Resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, arrestato un 51enne

I carabinieri hanno tratto in arresto in flagranza un 51enne originario di Mammola, già noto alle Forze dell’ordine, per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Nel corso di un servizio preordinato di controllo del territorio in quel comune, i militari hanno notato il soggetto per le vie di quel centro e, essendo il medesimo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S., gli hanno chiesto la carta precettiva e i documenti di identità. Lo stesso all’atto del controllo ha opposto viva resistenza minacciando ripetutamente i carabinieri che conseguentemente lo hanno tratto in arresto.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria, l’uomo è stato tradotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari.

Il prevenuto era stato precedentemente scarcerato per decorrenza termini della custodia cautelare in carcere, in quanto destinatario di alcuni provvedimenti restrittivi emessi a suo carico nell’ambito delle operazioni convenzionalmente denominate “Crimine” e “Minotauro” condotte dai reparti investigativi di Reggio Calabria, Torino e Milano, poiché ritenuto capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante nei territori di Mammola nonché in Piemonte e Liguria.    

Operazione Hunters: droga venduta per mantenere detenuti affiliati alla 'ndrangheta

L'attività portata avanti dalla Polizia nell'ambito dell'inchiesta denominata "Hunters" sfociata stamane nella cattura di tredici persone ha permesso di accertare, secondo gli inquirenti, che lo spaccio ed il traffico di sostanze stupefacenti costituivano uno strumento di finanziamento necessario, tra l'altro, a garantire il mantenimento di alcuni affiliati alla 'ndrangheta, reclusi dietro le sbarre. Si tratta di soggetti che finirono in galera nel contesto delle operazioni "Crimine" e "Minotauro". Dei tredici arrestati all'alba di oggi, otto sono stati accompagnati in carcere, per gli altri cinque è stato disposto il regime dei domiciliari.  Sono accusati, a vario titolo,  di intestazione fittizia di beni, traffico di sostanze stupefacenti, usura. I beni oggetto del sequestro giudiziario eseguito oggi valgono complessivamente più di quattro milioni e mezzo di euro. A gestire la vendita al dettaglio della droga erano, a parere degli investigatori, Davide e Giuseppe Prochilo, tra loro fratelli, ed un terzo soggetto, Raffaele Giordano. Le sostanze stupefacenti messe in commercio erano vendute loro da narcotrafficanti originari della Calabria, affiliati alla 'ndrangheta e trasferitisi nelle regioni settentrionali ed in Spagna. 

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