Impianti di risalita a Lorica, Ferrara (M5S): basta ritardi, consegnare l’opera ai cittadini

“Basta ritardi e promesse. Gli impianti di risalita delle stazioni sciistiche di Lorica devono essere consegnate ai cittadini”.

Così l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, interviene sui differimenti che contraddistinguono l’opera del progetto Pisl “Lorica Hamata in Sila Amena”.

Progetto finanziato nell’ambito del Por Calabria Fesr 2007-2013, che avrebbe beneficiato di 13 milioni 347mila di contributo pubblico (Assi 5 e 8 Por Calabria 2007/2013) e di oltre 3 milioni di euro di contributo privato.

Il progetto prevedeva l’adeguamento e la modernizzazione degli impianti di risalita delle stazioni sciistiche di Lorica, nonché la sostituzione della seggiovia con una cabinovia.

“Ad oggi però – continua la Ferrara - a distanza di circa 4 anni dalla pubblicazione del bando di gara, le piste ed i nuovi impianti continuano a restare chiusi nonostante i lavori siano terminati già da diverso tempo. In merito a ciò, oramai da mesi la stampa riporta le dichiarazioni degli amministratori regionali calabresi circa l'imminente ultimazione dei collaudi, ma nel frattempo a Lorica un'altra stagione sciistica sta terminando senza ricadute positive per il territorio”.

Alla luce della scadenza del 31 marzo 2017 per la presentazione della relazione finale di attuazione del Por, l’eurodeputata ha inoltrato un'interrogazione al fine di riceve risposte dalla Commissione in merito a tre punti: qual è lo stato dell'arte in cui versa il progetto Pisl ”Lorica Hamata”? Se vi sono rischi circa la “stabilità” del finanziamento? Se intende sollecitare la Regione Calabria affinché si attivi per dare immediata attuazione al progetto e renderlo finalmente funzionante?.

“Il rilancio della nostra Sila non può subire ulteriori stop e rallentamenti. Per questo motivo – conclude la Ferrara – è necessario spronare la Regione Calabria per far rispettare gli impegni presi e consegnare nuove prospettive di sviluppo turistico a uno dei panorami più belli d’Italia”.

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Sequesto impianto Coda di Volpe, M5S: “Senza la legge sugli eco-reati avrebbero continuato ad inquinare”

«Purtroppo ciò che temevamo è stato confermato dall'operazione Cloaca Maxima di questa mattina. L'impianto di Coda di Volpe inquinava le acque anziché depurarle».

È quanto affermano i portavoce del Movimento 5 Stelle, l'eurodeputata Laura Ferrara, il deputato Paolo Parentela e Domenico Miceli, consigliere comunale di Rende, dopo il sequestro di questa mattina del depuratore consortile “Valle Crati”.

I tre avevano presentato una denuncia alla Procura a gennaio del 2016.

«Ci avevano allarmato – continuano i pentastellati – i valori alterati delle acque, valori rilevati con il Progetto “Punto Zero acqua”. In seguito all'evidenza sui risultati delle analisi dei campionamenti di acqua nell’area industriale di Rende sita in Contrada Coda di Volpe abbiamo immediatamente presentato un esposto/denuncia alla Procura della Repubblica e per conoscenza anche al Ministero dell'Ambiente. Sulla base del nostro esposto e sui riscontri con secondi rilevamenti, lo stesso Ministero chiedeva, in via formale, al Comune di Rende di avere maggiori informazioni. Ad uno dei sopralluoghi del corpo forestale intervenne anche un nostro collaboratore, per indicare agli inquirenti i punti precisi in cui noi avevamo effettuato i nostri prelievi. Il caso volle che proprio quel giorno le acque si presentassero ricoperte da una coltre schiumosa, evento già accaduto come confermato dai residenti di quella zona. Quella di oggi è una delle più importanti indagini condotte finora in materia di tutela dell’ambiente nel cosentino, se si è arrivati a questo risultato è solo grazie alla legge sugli ecoreati, legge fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. Continueremo le nostre battaglie – concludono Ferrara, Parentela e Miceli – chi inquina deve pagare è il principio cardine del nostro attivismo ambientale, bisogna fermare chi, curando solo i propri interessi ammala l'ambiente e le persone che lo circondano».

