Arrestato il presunto responsabile dell’omicidio avvenuto ieri nel piazzale di un distributore di carburanti

E’ stato arrestato ieri sera il presunto autore dell’omicidio, avvenuto nella giornata di ieri nel piazzale del distributore di carburanti Q8, in località Pellaro di Reggio Calabria.

La polizia, infatti, ha identificato e sottoposto a fermo d'indiziato di delitto, per il reato di omicidio, un uomo di 42 anni.

L’indagato è stato rintracciato dagli agenti delle volanti a Motta San Giovanni (Rc). L’intensificazione delle ricerche nella zona sono state predisposte a seguito del ritrovamento, nella mattinata di ieri, dell’autovettura utilizzata per investire la vittima e un altro cittadino italiano che ha riportato solo ferite.

L’arrestato, al termine delle attività di rito, è stato ristretto nella casa circondariale di Arghillà di Reggio Calabria.

Scoperta discoteca abusiva, scatta il sequestro

I carabinieri del Nas di Reggio Calabria, coadiuvati dai militari del Comando provinciale reggino, hanno eseguito un controllo presso un’attività di ristorazione di Pellaro, dove era stata organizzata una serata danzante.

Gli uomini dell’Arma hanno accertato la presenza di una tensostruttura di oltre 500 mq nell’area esterna del ristornate, che era stata adibita a discoteca con all’interno, al momento del controllo, oltre 200 avventori, nessuno dei quali avrebbe indossato la mascherina protettiva. Come se non bastasse, i militari avrebbero riscontrato anche l’assenza di adeguato distanziamento e d’indicazioni per le misure da adottare.

Inoltre, il proprietario dall’attività non avrebbe avuto alcun titolo autorizzativo, né la licenza di ps per la discoteca. Pertanto, la tensostruttura e le attrezzature al suo interno sono state sottoposte a sequestro, mentre il titolare è stato deferito in stato di libertà, per il reato di apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo.

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Fucile a canne mozze e munizioni rinvenuti in un sacco di plastica

 Durante un servizio di controllo del territorio, i carabinieri della Stazione di Pellaro hanno trovato, a Bocale, due buste di plastica per rifiuti, con all'interno un fucile calibro 12 modificato a canne mozze con il calcio troncato, una canna per fucile tagliata con matricola abrasa, una canna per fucile a canne sovrapposte e 50 cartucce.

Dopo aver sequestrato quanto rinvenuto, i militari hanno avviato le indagini per individuare il responsabile dell'abbandono.

Arrestato piromane

I carabinieri forestali hanno tratto in arresto Giuliano Romano, di 43 anni, già noto alle forze dell'ordine.

L'uomo è stato colto in flagranza di reato in località Trapezi - Campicelli, nella frazione Pellaro di Reggio Calabria, dove era intento ad appiccare fuoco in tre diversi punti.

L'incendio è stato domato grazie alla pioggia caduta copiosa nella zona.

A seguito di perquisizione personale e domiciliare, i militari hanno posto sotto sequestro l'accendino utilizzato per appiccare il rogo.

Il 43enne, terminate le formalità di rito, è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari presso la propria abitazione in attesa della celebrazione del giudizio per direttissima, così come disposto dalla competente Autorità giudiziaria, che ha convalidato gli arresti sottoponendo l'uomo alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

L'operazione è scaturita dal servizio antibracconaggio disposto dal Comando Regione Carabinieri Forestale "Calabria" e denominato "Operazione Adorno 2017 - Ritorno", mirato a prevenire e reprimere gli atti di bracconaggio nella provincia di Reggio Calabria ai danni del Falco Pecchiaiolo (Pernis Apivorus) che, proveniente dalle aree del centro-nord Europa, si sposta, attraversando lo Stretto di Messina, verso l'Africa per svernare.

 

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Due rapinatori svaligiano una gioielleria

Rapina nel rione Pellaro di Reggio Calabria dove, verso le 12 di oggi, due malviventi hanno svaligiato una gioielleria. Secondo una prima ricostruzione, i rapinatori avrebbero messo a segno il colpo senza fare ricorso ad armi.

Una volta fatta irruzione nel negozio, i banditi avrebbero immobilizzato ed imbavagliato la proprietaria prima di rubare i preziosi contenuti in cassaforte.

Sul posto sono intervenuti gli uomini della Scientifica e gli agenti della Squadra Mobile che hanno avviato le indagini per cercare di risalire all'identità dei rapinatori.

 

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Si ribalta la barca sulla quale sta pescando, muore 60enne

Battuta di pesca fatale per un 60enne reggino. L'uomo ha perso la vita in seguito al ribaltamento della barca con la quale era andato a pescare.

