L' Agenzia del farmaco ed il complesso d'inferiorità degli italiani
Quando la Gran Bretagna finirà di andarsene (vulgo, brexit), bisognerà trovare casa all’Agenzia del farmaco, attualmente a Londra. Gara tra Milano e l’Olanda, pareggio, monetina, solita sfortuna dell’Italia. Sfortuna? Solita incapacità del governo, che non se la seppe giocare.
Mentre l’Italia si lecca le ferite e digerisce – grazie a un immane silenzio stampa – la legnata, arriva una simpatica notizia: l’Olanda, l’europea, europeissima Olanda, è inefficiente esattamente come l’Anas con la Trasversale e la strada di Germaneto: il palazzone che doveva accogliere l’Agenzia è in costruzione, in lenta costruzione, e non sarà pronto nel 2019; anzi non si sa bene quando. Intanto l’Agenzia dovrà arrangiarsi in posti stretti, e il tutto costerà non uno ma due traslochi. L’Italia fa ricorso, ora!
I Greci parlavano di due fratelli, Pro-meteo, quello che pensa prima; ed Epi-meteo, quello che pensa dopo. Ecco, Gentiloni fa come Epimeteo; anzi, se non avesse letto i giornali, non ci pensava proprio. Dico, cosa ci voleva, durante le trattative, a mandare uno sfaccendato in Olanda, e fotografare i “lavori”, anzi gli ozi dei Paesi Bassi, e mandare a tutta Europa una nota? Una nota così: “L’Olanda non può partecipare perché non ha uno straccio di posto adeguato. Si allegano immagini. Tanti saluti, firmato Italia”.
Facilissimo, no? Già, ma bisogna averci i baffi; e bisogna liberarsi da tre secoli di autoconvincimento che l’Europa è bella e noi no. È un’opinione che gira dal XVIII secolo, e ha condizionato e condiziona le nostre idee e le nostre azioni, divenendo un tristissimo complesso d’inferiorità permanente.
Ma bisognava farlo prima. Ora, ammesso sia ancora possibile, bisognerebbe ricorrere alle maniere forti: dichiarare che l’Italia non parteciperà all’Agenzia fin quando non ci sarà una sede fisica decente.
Ve lo immaginate, Gentiloni che fa il macho?
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