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Politiche 2018, il MoVimento 5 stelle presenta la lista

"Abbiamo appena presentato la lista dei candidati nei collegi plurinominali e uninominali calabresi. Conoscevate già i nomi dei candidati del Movimento 5 Stelle alla Camera ed al Senato nelle liste del proporzionale. Il MoVimento, infatti, al contrario degli altri partiti ha dato l'opportunità agli iscritti sulla piattaforma Rosseau di scegliere i propri rappresentanti. È stato applicato poi alle liste finali, come previsto dalla statuto che tutti i candidati hanno accettato, un ulteriore "filtro di qualità", così come lo ha definito il candidato premier Luigi Di Maio. Lo staff nazionale ha vagliato tutte le segnalazioni arrivate dai territori applicando ulteriori verifiche e controlli. Per quanto riguarda i candidati nei collegi uninominali sono stati tantissimi i curricula arrivati, così come i contatti con personalità di alto profilo, sia dal punto di vista dell'impegno sociale che per le competenze professionali. Alcuni hanno preferito sostenerci dall'esterno, altri invece hanno accettato con entusiasmo di partecipare attivamente alla campagna elettorale. L'apertura del MoVimento alla cosiddetta società civile dimostra che per governare c'è bisogno dell'apporto della parte sana e positiva di questo Paese, senza per questo abbandonare quelli che sono i principi fondanti del MoVimento 5 Stelle. Tutti i candidati infatti hanno sposato in pieno il Programma di Governo, i venti punti per la qualità della vita degli italiani. Dall'altra parte abbiamo assistito ancora una volta allo squallido teatrino delle candidature dei soliti noti, finalizzate alla collocazione strategica sulle poltrone dei capibastone o loro prestanome. In Calabria ci hanno calato dall'alto Marianna Madia che nulla ha a che fare con il nostro territorio e la nostra gente, dopo la Bindi e Scilipoti l'ennesimo parlamentare che utilizzerà i voti dei calabresi per essere eletta e scomparire il 5 marzo".

E' quanto scrive in una nota, la coordinatrice della campagna elettorale del M5s in Calabria Laura Ferrara

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Por Calabria, Ferrara (M5s): "Non possono smentire quanto certificato anche dalla Corte dei Conti"

«Ho preso “serenamente” atto della replica arrivata dalla Giunta regionale, o quel che ne rimane in attesa del terzo rimpasto. Non mi rimane che ribadire il grave ritardo e la mancanza del raggiungimento degli obiettivi che ha caratterizzato il Por Calabria 2007-2013».

È quanto afferma Laura Ferrara, eurodeputata del MoVimento 5 Stelle in controreplica alla una nota dell'ufficio stampa della Giunta regionale.

