Imprenditore agricolo segnalato alla Corte dei Conti per danno erariale

Ammonta a 174.000 euro il danno erariale quantificato dalle Fiamme Gialle a seguito di accertamenti nei confronti di un’azienda agricola che avrebbe beneficiato illecitamente di 137.000 euro di contributi. L’impresa in questione ha richiesto un finanziamento pubblico concesso nell’ambito del FEOGA – Sezione Garanzia – quale contributo per lo sviluppo rurale. L’analisi della documentazione relativa alla pratica di finanziamento, effettuata dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Crotone, nell’ambito dell’attività istituzionale volta alla tutela della spesa pubblica, ha consentito di scoprire la presunta truffa ai danni dell’Unione Europea. In particolare, le Fiamme Gialle crotonesi, utilizzando gli elementi informativi contenuti nelle banche dati in uso al Corpo, hanno selezionato la posizione "sospetta" di due fornitori dell’impresa agricola oggetto di controllo. Nel primo caso il fornitore, già noto per emissione di fatture false, aveva presentato le dichiarazioni fiscali ma non averebbe provveduto al versamento dell’Iva dovuta per oltre 100.000 euro. Il secondo fornitore, legato da vincoli familiari al cliente, avrebbe effettuato prestazioni d’opera, pur risultando percettore dell’indennità di disoccupazione agricola, anche in un arco temporale successivo alla chiusura della propria partita Iva. L’analisi dei flussi finanziari relativi ai pagamenti delle forniture, avrebbeevidenziato un flusso di ritorno di fondi dai due fornitori verso il titolare dell’impresa agricola.

Conti della Regione: importante seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Vigilanza

La seconda Commissione consiliare, 'Bilancio, programmazione economica e attività produttive' presieduta dal consigliere Giuseppe Aieta, e la Commissione speciale di Vigilanza, presieduta da Giuseppe Ennio Morrone, hanno dedicato la seduta congiunta odierna all’esame delle deliberazioni della Corte dei Conti inerenti il Bilancio 2015 della Regione, la gestione delle Società partecipate e degli enti strumentali, la gestione del Patrimonio con riferimento agli anni 2009/2014, la tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi regionali approvate nel 2015 e le tecniche di quantificazione degli oneri. "La Corte dei Conti – ha detto il vicepresidente della Giunta regionale, professor Antonio Viscomi – ha posto all’attenzione della Regione una insufficiente comunicazione dei dipartimenti, riscontrando una asimmetria nei conti dell’ente. La Giunta regionale, per questo, ha predisposto un adeguamento riorganizzativo riunendo al dipartimento degli Affari Generali anche quelli economici. Inoltre, la Corte ha evidenziato asimmetrie anche in relazione ai costi del personale della Regione a causa del sistema informatico che entro il prossimo mese di giugno saremo in grado di risolvere. L’obiettivo – ha proseguito Viscomi – è di più generale portata poiché l’Ente ha come obiettivo l’installazione di un sistema informatico che metta in rete tutti gli  uffici e i dipartimenti regionali per un maggiore controllo di gestione dei procedimenti e delle spese. Sugli enti strumentali e sulle partecipate – ha detto ancora Viscomi - la Corte fa notare che le verifiche di gestione delle società avvengono spesso attraverso l’utilizzazione dei poteri del socio, una questione comunque che sarà definita poiché il prossimo Bilancio consolidato della Regione tratterà in se anche i bilanci degli enti strumentali e delle partecipate". Viscomi ha inoltre posto in evidenza gli effetti della riforma Madia, “in particolare quei decreti che riguardano i servizi pubblici locali e le partecipate. Sarà infatti obbligato definire la natura ed il perimetro delle società partecipate; il contenimento del numero delle società; un profondo intervento di bonifica degli enti strumentali". Sul Patrimonio della Regione, il professor Viscomi ha ricordato “come a tutt’oggi siano solo otto i dipendenti in servizio nel dipartimento e ciò ha comportato un ritardo ultraquarantennale nella tracciabilità dei beni. E’ quindi necessario – ha aggiunto – adottare strumenti più efficaci per gestire una mole imponente di immobili che vanno mantenuti e messi a reddito". In relazione ai costi del personale, il vicepresidente della Giunta regionale ha affermato come "sia ormai ineludibile armonizzare gli emolumenti a Reggio e a Catanzaro. Di fatto, però – ha sottolineato – i costi vanno riducendosi, del 20% per i dirigenti e del 10% sul resto dei dipendenti". Sulle questioni tributarie, Viscomi ha posto in evidenza "la necessità di attuare un’opera di chiarezza:  la Regione – ha detto – è creditrice per oltre 300 milioni di euro, anche se teorici, nei confronti dell’utenza rappresentata in massima parte dai comuni. Agli enti debitori – ha precisato – abbiamo proposto un piano di rientro graduale o la compensazione debito/credito, anche a costo di ricorrere alle ingiunzioni. Il debito va onorato ed il Bilancio regionale irrobustito”. Infine, le spese per le consulenze. "La Corte dei Conti – ha affermato – ha dato atto che nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2015 le spese per consulenza siano diminuite, passando da due milioni a 199 mila euro, sottolineando quindi  un’oculata gestione". Viscomi, ha anche proposto ai presidenti della due Commissioni il varo di  un gruppo ristretto “per rispondere alle obiezioni ed ai rilievi posti dalla Corte in maniera puntuale". I presidenti Morrone e Aieta, a conclusione dei lavori, hanno ringraziato il professor Viscomi e i dirigenti De Cello, Raschellà e Bonaiuti per i loro interventi e i consiglieri Orsomarso, Giudiceandrea, Arruzzolo e D’Acri per il contributo fornito alla discussione.   

