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Chiaravalle Centrale, cambio di toponomastica: quattro nuove intitolazioni

Quattro nuove intitolazioni a Chiaravalle Centrale. L'amministrazione comunale intende, così, valorizzare la memoria e l'opera meritoria di personalità che si sono particolarmente contraddistinte nella storia recente della città delle Preserre.

È stata già autorizzata dalla Prefettura di Catanzaro la variazione toponomastica dedicata a don Saverio Bevivino, parroco di Chiaravalle per ben 43 anni.

E anche don Dino Piraino (argomento affrontato in sede di consiglio comunale su proposta della minoranza) avrà una sua intitolazione.

Nel primo caso la strada è stata già individuata, ed è ubicata tra la Chiesa Matrice e la sede municipale, nel secondo è stata avviata la relativa attività istruttoria da parte degli uffici competenti.

Una terza intitolazione riguarderò il teatro comunale. Alla dicitura storica “Impero” verrà affiancato il nome di Franco Candiloro, fondatore e presidente dell'associazione “Tempo Nuovo”, instancabile uomo di cultura, a tutto tondo.

Infine, anche lo stadio di località “Foresta” si legherà al ricordo di un grande chiaravallese: Franco Maellare, il presidente della storica promozione della Frama in Serie C2, recentemente scomparso.

“Intitolare un luogo – ha commentato il sindaco, Mimmo Donato – significa riappropriarsi degli spazi di cittadinanza, lasciare una traccia, un segno vivente delle persone e delle loro opere, come modello ideale e punto di riferimento per le generazioni presenti e future”.

Serra, se Ettore Majorana scompare (anche) dalla toponomastica: la memoria dimenticata

Sono ormai diversi gli scritti sulla scomparsa di Ettore Majorana, illustre studioso di fisica nucleare e meccanica quantistica relativistica. Alcune ricostruzioni hanno portato ad ipotizzare che la sua sparizione sia la “traduzione” del suo ingresso nella Certosa di Serra San Bruno. E il principale centro montano del Vibonese gli ha dedicato l’intitolazione di una via: solo che in questo angolo della Calabria la memoria non sembra avere certo un ruolo da protagonista. Della tabella riportante l’indicazione non si hanno infatti notizie da più di un anno; nel luogo designato è rimasto solo un triste palo metallico. Umoristicamente qualcuno afferma che Majorana è davvero scomparso a Serra: la realtà induce, invece, a pensare che a scomparire sia stato il senso civico.

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Toponomastica calabrese, tra ritorno al passato e politicamente corretto

La toponomastica ha un determinante valore simbolico, quasi un’identificazione dei luoghi con la storia e con la memoria del popolo. Posta questa premessa, che meriterebbe approfondimento ma non è la sede, esaminiamo la toponomastica calabrese. Notiamo intanto che sono scarsissime le denominazioni tradizionali, altrove invece conservate. Solo da pochi anni si è diffusa la tendenza a recuperare le contrade, con i loro nomi spesso antichissimi, quanto meno greci; e leggiamo curiosi cartelli con “Lìtroma” e “Mannis”… Una prassi seguita ormai da molti comuni, e che va incoraggiata. Quanto alle vie, dilaga un certo disordine. Abbiamo un nugolo di intitolazioni risorgimentali che denotano il politicamente corretto degli anni 1860 e seguenti: moltissimi eroici personaggi fanno bella mostra di sé sulle targhe, mentre nessuno saprebbe ricordare chi sia mai stato Sciesa, o Menotti, o Brunetti… Lo stesso per i Savoia; tanto che ci sono persino vie e corsi Vittorio Emanuele III. Seguirono Caduti e generali della Grande guerra. Il fascismo impose una severissima legge, a cominciare dal principio dei dieci anni dalla morte; ma la violò alla grande con intitolazioni a fascisti importanti e un intero paese di Mussolinia… Via Luigi Razza sopravvive in più luoghi tuttora, e così Guidonia; ma fu decisamente frettolosa l’aggiunta di epiteti come Filettino Graziani; Grazzano Badoglio però perdura. A Catanzaro fecero una via XXVIII ottobre per ricordare la Marcia su Roma; poi si scordarono di cancellarla, e restò per decenni, fin quando un fantasioso assessore non pensò bene di lasciarla sì, ma spiegandola con una bufala sicuramente la più bovina della storia delle intitolazioni: “Elezione di papa Giovanni XXIII”, avvenuta almeno quarant’anni dopo l’affissione della prima targa. Era, secondo lui, una via profetica! Si trovano, ma con molta parsimonia, vie intestate a partigiani singoli; mentre sono innumerevoli le vie 25 aprile e resistenza, tuttavia generiche in evidente mancanza di particolari. Negli anni 1970-90, le calabri vie furono imbrattate con i più insignificanti nomi di politicanti appena defunti; il tutto seguendo i criteri del manuale Cencelli e della lottizzazione tra partiti. Detto in genere, sono poche e di poco rilievo le dedicazioni a persone meridionali. I danni sono fatti, e cambiare intestazioni alle vie è impresa ciclopica, che potrebbe affrontare solo un governo tirannico. Ma si metta mano alla questione per l’avvenire, con delle norme chiare valevoli per tutto il territorio regionale: Rispetto assoluto della regola dei dieci anni dal trapasso: se uno, dopo dieci anni, viene ancora ricordato, vuol dire che una via se la merita; mentre va evitata ogni emozione a botta calda; Attesa di eventuali indagini, se la cosa è poco chiara: non basta che uno sia stato ucciso, bisogna sapere perché! Proporzione tra la reale importanza del candidato all’intitolazione e l’importanza della via, piazza, scuola… Gerarchia tra figure di effettiva e comprovata rilevanza mondiale, europea, nazionale, regionale, locale; Esclusione di ogni del resto mutevole e ondivago e modaiolo argomento del politicamente corretto. 

  • Published in Diorama
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