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Parlamentari calabresi, presenzialisti ed assenteisti nella classifica di Openpolis

Ci sono due donne in cima alla classifica dei Parlamentari calabresi che hanno maggiormente partecipato, con il voto, ai lavori di Camera e Senato. A guidare la speciale graduatoria stilata dall'associazione Openpolis, troviamo, infatti, la deputa Rosanna Scopelliti (Ap/Ncd – Udc) e la senatrice Doris Lo Moro (Pd). All’estremo opposto, un’altra donna, Jole Santelli (Fi-Pdl) ed un calabrese putativo, Domenico Scilipoti (Fi- Pdl). La classifica, redatta sulla base dei dati relativi alle votazioni elettroniche in aula dall’inizio della legislatura ad oggi, non è esente da qualche imperfezione derivante dall’impossibilità di distinguere le assenze giustificate da quelle che non lo sono. I regolamenti di Camera e Senato non prescrivono, infatti, la registrazione dei motivi della mancata partecipazione al voto da parte dei parlamentari.

Presenze Senato della Repubblica

Doris Lo Moro (Pd) 96,83%; Pietro Aiello (Ap/Ncd – Udc) 83,50; Giovanni Emanuele Bilardi (Ap/Ncd – Udc) 74,83; Antonio Gentile 72,46; Francesco Molinari (Misto) 71,90; Antonio Stefano Caridi (Gal) 70,57; Nicola Morra (M5S) 68,81; Vincenzo Mario Domenico D’Ascola (Ap/Ncd – Udc) 64,91; Domenico Scilipoti (FI – Pdl) 59,29

Presenze Camera dei deputati  

Rosanna Scopelliti (Ap/Ncd – Ucd) 85,98%; Nicodemo Nazzareno Oliverio (Pd) 83,77; Paolo Parentela (M5S) 83,73; Enza Bruno Bossio (Pd) 82,53; Alfredo D’Attorre (Pd) 80,76; Sebastiano Barbanti (Misto) 77,71; Bruno Censore (Pd) 77,24; Roberto Occhiuto (FI – Pdl), subentrato il 25 giugno del 2014, 75,16; Dalila Nesci (M5S) 74,42; Franco Bruno (Misto) 73,22; Stefania Covello (Pd) 72,24; Nico Stumpo (Pd) 66,78; Ernesto Magorno (Pd) 65,48; Dorina Bianchi (Ap/Ncd – Udc) 62,80; Demetrio Battaglia (Pd) 54,45; Federica Dieni (M5S) 50,53; Ferdinando Aiello (Pd) 42,28; Rosy Bindi (Pd), presidente commissione Antimafia, 27,64; Giuseppe Galati (Misto) 26,06; Jole Santelli (FI – Pdl) 21,25.

 

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C'era una volta il Nuovo Centrodestra