 

Gestione dei beni della Regione: le criticità messe in evidenza dalla Corte dei Conti

Rileva un quadro poco rassicurante la Corte dei Conti in riferimento alla gestione del patrimonio della Regione Calabria dal 2009 al 2014. Il principale nervo scoperto è rappresentato dal fatto che c’è un “inventario incompleto” dei beni e che si è ben lontani dal “risolvere la problematica”. Le spese per affitti ammontano ad oltre 6 milioni di euro, gli introiti sono invece fermi a zero. Emblematico è il caso del terreno di località Sansinato a Catanzaro, acquistato nel 2003 in quanto individuato come luogo su cui doveva sorgere la Cittadella regionale e poi abbandonato visto che tale sede ha visto la luce a Germaneto. Il suo valore è di 8 milioni di euro e, ad avviso della Corte, “occorrerebbe individuare un utilizzo alternativo o l'eventuale messa in vendita dello stesso”. “Sulla mappatura del patrimonio – è il commento del vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi - sono stati fatti grandi passi in avanti se consideriamo che nel 2008 c'erano 200 cespiti censiti e nel 2014 sono più o meno 11.500”.

Truffa all'Unione Europea: due imprenditori condannati al risarcimento

Costerà cara a due imprenditori la truffa perpetrata ai danni dell'Unione Europea. La Corte dei Conti, infatti, ha imposto loro un risarcimento pari a 531 mila euro. Una decisione adottata dopo che i magistrati contabili avevano ricevuto una segnalazione nell'ambito di un'inchiesta avviata dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Oggetto dell'attività investigativa che ha coinvolto i due soggetti residenti nel Crotonese, un raggiro compiuto sfruttando i finanziamenti erogati mediante la legge 488/92. Il verdetto emesso dalla Corte dei Conti è stato inoltrato agli uffici ministeriali che si occuperanno di recuperare la somma fissata in sentenza. 

"Lorsignori" mangiano e la Calabria affonda

"E' quasi surreale dovere constatare che, al continuo perpetrarsi di truffe e raggiri per ottenere illeciti finanziamenti, corrisponda, per converso, l’incapacità, specialmente nelle regioni del Sud, di spendere i ricchi stanziamenti europei per legittimi progetti di sviluppo. In tale contesto, peraltro, non meraviglia, ma è triste che l'Italia sia primatista delle frodi comunitarie, con in testa Calabria e Sicilia". E' questo, uno dei passaggi salienti contenuto della relazione del Presidente della Sezione giurisdizionale per la Calabria della Corte dei Conti, Mario Condemi che, nel corso dell'apertura dell'anno giudiziario 2015, tenutasi, ieri, a Catanzaro, ha evidenziato quanto sia "doloroso riscontrare che la violazione della legalità ha assunto, in misura ormai molto preoccupante, una delle peggiori e più deleterie delle sue manifestazioni: la corruzione, rilevata essersi estesa in moltissimi settori di attività, dove pubblico e privato incrociano e condividono interessi ormai di natura criminale". “La corruzione – ha aggiunto Condemi -  è “costituita anche da ogni indebita e volontaria alterazione profittatoria di regole generali giuridiche e comportamentali, che si manifesta, quasi sempre, come degenerazione spirituale e morale, depravazione, totale abbandono della dignità e dell'onestà, con compromissione, inquinamento e ammorbamento di basilari principi del vivere civile". Sembra, poi, riecheggiare il Corrado Alvaro della “disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”, il passaggio in cui, il presidente della Corte dei Conti ha evidenziato la presenza di un “panorama desolante”  dove “l’onestà, la correttezza, l'affidamento, l'osservanza delle norme non trovano più posto”. E’ un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal magistrato che ha ribadito, più volte, quanto in Calabria, “la corruzione” abbia, ormai, “assunto configurazione di ‘sistema’”, causa di “tanti danni” “alle pubbliche finanze”. La “matrice” della corruzione, per Condemi, trova origine “nel patologico istinto egoistico dell'esclusivo interesse personale o di gruppo”. Tuttavia, a favorire la proliferazione del fenomeno è la presenza di “contesti normativi ed amministrativi fragili, contraddittori e incerti, tra le cui maglie possono trovare facile appiglio ambiguità interpretative per illeciti comportamenti, ritardi e/o accelerazioni di procedimenti, con l'ausilio di una burocrazia che si sente legittimata e protetta certamente da imperfette disposizioni e/o superfetazioni normative”. Complice della politica sarebbe, quindi, la burocrazia “anch'essa egoisticamente e supinamente abbarbicata in quella mai o poco rimossa inefficienza, a volte oggettiva, a volte volutamente prodotta, grazie alla quale spesso, è agevole inserire il proprio agire nel perimetro di malaffare, la cosiddetta zona grigia, pur senza attivamente concorrervi, nel cui ambito, con sorniona e autogiustificata acquiescenza-collusione, ritenuta fallacemente di ineluttabilità ambientale, non si disdegna di accettare illecite dazioni per attività spesso dovute e/o per evasione di affari poco chiari”. Un quadro cupo che, qualora c’è ne fosse stato bisogno, ha confermato, ancora una volta, la presenza di numerose “corporazioni” dedite al malaffare che, con il loro egoismo, tengono inchiodata la Calabria al suo atavico sottosviluppo. 

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