Fondi diritto allo studio dei disabili reggini, la denuncia dell'Adda
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La corruzione delle speranze che una comunità affida a coloro che ne devono gestire la realizzazione è una colpa immeritevole di perdono e, per gli effetti dirompenti da essa derivanti, impossibile da assolvere. Di una gravità incomparabilmente più rilevante rispetto alle meschine ruberie che ladruncoli di ogni casta, ad iniziare da quella "politico-burocratica", compiono con pervicacia, contribuendo, miseria dopo miseri, a tagliare i fili del tessuto connettivo di una società. Se, però, ad essere innocenti vittime dell'assenza di competenza sono i cittadini, che, a dispetto di risorse economiche deficitarie o di una quotidianità amministrativa schiacciata dal peso di continue emergenze, dovrebbero avere la priorità assoluta con azioni mirate ad una avvolgente tutela e protezione, non sussiste giustificazione alcuna per continuare a ritenere degni di occupare cariche pubbliche soggetti così impreparati. E' il caso, neanche a dirlo, dell'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria che, sebbene riesca con assai poco invidiabile continuità, a regalare "perle" di vacua inconsistenza, ha una caratteristica ineguagliabile: non smette, né lo farà fino al termine del mandato, di stupire. Infatti, quando in discussione sono messe le sorti degli scolari disabili, le voragini di mediocrità si allargano a dismisura. L'ambiguità, in questo come in altri casi, si manifesta inesorabilmente nelle consuete forme: buoni propositi parolai a cui non segue lo straccio di un passo concreto. E' questo il nodo che il sindaco della città dello Stretto, Giuseppe Falcomatà, mai riuscirà a sciogliere. E a nulla vale, eventualmente, scaricare responsabilità su dirigenti e funzionari comunali: è la politica a doversi imporre, non averne la forza rappresenta la testimonianza più evidente della inadeguatezza dei suoi interpreti. "Maltrattare", con l'inazione, il sacrosanto diritto degli studenti diversamente abili a beneficiare della dovuta assistenza costituisce quanto di più esecrabile possa essere commesso. Non è un "servizio sociale" qualsiasi, ma il "servizio sociale" per eccellenza, in virtù delle molteplici implicazioni ad esso connesse. Una città desiderosa di sposare i principi, almeno quelli basilari, della civiltà, ha l'obbligo, morale prima di tutto, di collocare al vertice delle priorità le esigenze primarie dei soggetti che necessitano di essere difesi da impegni reali, non da una volgare solidarietà ipocrita. La rabbia dei genitori, costretti a fare i conti con la mancanza delle figure necessarie per assistere i loro figli mentre siedono fra i banchi di scuola, non ammette repliche di sorta. Una delusione alimentata, peraltro, dalle vane promesse che nel recente passato erano state formulate dagli stessi responsabili di questa indecorosa situazione. Impossibilitati ad essere assistiti nell'espletamento delle più banali azioni quotidiane, gli alunni diversamente abili sono abbandonati al loro destino e, come denunciato dai familiari, costretti a non poter recarsi nemmeno in bagno. Di fronte a questo sfascio della dignità, molti familiari sono stati obbligati, loro malgrado, a non mandare i bambini ed i ragazzi a scuola subendo, pertanto, l'arroganza di chi, con vergognosa superficialità , contribuisce a rendere ancora più profondo il pozzo della dis-integrazione sociale. La causa di questa sciatta gestione è da rintracciare, come spesso capita, nella tempistica mai rispettosa delle urgenze o degli interessi legittimi dei "sudditi". Palazzo San Giorgio, infatti, ha deliberato l'istituzione di un elenco che servirà ai vari dirigenti scolastici ai fini dell'individuazione del personale ad hoc, indispensabile per assistere gli studenti bisognosi di sostegno. Raggiungendo il picco di noncuranza e disattenzione, la data di scadenza per la richiesta di ammissione alla short list è stata fissata all'8 settembre, ad una manciata di giorni dall'avvio dell'anno scolastico. Un ritardo che, come era ovvio che fosse, avrebbe avrebbe avuto ripercussioni sull'inizio delle indispensabili prestazioni a supporto degli alunni. Superfluo sarebbe porre in risalto che le conseguenze di cotanta insipienza ricadono tutte sulle spalle dei nuclei familiari soggiogati, ancora una volta, dalla dilettante trascuratezza ostentata da un ente, quello comunale, schiacciato dal fardello dell'impreparazione ad affrontare anche i bisogni essenziali: quelli da utilizzare come parametri per verificare il tasso di benessere di una collettività. L'esito, facile da prevedere, è imbarazzante.