Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983

I Gal e il “cappello” sullo sviluppo: la guerra fra Censore e Callipo

In un territorio arretrato come il Vibonese, che spesso deve fare i conti con la zavorra del clientelismo e gli effetti nefasti del passato, “fare sinergia” diventa terribilmente difficile. Le aspettative sono direttamente proporzionali alla rivalità, lo sviluppo viene inteso come “un gioco a somma zero”. Fra i singoli si manifesta talvolta una malcelata invidia sociale che si traduce nel tentativo di screditare l’avversario. Lo scontro si sposta fra aree, territoriali o politiche che siano. Riprova della tendenza alla “diversificazione” sono le modalità di elaborazione di strategie per la crescita economica, che a queste latitudini si trasformano in “progetto politico”. E la politica porta alla divisione, in casi estremi alla concretizzazione della teoria “mors tua vita mea”. La nascita di un nuovo Gal su ispirazione della componente censoriana del PD, che di fatto rappresenta un elemento di rottura rispetto agli attori del Cogal Monte Poro – Serre Vibonesi, è l’esempio lampante della differenza di “programmi” fra quelli che paiono “sistemi” concorrenti. Sistemi di gestione di risorse (e dunque di potere) che, a seconda dell’indirizzo vincente, spostano gli equilibri dello sviluppo territoriale. Per comprendere il livello di tensione è sufficiente rileggere la parte finale di una nota vergata da Gianluca Callipo: “In queste ultime settimane ha preso forma il progetto di alcune forze politiche di costituire un altro Gal, in antitesi a quello Monte Poro – Serre Vibonesi, attivo dal 1994. Si tratta del chiaro tentativo di dare una connotazione di parte alla promozione dello sviluppo territoriale, cercando contestualmente di dirottare i finanziamenti europei verso una precisa fazione politica. L’adesione di Pizzo al Gal storico della provincia vibonese, quindi, rafforza la sua azione e contribuisce a riportare l’attenzione sui contenuti progettuali piuttosto che sulla mera appartenenza politica come, invece, altri preferirebbero fare”. Parole pesanti come macigni, che non hanno bisogno di interpretazioni, che vanno confrontate con quelle della controparte, che testimoniano una guerra politica senza quartiere. Che va avanti anche quando in ballo c’è il futuro del territorio, al di là di quello che viene proclamato dai palchi. E, d’altronde, se i paesi del Vibonese perdono, anno dopo anno, i loro giovani migliori che fuggono verso opportunità non condizionate, un motivo dovrà pur esserci.

Prevenzione terremoti. Dasà, Scaturchio conferma: “Piano di emergenza già esistente, lavoriamo per aggiornarlo”

Gli ultimi eventi sismici hanno risvegliato l’attenzione su un rischio che la Calabria – e segnatamente il Vibonese – corre e che potrebbe avere effetti devastanti. Perdite gravissime in termini di vite umane, che rimangono nella memoria in maniera indelebile. “In 2.500 anni – specifica il Dipartimento nazionale Protezione Civile - l’Italia è stata interessata da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all’VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l’XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale”. Ecco allora che serve adottare tutte le precauzioni per cercare di limitare i pericoli. “La legge n. 100 del 12 luglio 2012 – viene spiegato sempre dal dipartimento - prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni approvino il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Il 12 ottobre 2012 il Dipartimento ha inviato una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale. Il Piano di emergenza rappresenta un indispensabile strumento per la prevenzione dei rischi e, quindi, il Dipartimento intende monitorare con attenzione, attraverso le Regioni e le Province Autonome, l’attività di realizzazione e di aggiornamento dei piani da parte dei Comuni”. Per quanto concerne la Provincia di Vibo Valentia, sul sito del Dipartimento figurano solo 4 Comuni adempienti: Serra San Bruno, Fabrizia, Polia e Zambrone. Ma, carte alla mano (delibera n. 25 del 25 settembre 2012),il Piano comunale di Emergenza di Dasà c’è ed è anche stato trasmesso in Prefettura. L’atto, come viene precisato nella stessa delibera, è stato approvato “per evitare gravi danni alla popolazione e alle strutture in occasione di eventi calamitosi” riconoscendo, dunque, che “occorre attuare una politica di previsione e prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio”. Il sindaco Raffaele Scaturchio rivendica con orgoglio la lungimiranza di quella scelta e ricorda anche che, nel luglio 2013, “è stato inaugurato il Centro operativo comunale”. “Il nostro compito – aggiunge il primo cittadino – è quello di aggiornare ed integrare il Piano che abbiamo elaborato con puntualità e approvato senza perdere tempo. Tengo a puntualizzare la rilevanza di questo strumento che, in particolare, indica la via principale e la via alternativa per la macchina dei soccorsi, le zone più a rischio, le zone di raggruppamento persone, di stoccaggio materiali e individua i disabili e gli anziani che potrebbero maggiormente trovarsi in difficoltà. Inoltre, tutti i punti di interesse sono segnati su una mappa che integra il Piano. Vengono poi elencate tutte le ditte locali che potrebbero fornire mezzi meccanici e non per sgomberare le vie di comunicazione. Su temi di questa portata – conclude Scaturchio – posso quindi sostenere, senza timore di smentite, che Dasà si pone all’avanguardia e che l’amministrazione comunale che ho l’onore di guidare sarà sempre impegnata per tutelare la comunità”.