«Volevano smentirci ma non possono farlo. Perché l'inefficienza e le criticità legate della vecchia Programmazione non sono un'invenzione del MoVimento 5 Stelle, ma sono certificate, tanto nelle risposte della Commissione europea alle mie interrogazioni, quanto nella relazione della Corte dei Conti. Si vuole far passare il messaggio secondo il quale l'utilizzo di progetti retrospettivi o spostamenti di risorse su altri Programmi come il Pac, essendo operazioni lecite o comunque già adottate da altre regioni (le meno virtuose), rientrino nell'ordinaria amministrazione. Non è così. Le recriminazioni che ribadiamo sono legate al ricorso forzato e continuo a questi escamotage finanziari pur di far quadrare i conti e mascherare i ritardi che invece sono evidenti e certificati, ripeto, non da noi, ma da un tribunale contabile e dalla stessa Commissione europea. Infatti, è indice di cattiva amministrazione, benché tutto avviene nei limiti del consentito, che oltre un terzo delle risorse del POR Calabria 2007/2013 sia poi finito nei Pac, per non parlare del pesante ricorso che la Regione ha fatto dei progetti retrospettivi: strumenti così "efficaci" che nella nuova programmazione sono stati vietati dalla CE, ma per dirlo con le parole della Corte dei Conti: "l’elevata incidenza dei progetti retrospettivi (circa il 44% della dotazione finanziaria quale ridefinita dalle rimodulazioni) dimostra carenza di progettualità ed incapacità ad assorbire la spesa comunitaria con i progetti originariamente inseriti nel Programma". Sulla destinazione delle risorse trasferite sul Pac,  – continua poi la Ferrara - non è così scontato, come vogliono far credere dalla Regione, che si mantenga destinazione territoriale e obiettivi. Esemplare fu il caso della Legge di stabilità del 2015 con cui ai calabresi furono sottratti 365 milioni di euro dal Governo nazionale proprio grazie ai ritardi di programmazione dell'amministrazione regionale. Con l'utilizzo dei Pac viene meno la qualità della spesa e  la finalità propria dei finanziamenti europei cioè colmare le lacune regionali secondo una tempistica rapida e certa dettata dall'UE e non, quindi, secondo il proprio piacimento, magari a distanza di anni dalla chiusura di un periodo di programmazione.

Sul Por Calabria 2014 – 2020; certo la Calabria è in linea con la media nazionale, ma nel ritardo. In pratica la Regione si giustifica dicendo “anche gli altri fanno male come noi”. Doveva essere, quello della nuova Programmazione, il grande riscatto della Calabria, la possibilità di essere virtuosi nella spesa per il bene del territorio. Invece ci si allinea ai peggiori e si usano come metro di paragone. Insomma per questa amministrazione – conclude nella sua risposta l'europarlamentare – perché fare bene, se si può far male e poi mettere una pezza sul buco. Come MoVimento 5 Stelle non abbiamo aspettato la campagna elettorale per denunciare tutta l'inefficacia di questo governo regionale. I cittadini calabresi non sono così ciechi e sordi da non aver ascoltato e letto le nostre numerose denunce, nonostante il fumo negli occhi che qualcuno continua soffiargli».

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Por 2007-2013, Laura Ferrara (M5S): “Artifici contabili e spostamenti di risorse non salvano la Calabria”

"È di ieri la notizia secondo la quale la Corte dei Conti ha sancito ufficialmente, portando la relazione in Parlamento, il fallimento della Calabria in fatto di spesa sulla Programmazione 2007-2013. Niente di nuovo sotto il sole – commenta l'eurodeputata Laura Ferrara, che delle criticità della vecchia Programmazione si è già occupata interessando più volte la Commissione europea. Già ad ottobre la Commissione mi informava, rispondendo ad una mia interrogazione che alla Calabria ed ai calabresi è stato sottratto oltre un miliardo di euro a valere sul Por 2007-2013. In particolare la riduzione ha riguardato il Fesr il cui “cofinanziamento nazionale era di circa 3 miliardi di euro ed è stato ridotta a circa 2 miliardi di euro” come scriveva la Commissione. Così come dal Fondo sociale europeo (FSE) 2007-2013 sono stati trasferiti al piano di azione per la coesione (Pac) circa 286 milioni. 

La Corte dei Conti però, ci dà un dato esplicativo di quanto abbiano inciso gli artifici contabili per il raggiungimento della spesa e la bocciatura da parte del tribunale contabile: l'elevata incidenza dei progetti retrospettivi (circa il 44% della dotazione finanziaria quale ridefinita dalle rimodulazioni), escamotage finanziario adottato dal Dipartimento Programmazione della Regione Calabria per far quadrare i conti, una sorta di rimborso alla Regione su progetti e opere già realizzate. Nessun beneficio, dunque, per lo sviluppo di una terra relegata agli ultimi posti in fatto di occupazione e quindi crescita. 

