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L’Uncem si concentra sulle aree interne: incontro pubblico con Oliverio e Praticò

Si svolgerà lunedì 1 febbraio a Zagarise l’incontro pubblico “Il ruolo dei Comuni nella strategia regionale per le aree interne”. All’evento, coordinato dal presidente dell’Uncem Calabria Vincenzo Mazzei, prenderanno parte anche il sindaco di Zagarise Domenico Gallelli ed il dirigente generale del dipartimento Programmazione nazionale e comunitaria Paolo Praticò. Le conclusioni al termine del dibattito sono affidate al presidente inter gruppo parlamentare “Amici della montagna” e presidente dell’Uncem nazionale Enrico Borghi e al presidente della giunta regionale Mario Oliverio.

Uncem Calabria: “Fusioni e Unioni di Comuni sono percorsi non più rinviabili”

C’è una voce autorevole che si leva per suggerire un cammino ambizioso, per invitare la classe dirigente a guardare al futuro, per spiegare tecnicamente che esiste un’opportunità che non va sprecata. È quella del presidente dell’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) Calabria e sindaco di Petronà Vincenzo Mazzei che ritiene essenziale una mentalità lungimirante per garantire migliori condizioni di vita alle generazioni del domani. “Comunemente – afferma - si pensa che l’eccesso di frammentazione sia un problema dei piccoli Comuni, dei cosiddetti Comuni ‘polvere’, che non raggiungono la dimensione sufficiente per lo sfruttamento delle economie di scala e di scopo, scontando dunque un peso eccessivo dei costi fissi di funzionamento sui loro bilanci. Sicuramente ciò rappresenta una parte importante del problema – aggiunge - ma non l’unica sua manifestazione”. Nello specifico, “nel caso dei Comuni di piccola taglia demografica i costi derivano sicuramente da un deficit di dimensione che impedisce la minimizzazione dei costi di funzionamento (costi espliciti), ma indebolisce anche la capacità di rispondere al fabbisogno di famiglie e imprese data la povertà di risorse finanziarie e competenze professionali disponibili (costi impliciti)”. Ad avviso di Mazzei, dunque, “il principale problema dei piccoli Comuni è dato dal fatto che impongono costi di gestione elevati a fronte di ambiti di decisione politica estremamente ristretti e di una possibilità di risposta al fabbisogno molto bassa; di fatto gli amministratori dei piccoli Comuni sono semplici gestori del poco esistente, mentre gli operatori comunali sono dipendenti ‘tuttofare’ a bassa specializzazione. Non di rado, pertanto, gli Enti sono costretti a cercare all’esterno le competenze di cui hanno bisogno per la gestione delle funzioni di cui sono titolari, imponendo alla collettività un ulteriore aggravio di costi”. È una descrizione lucida quella del presidente dell’Uncem Calabria che sostiene la sua tesi con cognizione di causa e che precisa che “le difficoltà gestionali degli Enti sottodimensionati sono ben note a studiosi, legislatori e amministratori, tanto è vero che nel corso del tempo sono stati adottati numerosi strumenti correttivi per avvicinare la dimensione degli ambiti produttivi a quella minima efficiente: basti pensare alla creazione di società ad hoc per la gestione dei servizi a rilevanza industriale in cui sono necessari grandi investimenti infrastrutturali, alla crescente separazione tra responsabilità di gestione e di produzione con l’affidamento esterno di quest’ultima, come pure alla promozione di varie forme di cooperazione interistituzionale (consorzi, convenzioni, unioni)”. Elementi concreti sono portati a sostegno di un’idea che si fa strada e che mette in luce ciò che è all’origine dei disagi attuali. Ed è partendo dalla “numerosità dei correttivi adottati” che Mazzei arriva ad una riflessione: “un aspetto meno noto della frammentazione istituzionale è che essa impone costi rilevanti anche alle aree urbane, tipicamente territori molto popolosi, ma funzionalmente integrati, in cui i confini amministrativi vanno a ‘tagliare’ realtà economiche e sociali unitarie. In questo caso non esiste un problema di mancato sfruttamento di economie di scala e di scopo, quanto piuttosto problemi di inutile duplicazione della spesa per il funzionamento degli apparati politici e burocratici (costi espliciti), di mancata corrispondenza tra finanziatori ed utilizzatori dei servizi e dunque di esternalità che creano un problema di equità nella distribuzione di costi e benefici, come pure nell’accesso ai servizi (costi espliciti), ma soprattutto un problema di mancato salto di scala delle funzioni svolte (costi impliciti). Quest’ultimo – puntualizza - è certamente l’aspetto più deleterio da considerare, perché implica una rinuncia a livelli più elevati di sviluppo socio-economico, per il semplice motivo che la somma di più Comuni non fa una città con lo stesso numero di abitanti in termini di investimenti in infrastrutture di comunicazione e trasporto, dotazione di servizi a contenuto scientifico e culturale, visibilità sul piano nazionale e internazionale. In questo caso, la frammentazione istituzionale non impedisce lo sfruttamento delle economie di scala per i servizi tradizionali, ma tiene artificialmente basso il numero dei cittadini e degli operatori economici serviti, impedendo di fatto l’attivazione dei servizi più innovativi, a più elevata specializzazione o che richiedono grossi investimenti infrastrutturali, imponendo agli utenti, da un lato, inutili costi di duplicazione degli stessi servizi di base e, dall’altro, il costo della mancata innovazione”. Conseguente è la deduzione secondo cui “il difetto maggiore dell’assenza di un governo unitario consiste in questo caso nella rinuncia a sviluppare i servizi tipici delle grandi aree urbane, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta sullo sviluppo economico dei sistemi regionali e nazionali di appartenenza e sul posizionamento nella competizione nazionale e internazionale”. Mazzei chiarisce quindi che le criticità sono diverse nelle due fattispecie e specifica che “nel caso dei piccoli Comuni si ha un problema di sottodimensionamento assoluto e di diseconomie di scala, in quello dei Comuni di medie dimensioni un problema di sottodimensionamento relativo, di equità e di scelte strategiche. Se i Comuni eccessivamente piccoli – completa il discorso Mazzei - uniscono elevati costi fissi a bassa offerta di servizi, povertà delle risorse umane e delle competenze e scarso potere decisionale degli amministratori locali, determinando una perdita di benessere per la popolazione insediata ben visibile e dunque misurabile, la frammentazione istituzionale delle grandi aree urbane rischia di produrre danni più rilevanti per la competitività dell’intero sistema economico calabrese e per la sua capacità di rinnovarsi nel tempo”. Rilevato che “non c’è più tempo da perdere”, il presidente dell’Uncem Calabria asserisce che “occorre un immediato confronto fra la Regione e le rappresentanze del mondo delle Autonomie locali, per la definizione di un percorso condiviso, che incentivi la Fusione dei Comuni e la nascita di Unioni. Tutto ciò – conclude - non per mortificare nessuno, ma semplicemente per adeguare il nostro sistema di governo locale, alle nuove sfide che ci attendono”.

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