Tutti morti i passeggeri dell'aereo russo precipitato nel mar Nero

 

Sono tutti morti i 92 passeggeri del Tu-154, l'aereo militare russo precipitato alle 5,40 di oggi nelle acque del mar Nero. Il trimotore era partito da Sochi per portare in Siria i componenti della celebre banda militare Alexandrov, meglio nota con il nome di Coro dell'Armata Rossa. Oltre ai 75 musicisti, sul velivolo erano presenti nove giornalisti e otto componenti dell'equipaggio.

Il viaggio era stato organizzato dal ministero della Difesa per far svolgere un concerto a beneficio delle truppe russe impegnate in Siria. 

Da Mosca hanno fatto sapere che non ci sono sopravvissuti e che, allo stato, sono stati ripescati dieci cadaveri. Tremila persone sono, invece, a lavoro per cercare di recuperare i corpi ed i resti dell'aereo.

 Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che domani, 26 dicembre, sarà celebrata una giornata di lutto nazionale. Nonostante sia stata esclusa l'ipotesi dell'attentato, attraverso i media russi Putin ha fatto sapere che "Ci sarà un'inchiesta approfondita sulle ragioni della catastrofe" e sarà fatto "di tutto per fornire sostegno alle famiglie delle vittime".

La Turchia chiede "perdono" per l'abbattimento del jet russo

Alla fine la Turchia non ha potuto fare altro che piegarsi al cospetto della fermezza del presidente  russo Vladimir Putin. Recep Erdogan ha fatto recapitare a Mosca una lettera nella quale ha chiesto "perdono" per il pilota russo morto in seguito all'abbattimento, ad opera di un F 16 di Ankara, di un cacciabombardiere Su-24. L'episodio, verificatosi lo scorso novembre nei cieli al confine tra Siria e Turchia, ha alimentato un clima di profonda tensione tra i due paesi. La reazione russa non si fece attendere, soprattutto con una serie di atti ritorsivi che hanno pesantemente danneggiato l'interscambio commerciale tra Russia e Turchia.  Alla luce delle conseguenza economiche negative subite prevalentemente da Ankara, Erdogan ha deciso evidentemente di cospargersi il capo di cenere  affermando, tra l'altro, la propria disponibilità ad intraprendere "qualsiasi iniziativa" per alleviare il danno arrecato e per ripristinare "amichevoli" rapporti fra Russia e Turchia. Nella sua missiva, il presidente turco ha, inoltre, sottolineato che è in corso un'indagine giudiziaria contro un cittadino turco implicato nella "morte del pilota russo".

   

Siria: Russia e Usa trovano l'accordo per il cessate il fuoco

Accordo raggiunto tra Russia e Stati Uniti per un cessate il fuoco in Siria. Secondo l'intesa, le armi dovrebbero tacere a partire da sabato 27 febbraio. Si tratta, in ogni caso, di una tregua parziale dal momento che non interessera` i fronti sui quali l'esercito siriano sta combattendo contro i terroristi dall'Isis e del Fronte al Nusra, l'affiliata locale di Al Qaeda. L'annuncio ufficiale del cessate il fuoco dovrebbe essere ufficializzato al termine del colloquio telefonico fra il presidente russo Vladimir Putin e l'omologo statunitense Barack Obama.

Gli italiani in Crimea e la riabilitazione di Putin

Putin riabilita, tra i vari perseguitati dal regime comunista, anche gli Italiani di Crimea. Ma che ci facevano in Crimea degli Italiani? Beh, Lucullo, tra un pranzo e l’altro, vi si recò per annientare uno dei peggiori nemici che ebbe mai Roma, Mitridate re del Ponto; e la Penisola e i dintorni fecero parte dell’Impero nei suoi momenti migliori. Nel Medioevo c’erano colonie di Genovesi, la più importante la Tana. Il dominio turco pose fine, dal XV secolo, a questa presenza italiana. Nel 1855 Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna, inviò in Crimea a fianco di Francia, Gran Bretagna e Turchia contro la Russia un contingente di 15.000 uomini, che fecero la loro figura all’assedio di Sebastopoli e alla Cernaia: quando bastava per far sedere il conte al Congresso di Parigi, con quel che ne seguì di Seconda guerra d’indipendenza e annessioni. Il Regno delle Due Sicilie, che aveva la Russia come unica amica al mondo, non assunse alcun atteggiamento, e fu l’inizio della sua inevitabile fine. Sembra che, crollato il Regno, alcuni ufficiali borbonici siano andati a vivere in Russia, e si dice restino alcuni curiosi cognomi. Fu verso la fine del XIX secolo che gli zar sollecitarono un’immigrazione italiana in Crimea, in particolare artigiani. Partirono dal Veneto, poi anche dalle Puglie. Queste piccole comunità s’integrarono nel contesto russo, conservando però la memoria e la lingua, e qualche contatto con l’Italia. Nel 1941, invasa l’Unione Sovietica dalla Germania con la partecipazione attiva dell’Italia (CSIR, poi ARMIR), Stalin considerò ostili anche gli Italiani di Crimea, sottoponendoli a restrizioni e controlli pressanti; come approfittò della circostanza per deportare i Tartari… Ora Putin, con la presenza del suo amico Berlusca, li riabilita, grazie Vladimiro.

 

 

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