati di droga

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Scoperta banda che commercializzava false riviste della guardia di finanza

Le fiamme gialle di Palmi, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno scoperto un raggiro telefonico consumato attraverso la vendita di un abbonamento annuale ad una finta rivista edita dalla guardia di finanza.

Le persone coinvolte avrebbero contattato quotidianamente ignari cittadini, prevalentemente gestori di pubblici esercizi o comunque titolari di partita iva, ubicati in varie province del territorio italiano e, spacciandosi per finanzieri, avrebbero invitato gli interlocutori a sottoscrivere un abbonamento annuale ad una fantomatica rivista il cui pagamento doveva avvenire in contrassegno, precisando, al fine di invogliare i malcapitati utenti, che gli introiti sarebbero stati successivamente devoluti in beneficenza per aiutare le famiglie bisognose o colpite da catastrofi naturali.

In alcuni casi, inoltre, al fine di persuadere gli interlocutori avrebbero addirittura ventilato minacce di controlli tributari o comunque di conseguenze negative in caso di mancata adesione alla proposta contrattuale.

Gli accertamenti effettuati dal personale della Compagnia di Palmi, hanno permesso di individuare tutti i soggetti coinvolti e di ricostruire il modus operandi posto in essere, nonché i diversi ruoli e compiti ricoperti da ciascun individuo.

In particolare, il sodalizio criminoso sarebbe stato promosso, diretto ed organizzata da un uomo residente nella piana di Gioia Tauro, il quale con la partecipazione di un fidato collaboratore avrebbe proposto telefonicamente le adesione alla rivista. Altre due persone avrebbero avuto il compito, l’uno di provvedere al ritiro ed alla consegna della corrispondenza e l’altro, titolare di una tipografia, di stampare le false riviste.

Alla luce dei risultati dell’indagine, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Palmi, Massimo Minniti, ha emesso un’ ordinanza di custodia cautela personale nei confronti dei  quattro presunti responsabili. Per una delle persone coinvolte è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, per un' altra quella dell’obbligo di dimora ed infine, per le altre due l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.

I finanzieri hanno, inoltre, disposto il sequestro preventivo di una società e di un immobile utilizzato come sede del call center.

Estorsione ai danni dei propri dipendenti, arresti domiciliari per un imprenditore

 

Il Comando provinciale di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di  Reggio  Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore, indagato dalle Fiamme gialle per il reato di estorsione continuata nei confronti di propri lavoratori dipendenti.

L’indagato, è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione con divieto di comunicare in qualsiasi modo con persone diverse da quelle che con lui coabitano o l’assistono.

L’operazione è scaturita da una precedente attività di controllo in materia di tutela del bilancio comunitario svolta dai Finanzieri della Compagnia di Melito Porto Salvo. In particolare, i militari avevano puntato la loro attenzione su un avviso pubblico di concessione alle imprese di incentivi per l’avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati rientrante nel Por Calabria 2000/2006. Un'indagine conclusa con la segnalazione all’Autorità Giudiziaria dell’indagato e di altri soggetti per diverse ipotesi delittuose.

Nell’ambito di tale attività, gli uomini delle Fiamme gialle avrebbero riscontrato, tra l’altro, come l’indagato, quale amministratore unico di una società di capitali operante nel settore del commercio al dettaglio di alimentari, approfittando dello stato di bisogno di tre dipendenti, avrebbe costretto questi ultimi, con la minaccia di licenziamento se si fossero rifiutati, a sottoscrivere a titolo di quietanza e ricevuta di pagamento, buste paga indicanti somme di denaro superiori a quelle pagate, procurandosi così un ingiusto profitto.

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La crisi, le banche e gli squali della finanza

Tanto si è detto ed altrettanto si è scritto sulla crisi economica iniziata nel 2008. Le tante analisi prodotte non, sempre, sono arrivate a toccare la radice del problema.

La tempesta, non ancora passata, che si è abbattuta sul pianeta è piuttosto singolare. A determinarla, non è stato, infatti, un brusco calo della produzione né una marxiana crisi di sistema, provocata da sovrapproduzione.

Partita dagli Stati Uniti, la crisi del 2008 è il risultato dell’attività speculativa innescata dalle politiche iperliberiste inaugurate a partire dagli anni Novanta.

La causa remota di ciò che è successo in questi anni, va ricercata in una legge voluta da Bill Clinton.

Nel 1999, l’allora presidente Usa promulgò l’abolizione del Glass-Steagal act. Un provvedimento destinato ad avere effetti devastanti sull’economia di mezzo mondo.

Varata dal Congresso nel 1933, per volontà di Franklin Delano Roosevelt, la norma era nata con lo scopo di arginare i fallimenti delle banche americane in seguito alla grande depressione del 1929. Il principio ispiratore della legge, era rappresentato dalla netta separazione tra banche commerciali e d’investimento.

