Mappatura multiscala della Posidonia oceanica: la correlazione fra inquinamento e qualità dell’ambiente

Si è tenuto, nella Cittadella regionale di Catanzaro in località Germaneto, un incontro tecnico presieduto dall’assessore all’Ambiente della Regione Calabria Antonella Rizzo, sullo stato di avanzamento dei lavori del progetto di “Mappatura Multiscala in “Siti Pilota” di Praterie di Posidonia Oceanica e Cymodocea Nodosa” , denominato Musmap, che la stessa Regione ha affidato per la realizzazione all’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal).

Il progetto prevede la rivisitazione cartografica, in chiave aggiornata, della precedente mappatura delle fanerogame marine, eseguita in Calabria, e risalente al periodo 2002 – 2004, quest’ultima realizzata nell’ambito del progetto “Mappatura delle praterie di Posidonia oceanica e di altre fanerogame marine lungo le coste della Campania e della Calabria e delle isole minori circostanti” finanziato dal Ministero dell’Ambiente.

Le fanerogame marine costituiscono un habitat di grande pregio negli ambienti marini e salmastri costieri, sia per quanto riguarda il paesaggio sommerso sia per il ruolo ecologico che rivestono. Le fanerogame marine, presenti nel Mare Mediterraneo, sono rappresentate da circa cinque specie, tra cui le più rappresentative, in termini di dominanza, sono la Posidonia oceanica e la Cymodocea nodosa. 

Per realizzare questo progetto la Regione, con a fianco l’Arpacal, ha chiamato a raccolta i principali attori della ricerca scientifica del settore, istituendo un tavolo di partenariato. Ne fanno parte l’Ispra (Istituto Superiore per la  Protezione e la Ricerca Ambientale), rappresentata nella riunione dal professor Sante Francesco Rende, dall’Area Marina Protetta di Isola Capo Rizzuto, rappresentata dal dottor Piero Cappa, dal Dipartimento di Ecologia Biologia e Scienze della Terra dell’Unical, guidato dalla professoressa Maria Beatrice Bitonti, affiancata dalla professoressa Radiana Cozza, dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale Unical, rappresentato dall’ingegner Antonio Lagudi, il Diving Center di Isola capo Rizzuto, guidato da Antonio Ranieri. L’Arpacal era rappresentata dal dottor Emilio Cellini, direttore dell’Unità Operativa Marine Strategy nonché responsabile unico del progetto, accompagnato dai tecnici Alfredo Amoruso, Salvatore Barresi e Giuseppe Mazza.          

La prateria a Posidonia oceanica rappresenta, quindi, un ecosistema delicato che risente molto delle variazioni della qualità dell’ambiente; essa scompare allorché l’inquinamento, inteso in senso lato, è troppo accentuato. Per questo motivo la Posidonia oceanica è ritenuta un eccellente indicatore della qualità dell’ambiente. Attualmente si assiste ad un crescente declino delle fanerogame marine a causa dell’aumento delle attività antropiche ed un generalizzato fenomeno di regressione delle praterie in atto in tutto il bacino Mediterraneo.

Le principali cause di regressione delle praterie sono comunque da collegare alla crescente pressione antropica sull’ambiente costiero. In particolare, l’aumento di torbidità e la conseguente riduzione della trasparenza delle acque riduce la capacità fotosintetica della pianta e risulta essere una delle cause più frequenti di regressione delle praterie. Sostanze chimiche di vario genere (es. tensioattivi, metalli pesanti ecc.) possono causare necrosi dei tessuti, alterazioni morfologiche e comunque interferire negativamente con i normali processi di sviluppo delle piante.

Al fine di proteggere e conservare le praterie è innanzitutto indispensabile stabilirne lo stato di salute e quindi avviare programmi di monitoraggio e/o di eventuale recupero. Da qui il progetto di mappatura multiscala in siti pilota delle Praterie di Posidonia Oceanica e Cymodocea Nodosa. 

A conclusione della riunione, nella quale ciascun rappresentante del partenariato ha potuto relazionare sulle attività di competenza svolte in questo 2016 e sulle prossime fasi da realizzare, l’assessore Rizzo ha sottolineato l’importanza di questa base dati e conoscenza ambientale così specifica, utile non solo alla realizzazione del progetto, ma soprattutto per dare nuovi strumenti conoscitivi dello stato di salute del mare provocato dall’impatto antropico sulle coste. Una tale mole di dati, spesso acquisita con metodologie altamente innovative – alcune di esse, infatti, sono in corso di brevetto – che dovranno essere “tradotte” in un linguaggio comprensibile, soprattutto per le giovani generazioni delle scuole medie e superiori alle quali sarà destinato un apposito convegno che si terrà, sul finire del prossimo gennaio 2017, nella stessa Cittadella regionale.

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