Le fake news e le false verità
Il vero pericolo sono le fake news. E’ colpa loro, se i popoli mostrano riluttanza rispetto alle devastanti politiche liberiste praticate in Occidente. Per circoscriverne le conseguenze, i campioni della libertà a fasi alterne, si stanno prodigando per istituire un organismo censorio. Un comitato cui affidare il compito di stabilire, ciò che può essere pubblicato e ciò che deve essere taciuto.
Niente di originale, ovviamente.
Il modello ispiratore potrebbe essere ricercato in 1984, il romanzop distopico in cui George Orwell parla del “ministero della Verità”. Un organismo, cui il potere ha assegnato il compito di selezionare le notizie. Quelle pericolose vengono scaricate nel “buco della memoria”, le altre, invece, vengono riscritte per adattarle alle esigenza del momento.
Sul primo fronte, si sta cercando di affinare il meccanismo, proprio a partire dalle fake news. Sul secondo, invece, i pupari dell’informazione si sono decisamente portati avanti. Grazie a tv e giornali di servizio, le notizie sono sottoposte ad un costante trattamento manipolatorio.
Un esempio particolarmente efficace, è rappresentato dall’azione propagandistica messa in campo in occasione della celebrazione del Trattato di Roma. Paginate intere di giornali scritte per declamare le virtù dell’Unione europea. Servizi confezionati per cercare di rendere appetibile un’istituzione che si occupa di tutto, fuorché del benessere dei cittadini.
Nel misero repertorio mandato in scena, gli agit prop di Bruxelles hanno cercato di presentare il volto buono dell’Europa. Per farlo hanno seguito le direttive del “ministero della verità”.
Non potendo dichiarare, infatti, che l’Ue, lungi dall’essere la casa comune dei popoli europei, è diventata un enorme centro commerciale con annesso circo destinato agli apprendisti stregoni della finanza, l’informazione di servizio si è dovuta inventare qualcosa.
In assenza di argomentazioni concrete, la macchina della propaganda ha puntato tutto su un tema astratto: la pace. “Dopo mille anni di guerre – è stato scritto – grazie all’Unione, per la prima volta l’Europa non ha conosciuto la guerra”.
Si tratta del classico esempio, in cui la realtà viene modellata, plasmata ad uso e consumo della tesi da sostenere. La formula, ripetuta come un mantra, diventa quindi una verità ufficiale.
Una verità fallace, fuorviante, in contrasto con la realtà. La storia d’Europa, è vero, è costellata d’ innumerevoli guerre, ma è altrettanto vero che gli europei non si sono sempre scannati. Lunghi periodi di pace ci sono stati, anche quando l’Ue non era nata. Giusto per non andare troppo in là nel passato, basti ricordare gli oltre trent’anni senza guerra seguiti al Congresso di Vienna ed il mezzo secolo di pace, trascorso dalla battaglia di Sedan allo scoppio della Grande Guerra.
A ciò si aggiunga che se, in Europa, il cannone tace dal 1945, il merito non va certo ascritto all’Ue. Non va dimenticato, infatti, che per oltre cinquant’anni il mondo è rimasto congelato. Il lungo periodo di pace è stato determinato da fattori del tutto estranei alle istituzioni europee. Sono stati gli effetti devastanti della Seconda guerra mondiale, la logica di Yalta, la cortina di ferro e gli arsenali nucleari di Russia e Stati Uniti ad impedire l’esplosione di nuovi conflitti.
L’Europa ha giocato il ruolo della semplice spettatrice, anche quando la guerra ne ha lambito i confini con la mattanza nei Balcani.
Articolo pubblicato su: http://www.mirkotassone.it/
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