Da una parte furono poste le banche destinate ad erogare credito alle imprese ed alle famiglie, dall’altra quelle che svolgevano esclusivamente attività finanziarie a carattere speculativo. Per oltre sessant’anni, quindi, gli istituti di credito si sono mossi in campi distinti.

Recepita nel 1936, in Italia la legge venne abrogata nel 1993.

La pericolosa commistione fra banche commerciali e banche d’affari ha prodotto i disastri che hanno scosso le basi dell’economia occidentale, ha gettato sul lastrico le famiglie ed impoverito milioni di persone. Come se non bastasse,  i cittadini hanno dovuto mettere mano al portafoglio per pagare le puntate, sbagliate, fatte dagli speculatori al tavolo da gioco della grande finanza.

Fosse stato in vigore, il Glass-Steagal act avrebbe impedito che le conseguenze della bolla speculativa dei mutui subprime fossero scaricati sui cittadini.  La separazione tra i due sistemi, non avrebbe permesso alle banche d’investimento di far pagare ai correntisti i loro disastri.

L’assenza di banche esclusivamente commerciali ha, inoltre, condizionato la produzione. In questi anni, infatti, la resa, vera o presunta, dei prodotti finanziari ha indotto le banche a distrarre risorse alla c.d. economia reale a vantaggio delle attività speculative.

Gli unici beneficiare del nuovo corso sono stati gli “squali” della finanza.

Quella che Pound chiamava “l’ usura”, è diventata la forza dominante del mondo in cui viviamo. Una forza concentrata nelle mani di quelli, che citando Hobson, Lenin definiva “rentiers”; ovvero “persone che vivono del ‘taglio di cedole’, [che] non partecipano ad alcuna impresa e hanno per professione l’ozio”.

Un ceto, ieri come oggi, “parassitario”, completamente distaccato dal mondo della produzione.

I “rentiers”, alla Soros, hanno accumulato un immenso potere economico. Un potere tale da condizionare il destino delle nazioni. Sono loro, non i populismi, il vero pericolo per la democrazia.

Un pericolo che si può limitare mettendo ordine, nel caotico mondo della finanza. Per farlo, è necessario ripristinare le regole; a partire dalla separazione tra banche commerciali e banche d’investimento. Solo un provvedimento del genere può gettare le basi per disciplinare le forze dell’economia, adeguandole alle esigenze delle persone.

Articolo pubblicato su: mirkotassone.it

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Sequestrati 150 mila prodotti natalizi pericolosi

Sono quasi 150 mila i prodotti privi di ogni etichetta, senza ogni avvertenza sulla pericolosità di alcuni materiali e con mancata indicazione della provenienza e di etichette con indicazioni in lingua italiana, trovati dalla guardia di finanza di Cosenza nel corso di due attività di controllo effettuati in altrettanti grandi negozi ubicati nella zona costiera e gestiti da commercianti di nazionalità cinese.

Nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti che vengono annualmente utilizzati per adornare alberi di Natale, giocattoli ed articoli per la casa.

Tra i prodotti sequestrati ci sono, anche, numerose luci natalizie dotate di interruttori non a norma e che spesso, durante il periodo delle festività, sono la fonte di incendi domestici.

La scarsa qualità dei materiali impiegati avrebbe potuto creare effetti nocivi per i potenziali acquirenti, ignari delle informazioni minime che l’etichettatura di qualsiasi bene di consumo dovrebbe contenere.

Complessivamente i finanzieri hanno proceduto al sequestro amministrativo di 143.217 articoli, in virtù del mancato rispetto delle norme contemplate dal codice del consumo.

I titolari dei negozi in cui erano in vendita rischiano una sanzione amministrativa fino a 25.823 euro.

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Finanza scopre evasione da cinque milioni di euro in un'azienda del vibonese

Nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno dell’evasione ed elusione fiscale, i Finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia hanno scoperto una maxi evasione di oltre 5 milioni di euro. L’accertamento è stato effettuato nel corso di un’attività ispettiva svolta nei confronti di una Società di impiantistica. Dall’esito della verifica e dell’acquisizione della documentazione contabile ed extra – contabile, nonché dei controlli di coerenza esterna (riscontri con altre aziende che hanno intrattenuto rapporti commerciali con la verificata, per accertare la veridicità delle scritture contabili ed eventuali omissioni, mancate od errate scritturazioni) effettuati nei confronti di individuati soggetti risultati essere committenti/appaltatori, è stato possibile riscontrare la mancata dichiarazione di base imponibile ai fini delle imposte. Prosegue, quindi, l‘attività delle Fiamme Gialle vibonesi la cui azione è finalizzata, tra l’altro, ad evitare che aziende non in regola pongano in essere una concorrenza sleale verso chi rispetta le normative, trovandosi in questo modo svantaggiato e con maggiori costi rispetto a chi in virtù di comportamenti fraudolenti “inquina” il mercato praticando prezzi più bassi.

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