Qualcuno dalla Cittadella Regionale - aggiunge Ferrara - vorrebbe convincere poi i cittadini e noi che il trasferimento di risorse sui Pac non comporta grandi differenze “giusto il cambio dello strumento programmatico” dicono. Possiamo facilmente smentirli anche su questo. Intanto lo spostamento di risorse da uno strumento ad un altro è già di per sé indice di ritardi e inefficienze di questa amministrazione regionale e la relazione della Corte dei Conti lo conferma, gli interventi da realizzare attraverso i Piani di Azione Coesione non hanno poi una scadenza vincolante prevista a livello normativo: viene meno così la finalità propria dei finanziamenti europei cioè colmare le lacune regionali secondo una tempistica rapida e certa dettata dall'Unione. Per concludere le somme confluite nei Pac, ove non impegnate, possono poi essere utilizzate dal Governo nazionale per altre finalità. Dunque sì, per me il miliardo e mezzo è stato sottratto ai calabresi. Non c'è nessun modo - chiosa Ferrar a- per tornare indietro, ma possiamo guardare avanti alla nuova Programmazione... ah no, anche quella viaggia anni luce in ritardo rispetto a come dovrebbe realmente essere".

Precari del Cnr, Laura Ferrara (M5s) interroga la Commissione europea

Continua l'attenzione dell'europarlamentare del MoVimento 5 Stelle, Laura Ferrara, verso il mondo del precariato.

In particolare, l'eurodeputata calabrese ha appena presentato interrogazione alla Commissione europea sulla situazione che da anni vivono migliaia di lavoratori precari della Ricerca.

«Sono tantissimi i ricercatori che vivono da anni il disagio di una condizione lavorativa appesa sul filo del precariato, nel solo CNR 4500 dipendenti su oltre 11500 in servizio, prestano la propria attività lavorativa attraverso il reiterato ricorso a contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione coordinata e continuativa, contratti part-time e assegni di ricerca. Entrano nel Centro come giovani ricercatori e vi rimangono come professionisti affermati ma ancora precari.

Nulla di definito e stabile. In Italia gli Enti pubblici vocati alla ricerca, abusano di queste tipologie contrattuali in pieno contrasto con quanto previsto con la direttiva 1999/70/CE, specificatamente alle clausole 4 (Principio di non discriminazione) e 5 (Misure di prevenzione degli abusi) dell'Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato. Lo Stato italiano si tappa occhi e bocca rispetto a questa forte discriminazione in termini di tutela previdenziale, assistenziale ed economica fra dipendenti a tempo indeterminato e determinato che a tutti gli effetti svolgono le stesse mansioni dei primi. È ora che la Commissione europea chiarisca se per questa situazione è già attiva una procedura d'infrazione per l'Italia o se intende avviarne una specifica. Il contrasto a queste forme di abusivismo di contratti flessibili negli enti pubblici di Ricerca deve essere anche preoccupazione dell'Europa, visto che in Italia nessun Governo si è preoccupato della problematica. Esistono dei diritti sanciti in normative europee che permettono di mettere fine a questa disparità di trattamento – conclude Ferrara –, è ora di sanare questa situazione. Ci sono casi in cui si superano addirittura i venti anni di precariato. Questa situazione costituisce sicuramente un forte limite per la qualità della Ricerca nel nostro Paese».

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Sede calabrese a Bruxelles, Ferrara (M5S) “Un costo inutile per i cittadini”

«Non ci è riuscito il presidente della Regione Calabria a rendere operativa la sede calabrese a Bruxelles che è rimasta, così come in passato, un costo inutile a spese dei cittadini calabresi».

È quanto afferma l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara, riferendosi alla sede di rappresentanza della Regione Calabria nella città che ospita il Parlamento europeo.

