In merito all'approvazione del Documento Unico di Programmazione ad opera dell'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, Pasquale Imbalzano, capogruppo di Area Popolare-Nuovo Centrodestra a Palazzo San Giorgio, ha espresso dubbi consistenti e rilevato elementi di criticità qui di seguito riportati in un estratto esauriente del suo intervento in Aula
"L’introduzione, con il decreto legislativo n° 126/2014, del documento unico di programmazione negli enti locali del nostro Paese ed in particolare nella vita dei comuni, rappresenta certamente un salto di qualità nell’amministrazione delle nostre comunità e impone a tutti gli amministratori, un livello di capacità e di conoscenza ben superiore rispetto al passato, anche quello recente. In una fase in cui l’ammontare delle risorse disponibili, in particolare quelle correnti, discendono da un complesso di fattori, e non più soltanto dai trasferimenti di Stato conferiti di anno in anno ai Comuni, è assolutamente necessario migliorare e affinare la capacità di programmazione, di indirizzo e di controllo sulla gestione, da parte di tutti gli amministratori, Consiglieri comunali ma soprattutto Assessori. Quella di amministrare oggi una città come Reggio Calabria non è più un compito per tutti, o non lo è nella misura in cui si continua a pensare - o qualcuno si illude- che ci si possa affidare all’improvvisazione e al vivere alla giornata, perché, in tal caso, i disastri sarebbero comunque assicurati. E’ stato introdotto dal legislatore un metodo nuovo, che rappresenta una autentica sfida, ed il giudizio impietoso di una azione politico amministrativa sulla manovra di bilancio verrà affidato a due entità che non possono essere oggetto di contestazione alcuna: come sempre, il giudizio dei cittadini che giudicano sulla base della qualità dei servizi ricevuti e sulla scorta della misura delle tasse imposte, finanche sopportate; ed inoltre, il giudizio altrettanto importante della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti, che doverosamente, in modo impietoso e responsabile, esercita un ruolo quanto mai delicato e di tutela degli interessi generali. Anche se il dovere di proposta e di gestione spetta alla maggioranza, ci si convince che è finito il tempo dell’assunto politico dell’uomo solo al comando e che il confronto su tutti i momenti della vita amministrativa diventa un fatto doveroso e naturale, specie se poi il Documento Unico di Programmazione, così come i vari bilanci che da esso discendono, devono essere sottoposti alla valutazione e all’approvazione del Consiglio comunale. Il Dup, oggi più che mai dopo l’introduzione del decreto legislativo n° 118/2011 sull’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio anche nei comuni, diventa la bussola di tutta l’attività amministrativa nell’arco della legislatura, sia per la parte strategica che per quella operativa, esso è sì rivoluzione copernicana ma di carattere legislativo e imposta agli enti locali. Pertanto, è risibile, mistificatorio e imprudente tentare di far passare questa novità legislativa sulla redazione degli schemi contabili come segno distintivo di una propagandata capacità di programmazione da parte dell’Amministrazione comunale di centrosinistra. Questa premessa è doverosa per il semplice fatto che il dibattito in Consiglio comunale non ha sciolto alcuni nodi fondamentali che riguardano le diverse scelte strategiche che l’amministrazione ha compiuto, e in alcuni dei tanti ambiti che si sono individuati nella parte operativa ci sono casi in cui si fissano obiettivi che comportano spesa corrente, che addirittura non viene indicata. Innanzitutto il programma che ha come primo obiettivo strategico la Città Metropolitana e come obiettivo operativo l’avvio della stessa. Su questo tema – fino ad ora- si è avvertito una grave lentezza operativa e una debole opera di sensibilizzazione sull’ enorme importanza per tutto il territorio provinciale della nuova istituzione, soltanto veicolata attraverso i convegni promossi sul territorio. Tutto questo