Caso Franzè: Rosi e quelle motivazioni che non reggono
- Written by Bruno Vellone
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“Quali sono le ragioni della mia esclusione dalla Giunta comunale?”. Carmine Franzè non ci sta. E poco importa se la risposta potrebbe non arrivare mai, la sua domanda cela una sentenza che già conosce. Anzi, che già sapeva prima di incombere nella sanzione. E allora quale la motivazione che ha indotto il sindaco, Bruno Rosi, a estrometterlo dalla giunta comunale che governa la cittadina? Secondo i bene informati sconterebbe l’appartenenza alla minoranza forzista interna, anzi, la minoranza interna alla compagine che governa sarebbe unicamente lui che ha abiurato la fede salerniana. Quel suo appoggio a Giuseppe Mangialavori alle regionali, di fatto, lo ha estromesso dall’esecutivo cittadino. Ma come motivarlo? Il sindaco lo potrebbe fare sostenendo la necessità di un “rilancio dell’azione amministrativa”. Formalmente ineccepibile ma sostanzialmente non regge. Non starebbe in piedi perché con la nuova giunta, anziché rilanciare, il sindaco ha voluto restaurare. Ha rifatto il trucco con cosmetici di “seconda mano”. Torna l’assessore De Caria, a suo volta fatto fuori tempo fa per dare nuovo vigore all’esecutivo comunale, torna Giuseppe De Raffele cui il sindaco, prima di varare una nuova giunta, era scettico su un suo possibile ingresso nell’esecutivo. L’amletico dubbio deve essere svanito via se già questa sera, con tutta probabilità in una riunione di maggioranza, affiderà proprio al presidente del consiglio comunale alcune deleghe amministrative. Rimane l’uomo di fiducia del primo cittadino, Adriano Tassone, che aveva fatto il suo ingresso nella squadra di assessori a metà percorso mentre sembra saldamente fissato alla poltrona l’assessore Cosimo Polito, mai messo in discussione. Regge il rilancio dell’attività amministrativa? Politicamente no. Rosi, dunque, deve trovare una giustificazione da indicare all’elettorato di Franzè. A quell’elettorato a cui, Carmine Franzè, rivolgendosi al momento delle prossime comunali, potrebbe offrire due vie: portare sul piatto delle trattative una lista civica anziché quella di partito che porterebbe, in tal modo, alla ricomposizione dello strappo con la sua maggioranza, o correre, e quindi certificarne definitivamente la consumazione, con un’altra lista civica, benedetta, si fa per dire, proprio da Mangialavori.