Sono passati poco meno di due anni da quando, era il 15 novembre del 2013, veniva alla luce il Nuovo Centrodestra. Un arco di tempo così breve è stato, tuttavia, sufficiente, per metabolizzarne la sua intera parabola:  una virgola nella storia della politica italiana. Anche in Calabria, l'intero stuolo di "colonnelli" all'epoca in servizio permanente effettivo presso quella che appariva come l'"Armata invincibile" di Giuseppe Scopelliti seguì senza indugi il suo Generale, unico fra i big sparsi sul territorio ad abbracciare il progetto coltivato da Angelino Alfano di un centrodestra deberlusconizzato. Un partito che fosse capace di attrarre il naturale bacino elettorale dei moderati sottraendosi al ventennale dominio esercitato dall'ex Cavaliere. Per rendere possibile il progetto, secondo il leader Ncd, era necessario, rimanere ancorati al Governo di Matteo Renzi ed abbandonare al suo destino la barca che, tornata ad issare l'antico vessillo di Forza Italia, veleggiava ammaccata verso i lidi dell'opposizione all'Esecutivo. Poco importa, in questa sede, quali siano stati i motivi reali dell'implosione del PdL e, di conseguenza, delle ragioni che portarono alcuni ad intrupparsi con Alfano, altri a rimanere fedeli all'enclave "azzurra". Quel che conta è l'epilogo, tragicomico, di un'avventura dimenticabile, a Roma come in Calabria. La nostra regione, anzi, può ben assurgere al ruolo di rappresentazione plastica di ciò che è stato, o meglio, non è stato il Nuovo Centrodestra. Tralasciando le vicissitudini legate alla persona fisica Scopelliti, che, però, hanno determinato nelle lande a noi vicine un effetto a cascata tale da svuotare, di voti e di prospettive, il partito, è quel che sta succedendo in queste settimane, in questi giorni, in queste ore, a rendere bene l'idea di una morte annunciata. Un fuggi fuggi che non sta risparmiando nessuno, ma i rappresentanti calabresi, tradizionalmente lesti a cogliere la direzione delle correnti quando a scricchiolare sono i propri interessi particolaristici, si sono saputi muovere per tempo, provando ad occupare la pole position prima del via ufficiale al poco romantico "valzer dei voltagabbana". Della pattuglia di senatori inseriti nella lista PdL e spediti dalla Calabria a Roma per mezzo dell'immondo "Porcellum", quelli che hanno imboccato la strada del Nuovo Centrodestra o sono rimasti impigliati in storie e storiacce di natura giudiziarie: vedi Pietro Aiello. O si sono dovuto dimettere a furor di popolo per scandali scoppiati nella terra d'origine: è il caso di Antonio Gentile. Altri, come Giovanni Bilardi, eletto nella paccottiglia denominata "Grande Sud", ma andato ad infoltire il drappello alfaniano a Palazzo Madama, hanno le loro gatte da pelare a causa di richieste d'arresto pendenti per la tristemente celebre "Rimborsopoli", retaggio dell'esperienza vissuta sugli scranni di Palazzo Campanella. Un quarto esponente, Antonio Caridi, già nel dicembre dello scorso anno ha preso cappello e salutato la compagnia: è dato per imminente il suo trasferimento nelle fila di Forza Italia, dopo aver abitato in questo lasso di tempo il non meglio identificato mondo denominato "Grandi Autonomie e Libertà". Un paio di suoi colleghi che vantano le medesime origini calabresi sono, invece, in fibrillazione perché corteggiati con insistenza da Denis Verdini, regista e costruttore della stampella del Governo Renzi a cui ha dato il nome, assai poco affascinante, di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, trasformatosi in una naturale calamita per gli assidui frequentatori del sottobosco del potere politico, con annessi e connessi. Ma, sebbene il quadretto che emerge è molto poco edificante, è a Montecitorio che si rischia l'indigestione di emozioni assistendo alle appassionanti giravolte delle due campionesse di "salto della quaglia". Entrambe catapultate nell'aula della Camera dei Deputati agitando la bandiera del PdL, sono sul punto di staccare il tagliando di campionesse nel popolarissimo, fra gli inquilini dei Palazzi, salto della quaglia: trattasi delle due "damigelle" Dorina Bianchi e Rosanna Scopelliti. Quest'ultima, espressamente e fortemente voluta dall'ex presidente della Regione come fiore all'occhiello da esibire con orgoglio, si è talmente affrancata dalle sue origini che a breve si sistemerà davanti al confortevole focolare del Partito Democratico. Ai vertiginosi giri di giostra della Bianchi, invece, sia detto in tutta sincerità, non possiamo fare altro che inchinarci commossi: nessuna meglio di lei conosce a menadito l'intero arco costituzionale. Dal 2001 ad oggi ha già frantumato ogni record: eletta con il Ccd è confluita nell'Udc. Folgorata sulla via di Damasco, a legislatura corrente, indossa l'abito della festa e aderisce alla Margherita: dal centrodestra al centrosinistra, previo bagno purificatore nel salvifico Gruppo Misto. Rieletta nel 2006, l'anno successivo aderisce, insieme a quello che era il partito del momento, al PD. Nel 2008, altra competizione elettorale vincente, questa volta per il Senato. Neanche a dirlo, in corso d'opera, questioni di coscienza la "obbligano" nel 2009 a scappare dal PD per rimettersi sotto l'ombrello dell'Udc. Passano due anni ed il centrodestra la candida a sindaco della sua città, Crotone: un'esperienza poco felice, visto l'esito fallimentare, ma lei non molla di un centimetro e contestualmente si mette in tasca la tessera del PdL da cui il passo a Ncd si è rivelato, per una volta, semplice da compiere. Adesso, questione di poco, e complice l'amichevole frequentazione col ministro Maria Elena Boschi e l'evaporazione della creatura alfaniana, scenderà alla prossima fermata: voci insistenti riferiscono, infatti, che stia nuovamente scorgendo all'orizzonte il tram guidato da Renzi, quello che la potrebbe portarla dritta dritta al capolinea (almeno fino al prossimo viaggio) del ministero degli Affari regionali. Al cospetto di cotanta passione ideale non resta altro che arrendersi: chapeau.

 

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Rosanna Scopelliti ricorda l'assassinio del padre: "Dopo 24 anni aspetto ancora giustizia"

"Anche quest'anno in occasione del 24mo anniversario della sua uccisione per mano mafiosa, ricorderemo a Piale (RC) il sacrificio di mio padre, il magistrato Antonino Scopelliti". A renderlo noto è Rosanna Scopelliti, coordinatrice del Comitato beni confiscati della Commissione Antimafia. "Sono felice che ad onorarne la memoria ci siano il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e il sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano. Ringrazio in particolare l'Amministrazione di Villa San Giovanni, che da sempre mi è accanto in questa giornata. La presenza del Presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa e del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà - sottolinea la parlamentare  - testimonia come la Calabria che si riconosce nei valori in cui credeva mio padre non dimentichi il sacrificio dei suoi figli caduti per lo Stato. Anno dopo anno, in questa giornata, oltre alla tristezza per la sua morte, per me e la mia famiglia, il dolore più grande è dover continuare a convivere con l'amarezza di non aver ancora avuto giustizia da quello stesso Stato che papà ha servito fino all'estremo sacrificio". Il Duomo di Reggio Calabria ospiterà questa sera alle 19 la Santa Messa celebrata in suffragio dell'alto magistrato. A mezzogiorno di domenica, invece, il giudice sarà commemorato a Piale di Villa San Giovanni, teatro dell'agguato compiuto il 9 agosto del 1991. Nell'occasione saranno deposte corone di fiori. 

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