non basta e non è sufficiente a far emergere una necessaria cultura metropolitana, come precondizione di base per lo sviluppo e la realizzazione della stessa. Sicuramente, alcune iniziative con i Sindaci e nei diversi comprensori, atteso il ruolo ente capofila del Comune di Reggio, potevano e dovevano essere assunte già nei mesi scorsi, come avveniva nel 2009 all’indomani dell’approvazione della legge n° 42/2009, quella che ha inciso sulla pietra lo status di Citta Metropolitana , e come l’amministrazione del tempo si era concretamente adoperata a fare. La ragione di ciò risiede nel fatto che, come chiaramente si avverte nei convegni tematici, i Sindaci dei comuni della Provincia continuano a paventare la nascita di una Città Metropolitana troppo Reggio-centrica, cosa che appare eccessiva, soprattutto per il ruolo attribuito dalla legge Del Rio ai comuni con la previsione della Conferenza metropolitana, che pone un riequilibrio dei rapporti all’interno della nuova istituzione. Questo generalizzato sentimento può essere stemperato se il Sindaco e l’amministrazione reggina, nella loro qualità, avessero già convocato più conferenze di zona o provinciali in cui si fosse cominciato a parlare di statuto e anche di una ipotesi di piano strategico, quale sintesi dei rispettivi piani comprensoriali, alcuni come quelli della Locride già esistenti, nonché approvati dai Sindaci stessi. Tutto questo per conferire l’inequivocabile sensazione di un totale coinvolgimento di tutta la Provincia. Su questo versante, ritengo sia ineludibile recuperare i ritardi che si stanno verificando sul piano sostanziale, per mezzo di un rapporto vero con i territori, mettendo da parte rapporti formali o persino personali. Solo così potrà nascere una vera cultura metropolitana diffusa che impedisca al singolo, amministratore o amministrato, di continuare a ragionare con l’ottica municipalistica di sempre che ha generato sul territorio sterili divisioni e contrapposizioni. Altra grande questione, quella del Decreto Reggio. Non riusciamo a capire ed a condividere perché si debba dare priorità solo alle opere con importo fino a 1.000.000 di euro. Nella nostra Città tutto è prioritario, sia le opere minori ma soprattutto le opere strategiche per il futuro della Città, per entità della spesa prevista e per gli investimenti indotti che si potrebbero mobilitare. Un primo riferimento si pone in rapporto al progetto della fiera di Arghillà, che nasce come polo fieristico di medio livello ma è stata concepita come struttura per il turismo congressuale, di cui l’amministrazione vorrebbe con miopia amministrativa stralciare. Bisognerebbe chiedere agli operatori commerciali e ai cittadini di Parma, Rimini, Bari e di tante altre analoghe città di medie dimensioni come la nostra, cosa ha rappresentato per loro la rispettiva fiera e quale apporto ha generato sul prodotto interno lordo dei territori e quale indotto ha mobilitato. Non vorremmo trovarci dinnanzi che a qualche saccente esperto di commercio internazionale che affermasse di ritenere superato lo strumento fieristico ai fini dell’aumento degli scambi commerciali sui territori, mentre –nei fatti- tutti gli enti territoriali a partire dalla Regione Calabria invitano i rispettivi imprenditori a partecipare alle Fiere in tutto il mondo (Berlino –agroalimentare e Milano –Borsa internazionale del turismo, solo per citare alcuni esempi). A meno che per incentivare lo sviluppo economico e turistico l’amministrazione e il Sindaco pensino soltanto alle fiere e alle sagre tematiche previste per il triennio 2016-2018 a carattere locale, magari con largo coinvolgimento di venditori di quisquilie e di extracomunitari (operatori commerciali si fa per dire). Per noi i lavori della fiera, che è destinata a sorgere in una area riconosciuta 'zona franca fiscale' e della quale nessuno parla -a conferma che in questa Città si vive alla giornata senza alcuna visione strategica e con l’ottica di una sola legislatura- devono iniziare al più presto. Inoltre, ci sono altri problemi