Ci sono due approcci diversi per vivere in Calabria. C’è quello di chi rimane fermo, immobile in attesa che la provvidenza, più politica che divina, elargisca la possibilità di accedere ad un qualunque impiego che sia il contrario del lavoro, e c’è quello di chi non sta mai fermo, studia le potenzialità del territorio e tra mille difficoltà si rimbocca le maniche, ci prova e s’inventa un’occupazione. Un approccio, il secondo, tutt’altro che semplice, soprattutto in una regione ed in una Paese in cui al merito non corrisponde, quasi mai, il successo. Tuttavia, talvolta, alcune iniziative riescono, non solo a vincere la loro sfida, ma a farsi segnalare a livello nazionale attraverso autorevoli organi d’informazione. Una delle ultime iniziative, in ordine di tempo, ad essere riuscita ad approdare sulle pagine del Sole24ore, riguarda l’albergo diffuso realizzato a Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza. Una struttura ricettiva a tutti gli effetti, composta da 14 abitazioni e 44 posti letto, grazie alla quale, come si legge sul quotidiano di Confindustria “il borgo abbandonato” è stato trasformato “in un villaggio turistico alternativo, aperto tutto l'anno”. Un paese di 2500 anime che rischiava di sparire è, quindi, rinato a nuova vita grazie all’intraprendenza ed alla lungimiranza di un imprenditore, Pino Suriano, che ha “ristrutturato buona parte del centro storico”. I risultati non hanno tardato ad arrivare e dopo il boom di turisti “tedeschi” ed argentini” fatto registrare nel corso dell’estate, la struttura, si prepara, nei prossimi mesi di novembre e dicembre, ad accogliere alcuni gruppi di scandinavi. A portare l’albergo diffuso “Ecobelmonte” sul mercato del Nord Europa la sinergia con Adi “l'associazione nazionale alberghi diffusi che promuove la formula in nuovi mercati turistici (in Europa, negli Usa e anche in Asia)”. La proposta ha riscontrato il favore dei vacanzieri, prevalentemente stranieri, che hanno scelto di trascorrere le loro vacanze in un pezzo di Calabria che rischiava di svanire sotto i colpi dello spopolamento. Il successo dell’iniziativa ha permesso, quindi, d’innescare un positivo circuito economico che offre la plastica dimostrazione che, in tempi di crisi, ci si può inventare un lavoro anche in Calabria, basta volerlo.