Sabato Santo di sangue in Siria. L’ennesima strage compiuta dai terroristi, nell’indifferenza generale, ha provocato oltre cento morti. Le vittime, donne, anziani e bambini innocenti, questa volta, non hanno suscitato la compassione occidentale.
Nessuna cancelleria europea, nessuna suffragetta, nessun opinionista ha sentito il dovere di esprimere il proprio sdegno. Tutti quelli che avevano tirato fuori dalla tasca il fazzoletto per asciugare le lacrime per i civili uccisi dai gas la scorsa settimana, questa volta non si sono fatti sopraffare dall’emozione.
Del resto, a frenare l’emozione ci hanno pensato i resoconti giornalistici con il loro profilo, più che basso, rasoterra.
La carneficina di ieri è stata liquidata con poche righe, pubblicate in quindicesima pagina.
Il modo in cui è stata trattata la notizia ha confermato l’attitudine alla disinformazione della stampa italica.
Un’attitudine distillata nell’ estratto tratto da un pezzo pubblicato da un’ agenzia.
“Una carneficina è stata compiuta nel nord della Siria dove un’autobomba ha ucciso, secondo alcune fonti mediche locali, più di 100 persone tra cui donne e minori nei pressi di Aleppo, dove sostavano migliaia di persone evacuate da località assediate da anni”.
Nessun riferimento alle vittime, tantomeno ai carnefici.
Difficile pensare ad una distrazione o ad una dimenticanza.
Spiegare chiaramente chi erano i morti e chi i responsabili, avrebbe, infatti, ribaltato lo schema propalato in Occidente, che vuole Assad responsabile di ogni misfatto.
I morti di ieri scappavano da Fua e Kafraya, enclave governative della provincia di Idlib, controllata dai terroristi. Facevano parte di un convoglio di 75 autobus che stava trasferendo 5 mila persone in aree governative.
Scrivendolo si sarebbe riconosciuto che in Siria (per continuare la lettura clicca qui)
Articolo pubblicato su mirkotassone.it