Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Serra, la tassa sui rifiuti è una mazzata. Lettera di Tassone: “Colpa di Rosi”

Bruttissime notizie per i cittadini serresi che, a circa un mese di distanza dal Natale, hanno ricevuto il “pacco” in anticipo.

Non si tratta di un regalo, ma di un’autentica mazzata: il pagamento a saldo della tassa sui rifiuti contiene un aumento considerevole, che aggiunge nuovi disagi alle famiglie. Oltre alla “bolletta” nella busta inviata dal Comune c’è però un altro foglio: si tratta della lettera del sindaco Luigi Tassone, che, senza mezzi termini, individua i responsabili dell’aggravio in Bruno Rosi e nella sua Giunta.

“La mancata attivazione, da parte dell’Amministrazione Rosi – spiega nella missiva il capo dell’Esecutivo – di un serio sistema di raccolta differenziata ha portato la nostra cittadina a subire oltre al danno anche la beffa. Il danno è lo scempio che Serra San Bruno ha subito dalle vicende ormai a voi tutti note, rammento a me stesso i cumuli di immondizia sparsi per tutto il paese insieme alla discarica a cielo aperto presso ‘l’isola ecologica’; la beffa perché i serresi stessi ora si trovano gravati di un ulteriore aumento della tassazione che arriverà ad essere mediamente oltre il 60% in più rispetto all’anno precedente. Il non aver perseguito e spinto la raccolta differenziata – aggiunge Tassone – da parte dell’Amministrazione Rosi, ha comportato che i costi relativi al conferimento nelle discariche regionali autorizzate siano notevolmente aumentati. Conferire solo rifiuti ‘indifferenziati’ in quantitativi annualmente sempre maggiori, ha causato che il costo di conferimento, che era fino a qualche anno fa pari a 90 euro a tonnellata, è arrivato, oggi, ad essere invece di circa 169 euro per tonnellata”. Tassone richiama poi il resoconto del Dipartimento Ambiente e rileva che “la percentuale di raccolta differenziata raggiunta dal comune di Serra San Bruno è stata prossima allo zero” con conseguente “applicazione della tariffa massima di conferimento anche per il 2016”. A ciò andrebbero aggiunti “i maggior oneri derivanti dagli interventi straordinari necessari alla rimozione dei rifiuti preso il Centro comunale di raccolta”.

“Il commissario prefettizio – sottolinea Tassone - ha quindi provveduto nel suo periodo di gestione, seguito alla caduta dell’Amministrazione comunale presieduta dal sindaco Bruno Rosi, alla determinazione delle tariffe, per come la legge impone, sulla base appunto dell’importo di previsione di spesa per l’anno 2016”. Il sindaco, che invita la popolazione a collaborare per migliorare “ulteriormente la differenziazione dei rifiuti prodotti in casa” nell’ottica dell’avvio di un “percorso virtuoso”, attribuisce le responsabilità ad “una gestione inadeguata, scellerata e poco attenta” e specifica che “l’attuale amministrazione non può essere considerata ‘colpevole’ ma, suo malgrado, semmai solo e semplicemente esattrice”.

Questi ultimi passaggi, però, sono finiti nel mirino degli altri schieramenti in quanto il contenuto della lettera viene considerato border-line nel senso che l’aspetto politico sembra, a tratti, sovrastare quello istituzionale. E, forse, sarebbe stato più opportuno non allegare le “riflessioni” del sindaco alla “bolletta”. O, meglio, sarebbe stato preferibile mandarle a parte, da altra sede e con un’intestazione della lettera diversa.