Il cadavere dello sfortunato pescatore, di cui allo stato non è stata resa nota l'identità, è stato trasportato dalla corrente sulla spiaggia di Pellaro, dove è stato ritrovato

Questa mattina a Reggio Calabria il mare era molto mosso a causa dell’ondata di maltempo che ha interessato la zona.

Sul posto sono intervenute squadre della guardia costiera e dei carabinieri.

 

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Avrebbe dovuto abbattere opere abusive ma ne costruisce di nuove, denunciato

Aveva ricevuto un ingiunzione di sequestro e per la demolizione di opere edilizie abusive con il ripristino dello stato dei luoghi, a suo tempo convalidato dalla competente Autorità giudiziaria ed ancora esecutivo, ma ha continuato imperterrito a costruire abusivamente, il tutto in un fragile territorio collinare sottoposto a vincolo idrogeologico e paesaggistico- ambientale, in località Pellaro del Comune di Reggio Calabria.

Inevitabile, per il proprietario dei terreni, D.G.N. di 56 anni, è scattato un secondo deferimento all’Autorità giudiziaria per aver violato i sigilli di sequestro e per la prosecuzione dei lavori abusivi in aree vincolate.

I carabinieri forestali della Stazione di Reggio Calabria, giunti sul posto per verificare lo stato dei luoghi unitamente a tecnici dell’ufficio urbanistico comunale, hanno constatato non solo che le opere abusive non erano state rimosse, ma addirittura ne erano state edificate di nuove. 

In particolre, erano stati costruiti muri di contenimento in cemento armato, di altezza variabile da 1,5 a 3 metri, per una lunghezza complessiva di oltre 120 metri. Inoltre erano in fase di approntamento fondazioni destinate all'edificazione di ulteriori 55 metri di muri. Il tutto con l’apparente funzione di consolidare le pendici e creare terrazzamenti, ma inevitabilmente alterando profondamente sia l’assetto idrogeologico sia cambiando, di fatto, la destinazione d’uso delle superfici.

Al vaglio degli inquirenti anche la documentazione autorizzativa riguardante la legittimità e la conformità allo strumento urbanistico comunale di un capannone in laterizi e ferro esistente, di proprietà della persona indagata.

I militari hanno, quindi, posto sotto sequestro penale le nuove strutture risultate non autorizzate secondo la normativa urbanistico edilizia e paesaggistico ambientale, già convalidato dalla competente Autorità giudiziaria.

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'Ndrangheta: condanne pesanti per i componenti del clan Franco

Sono Dodici le condanne inflitte, con il rito abbreviato, ad altrettanti imputati nel processo scaturito dall'operazione Antibes con la quale, lo scorso gennaio, è stato disarticolato il clan dei Franco.

L’organizzazione,  attiva nel quartiere Pellaro di Reggio Calabria, è ritenuta dagli inquirenti un’articolazione della potente famiglia di 'ndrangheta dei Tegano.

Al termine del processo, la pena più pesante, 18 anni, è stata comminata, dal gup Caterina Catalano, a Giovanni Franco (di 69 anni). Per l’uomo, considerato  il dominus della cosca, la sentenza va, addirittura, oltre i 16 anni richiesti dai pm Antimafia Annamaria Frustaci e Giovanni Gullo.

 Quattordici anni di reclusione, ovvero quanti ne aveva chiesto la Dda, per il figlio di Giovanni Franco, Paolo di 37 anni. Stessa pena per Natale Cozzupoli e Francesco Cuzzucoli. Dodici anni ciascuno, invece, per Alfredo Dattola , Antonio Giuseppe Franco, Cosmo Montalto, Giuseppe Oliva, Filippo Oliva, Alessandro Pavone e Nicola Domenico Dascola, per i quali erano state proposte pene variabili tra i 9 e i 18 anni. Infine, a fronte di una richiesta di tre anni e sei mesi, Carlo Cavallaro è stato condannato a quattro anni e quattro mesi.

Stralciata, per un errore materiale, la posizione di Vincenzo Cicciù, per il quale, nel corso di una precedente udienza, la Dda aveva chiesto una condanna a 9 anni di reclusione. Nei suoi confronti il gup Catalano si pronuncerà oggi, poiché è stato necessario fissare una nuova udienza.

Prosegue, invece,  con il rito ordinario il filone processuale relativo alle estorsioni subite tra agosto 2012 e gennaio 2013 da un imprenditore di Melito Porto Salvo.

Nel corso dell’inchiesta, denomina Antibes, gli investigatori della Squadra Mobile sono riusciti a risalire ai presunti fiancheggiatori della latitanza di Giovanni Franco conclusasi in Costa Azzurra nel novembre 2013. Dalle indagini è, inoltre, emersa la figura del figlio del boss, che partecipava ai summit confrontandosi alla pari con affiliati con alle spalle una lunga carriera criminale.

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