straordinariamente importanti che il DUP non chiarisce. Il Museo del mare, l’incoerenza tra i dati di bilancio affermati e quelli reali, nonché la grande questione del lavoro. Da tempo, ci pervengono indiscrezioni circa la presunta volontà dell’amministrazione di voler rinunciare al Museo del mare, opera di grandissimo interesse turistico, che basterebbe da sola a qualificare l’attività di qualunque amministrazione, per quello che può rappresentare per la città. Il Museo del mare, una volta costruito, rappresenterebbe per la Città anzitutto e per l’intera Area dello Stretto l’immagine emblematica di una Città nuova, il marchio identificativo e positivo come lo è oggi a Sidney , la Sidney Opera House, come a New York è la Statua della Libertà e come il Museo Guggenheim è divenuto a Bilbao, che ha cambiato la prospettiva economica e sociale di quest’ultima Città. Per questo crediamo che il progetto deve essere realizzato perché sarebbe una perla di straordinaria attrazione turistica in un Water Front rinnovato. Ma su questo il DUP non chiarisce amplificando i silenzi dell’amministrazione comunale. Altra questione è quella della non corrispondenza e l’inconciliabilità tra i dati delle missioni e i programmi della sezione operativa e la realtà dei fatti di riscossione fiscale. Se è vero come è vero che i dati di riscossione fiscale rispetto all’anno 2014 – secondo le valutazioni della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti – corrispondono al 52 % circa della stima delle entrate fiscali per lo stesso anno, ci chiediamo che senso abbia discutere di copertura finanziaria – ad esempio – del servizio di raccolta dei rifiuti urbani? Ugualmente che senso ha discutere di copertura finanziaria dei servizi di manutenzione ordinaria? E ancora come impatta sull’azione amministrativa dell’ente questo modesto risultato di gestione dell’anno 2014 , in un’era in cui i trasferimenti statali non sono più il punto di riferimento per il naturale esercizio dei poteri di governo, il che conferma che non solo quella previsione contabile , ma anche quella del 2015 non rispetterà le stime inserite a preventivo approvato a settembre scorso, benché più di qualche esponente di maggioranza in quella sede si sia affannato a dichiarare la veridicità di quel bilancio, ben sapendo che di lì a poco così non sarebbe stato. Attendiamo , in questo senso, con estremo interesse di conoscere i risultati e gli andamenti trimestrali di riscossione fiscale , la valutazione dei quali sarà altamente rappresentativa dei caratteri del documento di bilancio. Ed inoltre chiediamo, come si farà fronte alla perdita secca di 5 milioni di euro di gettito IMU aree edificabili derivante dalla devastante modifica attuata in silenzio e a danno di tutte le Città calabresi con la nuova legge urbanistica regionale (n°40/2015) del cambio destinazione d’uso dei terreni siti nelle zone C, D e F da aree edificabili a terreni agricoli, per tutti quei comuni come il nostro privi del documento di programmazione strategica urbanistica ? Questo documento di programmazione tiene conto di tutto questo? Noi crediamo di no. L’ultima questione è il lavoro. Ad esso non viene dedicata alcuna attenzione, lo stesso drammatico fenomeno ha indici di disoccupazione dei giovani e dei meno giovani terribili e non più sopportabili, con rischi seri di esplosione sociale. Ci saremmo attesi che anche nelle pieghe dei bilanci 2016-2017 e 2018 venissero fatte importanti previsioni di risorse, per dare sollievo alla diffusa carenza di lavoro. L’amministrazione invece si è limitata ad indicare nel DUP degli obiettivi assolutamente generici, che sembrano ripresi da un documento di programmazione di carattere regionale, privi di qualsiasi ipotesi di copertura finanziaria, grave carenza – questa- per un documento che dovrebbe rappresentare il viatico della programmazione economico finanziaria dell’ente e che si pone- invece- come libro dei sogni di un’amministrazione sempre più sorda e che si sta allontanando speditamente dai sentimenti di gradimento dei cittadini".