«A luglio viene pubblicato un avviso pubblico per la selezione di 5 consulenti “di supporto al coordinamento tecnico delle attività di programmazione settoriale e territoriale del POR Calabria FESR FSE 2014/2020 e la sua integrazione con la Cooperazione Territoriale Europea, per la sede di Bruxelles della Regione Calabria”. Siamo quasi a fine dicembre ed ancora nessuna selezione è stata effettuata – lamenta la Ferrara – anzi, ad ottobre viene sospesa la selezione fino a data da “determinarsi” così come è possibile apprendere dal sito Calabriaeuropa. La sede non ha un organico effettivo ed “ufficiale” da novembre 2015. Sin dal mio insediamento al Parlamento europeo ho ripetutamente chiesto che la sede diventasse operativa al pari di quelle di altre Regioni. Poteva essere un punto di promozione, informazione e perché no, anche di formazione e invece, fatta eccezione per qualche convegno/parata, è solo una voce di spesa del bilancio regionale. Dal 2015 la sede risulta formalmente scoperta di risorse anche se più di una volta al suo interno era presente un esperto del Laboratorio Calabria 2020, il cui contratto risultava scaduto e non rinnovato. A distanza di quasi tre anni, anche su questa situazione il governo regionale non ha certo brillato per trasparenza, oltre a non aver intrapreso la famosa “svolta” rispetto a quello precedente. Chiedo maggiore chiarezza sulla funzione della sede che si è connotata più come un ufficio privato che come un punto di riferimento in Europa».

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Vigili del fuoco discontinui, la Commissione Europea chiede chiarimenti all'Italia

È finalmente arrivata la tanto attesa risposta della Commissione Europea all'interrogazione con la quale l'europarlamentare calabrese Laura Ferrara ha portato a conoscenza delle istituzioni comunitarie la difficile questione dei vigili del fuoco “discontinui”.

“Giusto qualche ora fa - dichiara La Ferrara - la Commissione Europea, per il tramite della Commissaria Marianne Thyssen, ci ha fatto pervenire la risposta alla nostra interrogazione sui Vigili del fuoco discontinui, presentata nello scorso ottobre dietro segnalazione dei “discontinui” calabresi. Ebbene, l'odierna risposta segna un passo fondamentale nell'affermazione dei diritti di tale categoria di lavoratori. La Commssione Europea, infatti, - continua la portavoce del MoVimento 5 Stelle - dichiara di essere al corrente della situazione dei vigili del fuoco discontinui in Italia che “sono occupati in base a una successione di contratti a tempo determinato...per svolgere compiti analoghi per natura a quelli dei vigili del fuoco permanenti, sotto la stessa catena di comando.” Proprio per la paradossale situazione venutasi a creare in Italia, per la quale, tale categoria di lavoratori discontinui pur presentando tutti i requisiti tecnico-operativi e di specializzazione propri dei vigili del fuoco effettivi non beneficia del sistema di tutela previdenziale, assistenziale ed economica proprio del personale permanente, la Commissione Europea ha deciso di chiedere ufficialmente chiarimenti al Governo italiano”.

“Ancora oggi -continua Ferrara - nonostante le innumerevoli mobilitazioni da parte dei vigili del fuoco “discontinui” il Governo nazionale è rimasto sordo e muto alle loro richieste. La posizione di questa categoria deve essere sanata e, dietro le sollecitazioni di Bruxelles, l'Italia dovrà garantire pienezza di diritti e tutela da eventuali discriminazioni giuridiche ed economiche a quelli che ancora oggi vengono denominati vigili del fuoco “discontinui”.

La Calabria, così come altre regione del Sud Italia, - conclude la Ferrara - hanno ampiamente beneficiato dei servizi di questa categoria “non tutelata”. Il corpo dei vigili del fuoco, nella sua interezza, “discontinui” e non, rappresenta un caposaldo nella tutela e nella salvaguardia dei nostri territori, questo è un motivo più che sufficiente per cercare di trovare una soluzione e porre fine a situazioni di disequilibrio.”

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