Imprenditore contiguo alla 'ndrangheta: tutti i dettagli del sequestro da 215 milioni di euro
Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica le Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale I.C.O. di Roma hanno eseguito, in Calabria e in Campania, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti del noto imprenditore Alfonso Annunziata, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero patrimonio aziendale di 4 imprese e delle quote di 2 società di capitali, di 85 unità immobiliari, di 42 rapporti finanziari personali e aziendali, nonché di denaro contante per quasi 700.000 euro, il tutto per un valore stimato pari a circa 215 milioni di euro. Tale provvedimento si fonda sulle risultanze acquisite a seguito dell’operazione "Bucefalo" condotta dalla Guardia di Finanza - nell’ambito del quale, nel mese di marzo dello scorso anno, Alfonso Annunziata era stato raggiunto da un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria. Proprio in relazione a tali vicende, si sta celebrando in questi giorni presso il Tribunale di Palmi il processo che lo vede imputato in quanto ritenuto, tra l'altro, partecipe alle attività illecite della cosca di 'ndrangheta Piromalli, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria. In particolare, come evidenziato nell'ordinanza, Annunziata "non è un imprenditore vittima, non è stato e non è costretto a favorire la cosca Piromalli. Al contrario, è un soggetto storicamente legato ai componenti di vertice della famiglia Piromalli, dal 95enne Don Peppino fino al 71enne Pino Piromalli (…) ed è, dunque, un soggetto intraneo che si presta da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco commerciale Annunziata). In definitiva, Annunziata è da ritenere partecipe della cosca Piromalli, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale»". È emersa, quindi, l’esistenza, secondo gli inquirenti, di un indissolubile rapporto di cointeressenza economico-criminale tra Alfonso Annunziata e la cosca Piromalli che sarebbe nato sin dalla prima metà degli anni ’80, che si sarebbe definitivamente sviluppato tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 e che sarebbe proseguito ininterrottamente fino all’attualità. La risalenza nel tempo del rapporto di contiguità con la cosca Piromalli ha trovato riscontro in dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia nonché nella complessa e articolata attività investigativa svolta anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali. In tal senso significativa di tale stretto rapporto di contiguità è la conversazione, captata in modalità ambientale, in cui Annunziata, dialogando all’interno della propria autovettura con la moglie Domenica e passando davanti a un terreno in cui attualmente si trova una villa di proprietà della famiglia Piromalli nei pressi del cimitero di Goia Tauro, raccontava alla propria consorte di quando si era più volte recato a trovare "Peppe il vecchio" (ovvero il boss Giuseppe Piromalli) quando quest’ultimo - all’epoca latitante (già ricercato nel luglio 1979 e tratto in arresto nel 1984) - si trovava all'interno di una baracca a giocare a carte con altri amici. Annunziata pertanto, sarebbe stato un punto di riferimento fondamentale per le attività economiche del clan Piromalli, svolgendo anche il ruolo di "garante ambientale" per gli imprenditori interessati a operare presso l’omonimo centro commerciale che a lui si rivolgevano nella consapevolezza del suo collegamento con la cosca. Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata dell'imprenditore, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui Alfonso Annunziata e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’arco temporale intercorrente dal 1979 al 2013, accertando la netta sproporzione esistente tra i redditi dichiarati o le attività economiche svolte e la progressiva accumulazione patrimoniale personale e familiare dell’imprenditore. Sulla base di tale sproporzione e dell’ulteriore quadro probatorio raccolto dagli inquirenti, il patrimonio oggetto della misura di prevenzione è stato, pertanto, ritenuto il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite. A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione - consistente in contratti di compravendita di beni immobili, di quote societarie, atti notarili, ecc. - necessaria a ricostruire ogni singola operazione economica effettuata dal medesimo nucleo familiare. Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circonstanziati approfondimenti tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le movimentazioni finanziarie eseguite da Annunziata e dai suoi familiari, che hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati. Sotto il profilo della disponibilità dei beni, gli organi inquirenti non solo hanno individuato quegli asset patrimoniali di cui Alfonso Annunziata è risultato titolare o per i quali ha operato, in capo allo stesso, la presunzione legislativa di disponibilità; ma hanno altresì raccolto dati considerati oggettivi e concreti che hanno consentito di ritenere che l'imprenditore, al di là della formale intestazione dei beni, ne è risultato essere l’effettivo dominus. In esecuzione del Decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria è stato sequestrato ad Alfonso Annunziata e al suo nucleo familiare il seguente patrimonio:
intero patrimonio aziendale della ditta individuale Annunziata Alfonso con sede legale a Gioia Tauro, via Nazionale nr. 111 e unità locale a Vibo Valentia, S.S. 18 - località Spoletino (Partita Iva: 00163750805);
intero patrimonio aziendale della "Annunziata S.r.l.", con sede legale a Gioia Tauro, via Nazionale 111 s.n.c., e due unità locali a Gioia Tauro, rispettivamente, in via Strada Statale 111 s.n.c. (località Calcò) e via Nazionale 111 s.n.c. (Parco Commerciale Annunziata) (Partita Iva 01356300804);
26,67% delle quote societarie della "Geim Service S.r.l.", con sede legale a Gioia Tauro, via Napoli nr. 5 (Partita Iva 02194290801);
intero patrimonio aziendale della "Centro Più Annunziata di Annunziata Alfonso & S.N.C.", con sede legale a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, via Scopali Palazzo Annunziata (Partita Iva 02588241212);
6% delle quote societarie della "Sim S.p.A.", con sede legale a Gioia Tauro, via Aspromonte nr. 8 (Partita Iva 02152090805);
intero patrimonio aziendale della "Annunziata Group S.r.l.", con sede legale a Gioia Tauro, via Nazionale 111 nr. 294, e due unità locali a Gioia Tauro, rispettivamente, aVibo Valentia, via Nazionale 18 s.n.c. e a Feroleto Antico, in provincia di Reggio Calabria, località Garrube s.n.c. (Partita Iva 02787710801);
85 beni immobili, tra ville, appartamenti, locali commerciali e terreni ubicati nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Napoli;
42 rapporti finanziari personali o aziendali;
denaro contante per un importo pari a quasi 700.000 euro.
Conclusivamente, personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale I.C.O. di Roma hanno sottoposto a sequestro di prevenzione, nei confronti di Alfonso Annunziata e di 4 componenti del suo nucleo familiare, l’intero patrimonio aziendale di 4 imprese e le quote di 2 società di capitali, 85 unità immobiliari, 42 rapporti finanziari personali e aziendali nonché denaro contante per quasi 700.000 euro, il tutto per un valore stimato pari a circa 215 milioni di euro.
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