I russi trovano armi italiane in un deposito ucraino in Donbass

Le armi inviate dall'Italia in Ucraina sono arrivate a destinazione e vengono utilizzate in prima linea. 

A testimoniarlo le immagini (vedi foto) diffuse oggi da fonti russe che, tra il bottino di un magazzino strappato ai soldati di Kiev nella regione del Donbass, fanno vedere materiale bellico italiano. 

Sui contenitori di quelle che, a prima vista, sembrerebbero granate da 120 mm per mortaio M63 è riportata in italiano la dicitura 'Bomba leggera'.

L'Italia, quindi, nella fornitura inviata all'Ucraina avrebbe inserito anche un lotto dei mortai sviluppati negli Settanta dalla francese Hotchkiss-Brant e prodotti su licenza nel nostro Paese. 

 

Una fonte russa rivela: “Tra i prigionieri in Ucraina ci sono militari dei paesi Nato”

“Tra i prigionieri in Ucraina ci sono militari dei paesi della Nato”, lo afferma il vice presidente della Commissione Affari Esteri del Consiglio della Federazione Russa Andrei Klimov.

Le prove della presenza tra i “prigionieri” di Mosca di “personale militare appartenente a paesi della Nato”, a detta di  Klimov, saranno rese pubbliche durante i “processi”, nel corso dei quali “il mondo intero vedrà cosa è realmente successo".

La dichiarazione arriva a distanza di poche ore dalla pubblicazione di un video, nel quale le forze cecene impegnate nel Donbas hanno fatto vedere il passaporto di un cittadino americano di 35 anni ucciso in combattimento e ritenuto membro delle forze speciali statunitensi.

In entrambi i casi si tratta di notizie che non è stato possibile verificare attraverso fonti indipendenti.

Guerra, dove ha colpito la Russia

Pubblichiamo lo stralcio di un articolo apparso su Insideover, a firma di Andrea Muratore, Mauro Indelicato

 

La guerra aperta tra Russia e Ucraina è iniziata. Vladimir Putin e Volodymir Zelensky lo avevano lasciato intendere chiaramente: aveva l’aria di un non plus ultra allo Zar del Cremlino l’avvertimento del presidente ucraino sui paragoni con la crisi che ha portato alla seconda guerra mondiale, e anche il richiamo di Putin al “genocidio” nel Donbass lasciava intendere che la situazione stesse per precipitare.

L’azione russa è partita e i paragoni chiave da tenere a mente sono due: l’operazione della Nato in Jugoslavia nel 1999 ma soprattutto Desert Storm, l’attacco americano all’Iraq di Saddam Hussein che aprì la Guerra del Golfo nel 1991.

Lo scenario che Lee presenta è chiaro: c’è la compresenza tra un’offensiva a tutto campo delle forze aeree e missilistiche russe e di un attacco di terra su più direttrici. Bielorussia, Belgorod, Crimea: i varchi di ingresso delle truppe russe nel Paese limitrofo sono, per ora, questi tre, mentre anche sul confine del Donbass è partito un attacco su larga scala. Se l’obiettivo fosse quello di “demilitarizzare” e “denazificare”, ovvero russificare, il Donbass, il paragone con il Kosovo e il Kuwait dei decenni scorsi appare ancora più chiaro, e anzi forse solo il basilare punto di partenza: Mosca sta accecando le capacità di reazione ucraina. Un video di Elint News mostra un’offensiva missilistica su larga scala in atto.

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