Serrese, fra i pali torna Angelo Carrera?

Potrebbe essere Angelo Carrera a difendere la porta della Serrese nella stagione 2016/2017. Per l’estremo difensore, che ha militato anche nel Soriano oltre che nella C1 del calcio a 5, si tratterebbe di un ritorno. Il 27enne sta valutando il progetto sportivo della società che vuole puntare sulla valorizzazione dei giovani talenti e su quei calciatori che riescono a legarsi veramente ai colori della maglia. Ancora non è certo l’ingresso nella rosa biancoblù, ma le parti si sono avvicinate negli ultimi giorni e l’accordo sembra ad un passo. Abile nel “volare” per evitare le realizzazioni avversarie ed altrettanto nel vincere il confronto emotivo con gli attaccanti, Carrera cerca la stagione della consacrazione: in questo senso, fra le mura del “La Quercia” potrebbe trovare la giusta dimensione e trovare, insieme ai compagni, il salto di qualità. 

Serra. Caso acqua, Jlenia Tucci punge l'amministrazione comunale: “Agire subito, evitare i calcoli politici”

“Considerando la rilevanza della questione relativa alla potabilità dell’acqua, ho ritenuto, insieme al gruppo di cui faccio parte, di approfondire tutti i dettagli relativi al progetto del potenziamento del sistema idrico”. È quanto afferma il consigliere comunale di “In alto volare – Serra pulita” Jlenia Tucci che va a fondo su un aspetto molto sentito dalla popolazione serrese. Il distacco da Sorical e la realizzazione dell’autonomia del rifornimento idrico sono infatti percepite come azioni non differibili e nella scorsa campagna elettorale tutte le compagini hanno espresso la volontà di attivarmi in questo senso. “Non ritenendomi soddisfatta dalle risposte avute a seguito dell’interrogazione presentata – spiega Tucci riferendosi anche al civico consesso di qualche settimana addietro - ho chiesto ed ottenuto una serie di informazioni presso gli uffici del Dipartimento Lavori pubblici della Regione Calabria. In particolare, da queste interlocuzioni è emerso che tendenzialmente l’amministrazione regionale sta cercando di recuperare tutti i fondi inerenti progetti di questo tipo per poi riassegnarli e che allo stato il finanziamento di 250.000 euro, diversamente da quando i vertici dell’esecutivo avevano affermato, non è stato revocato e che è possibile evitare la revoca proponendo una nota in cui va evidenziato che il progetto è esecutivo, che è stato già indetto il bando di gara e che il Comune di Serra San Bruno ha stipulato il contratto di mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti. Spiace rilevare – sostiene l’esponente dell’opposizione - che il sindaco voglia resettare tutto adducendo una presunta carenza progettuale e ricominciare da capo elaborando un nuovo progetto. In questo momento, servirebbe una maggiore celerità e se proprio ci sono delle carenze sarebbe più opportuno apportare eventuali modifiche e non ripartire da zero perdendo ulteriore tempo. Perdere il finanziamento potrebbe significare da un lato creare un pregiudizio erariale in capo all’Ente e dall’altro far attendere ancora la comunità che ha bisogno di certezze su un tema così importante. I serresi – conclude - sperano che gli interessi della collettività prevalgano sui calcoli politici e che su tutto ciò che riguarda la salute pubblica ci sia sempre la collaborazione e non operazioni di altro tipo”.

Subscribe to this RSS feed