Waterfront. Dallo studio di Zaha Hahid la lettera che inchioda Falcomatà

A mancare non è solo una visione strategica, perché, come messo nero su bianco da uno dei più prestigiosi studi di architettura del mondo, l'Amministrazione Falcomatà dimostra anche un deficit di serietà e coscienza del ruolo ricoperto. Al centro della vicenda, neanche a dirlo, è l'avveniristico progetto "Regium Waterfront" a cui gli inquilini di Palazzo San Giorgio hanno deciso di rinunciare. Già dalle prime righe della lettera destinata al sindaco della città dello Stretto, traspare l'incredulità per un modo di agire che non ha giustificazione alcuna, nemmeno sul piano dell'educazione istituzionale. "Abbiamo appreso - sono le chiare parole di Filippo Innocenti, Senior Associate, Project Director - per vie informali che la realizzazione del Museo del Mediterraneo non rientra più negli obiettivi prioritari e strategici della città". Professionisti abituati a trattare su tavoli di ogni Continente ed a livelli ben più elevati dei transitori interlocutori reggini rimangono spiazzati già solo per il fatto di essere venuti a conoscenza delle determinazioni di Giuseppe Falcomatà e compagni, non in modo ufficiale come si conviene a coloro che hanno ben chiara la funzione solenne e pubblica esercitata,  ma  per sentito dire. Si dicono rammaricati e sorpresi per una "decisione che vanificherebbe il risultato di tanti anni di impegno per lo sviluppo della città". Uno schiaffo morale in piena regola inferto agli attuali decisori che, loro sì, dovrebbero avere a cuore le sorti del futuro di Reggio Calabria, oggi ipotecato, e il caso in oggetto è una ulteriore conferma di questo assunto quotidianamente sotto gli occhi rassegnati dei cittadini. La missiva inoltrata dagli architetti dello studio della compianta Zaha Hahid spiega nel dettaglio le ragioni che dovrebbero indurre i "padroni del vapore" ad abbracciare l'idea di realizzare l'opera. Internazionalizzazione, straordinaria ricaduta turistica, consolidamento di una precisa identità collettiva, offerta di servizi di cui la città necessita, socializzazione, storia. La consacrazione della bellezza naturale combinata con la cultura condivisa, partecipata, vissuta. Reggio vera Capitale del Mediterraneo: questo sarebbe diventata la città in una simbiosi perfetta tra il mare ed il Museo Archeologico. Niente che non fosse concretamente attuabile per dare nuovo respiro e linfa vitale ad un lembo di terra asfittico che sembra inchiodato, senza rimedio, ad una atavica marginalità. Una ubriacatura di ambizione immaginifica per i celebratori del cambio di una lampadina. Le due Conferenze dei servizi richiamate nel documento avevano, del resto, accertato la fattibilità del progetto, come unanimemente riconosciuto dalle autorità all'epoca coinvolte. Ancor più grave è il rimando ai 54 posti di lavoro che la struttura avrebbe garantito in maniera diretta ed a cui si sarebbero dovuti aggiungere quelli legati ai servizi di ristorazione, di progettazione delle Esposizioni e della sicurezza. Una boccata d'ossigeno nel deserto di opportunità che oggi è l'immagine più adatta a descrivere la città. La lettera dell'architetto Innocenti si chiude con una stilettata finale che, pur rivolta agli amministratori del Comune di Reggio Calabria, rischia, per manifesta irresponsabilità, di ripercuotersi beffardamente sulle tasche dei reggini: "Torniamo a sollecitare il pagamento delle spettanze preannunciando l'avvio delle necessarie procedure legali". 

 

  • Published in Diorama

Ergastolano calabrese scrive a Papa Francesco: "Il carcere a vita è disumano"

Si chiama Giovanni Lentini e dovrà rimanere dietro le sbarre per il resto della sua esistenza. Calabrese di Crotone, si è fatto promotore di una missiva che seicento condannati al "fine pena mai", hanno inoltrato a Papa Francesco. Lo hanno fatto con l'intento di rendere noto al Santo Padre che "il carcere a vita è disumano". Detenuto presso la casa di reclusione di Fossobrone, è stato Lentini a raccogliere le adesioni alla lettera da parte di tutti coloro che l'hanno poi sottoscritta. Il Pontefice, utilizzando il canale dell'ispettore generale dei cappellani, si è già preoccupato di rispondere loro, schiacciati da un documento inappellabile che statuisce il 12/12/9999 come data della scarcerazione.  

Subscribe to this RSS feed