'Ndrangheta, operazione "Nuovo Corso": 5 arresti per estorsione e associazione mafiosa

Reggio Calabria - È scattata all’alba di oggi un’operazione, denominata “Nuovo corso”, con la quale la polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di elementi ritenuti affiliati o contigui alle potente cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano.

Gli indagati sono accusati a vario titolo, d’associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione, reati aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

Le ordinanze sono state disposte alla luce dei risultati emersi nel corso di un’indagine, durante la quale i poliziotti della Questura reggina, con il coordinamento della locale Dda, hanno documentano l’operatività della cosca De Stefano nel capoluogo di provincia, soprattutto nel settore delle estorsioni consumate ai danni di imprenditori aggiudicatari di gare d’appalto per la realizzazione di opere pubbliche.

In particolare, gli investigatori hanno fatto luce su gravi vicende estorsive che hanno interessato i lavori di rifacimento di corso Garibaldi e piazza Duomo, nella città dello Stretto.

Durante l’operazione - i cui dettagli saranno resi nella conferenza stampa che il Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri terrà alle 10.30 di oggi insieme al Questore Bruno Megale – i poliziotti hanno eseguito anche diverse perquisizioni domiciliari a carico degli indagati.

Operazione "Alarico": 57 arresti per traffico di droga

I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, supportati dai colleghi del 14° Battaglione “Calabria”, dello Squadrone eliportato Cacciatori, del Nucleo cinofili di Tito e dell’8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a 57 misure cautelari, di cui 21 in carcere, 26 agli arresti domiciliari e 10 sottoposizioni all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il provvedimento, eseguito a Cosenza e provincia,  è stato emesso dai giudici per le indagini preliminari del Tribunale bruzio e del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nei confronti di persone, tre delle quali minorenni, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti”, “estorsione continuata”, “detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni”, “ricettazione”, “furto in abitazione”, “spendita ed introduzione nello Stato di monete falsificate”, “detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina”, “rapina aggravata” e “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di ps con obbligo di soggiorno”.

L’indagine, condotta dalla Stazione Carabinieri di Cosenza Principale e coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza e dalla Procura della Repubblica per i minorenni di Catanzaro, è stata avviata nel settembre 2016 in seguito all’arresto in flagranza di reato di un 53enne, il quale, nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, situata nell’area dove sorge la statua di “Alarico”, era stato trovato in possesso di 1,7 kg di marijuana.

Nel corso delle successive attività investigative, è emerso che lo stupefacente rappresentava solo una piccola parte di un ben più vasto e florido mercato, alimentato dalle inesauribili richieste dei numerosi giovani tossicodipendenti.

Infatti, grazie allo sviluppo delle indagini, i militari sono riusciti a delineare una fitta rete di spacciatori in grado di rifornire con droghe leggere e pesanti, diverse piazze di spaccio cittadine e della provincia cosentina.

Le indagini hanno fatto emergere anche i canali di approvvigionamento dello stupefacente e un'intricata rete di collegamenti, che si dipanava non solo a Cosenza, ma anche a Cerisano, Spezzano della Sila, Celico e Carolei.

 In aggiunta al già grave panorama criminale tracciato, nel corso dell’attività investigativa è emersa anche la disponibilità di armi da fuoco da parte di diversi indagati.

Tra gli arrestati figura anche uno degli autori della rapina consumata il 16 luglio 2016 ai danni di supermercato di Cosenza.

L'attività investigativa ha, inoltre, permesso d'identificare i componenti di due gruppi criminali, responsabili di 11 furti in abitazione.

Come se non bastasse, per gli investigatori, i malviventi cosentini si sarebbero costantemente riforniti di banconote contraffatte a Napoli.

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Estorsioni, diversi arresti in Calabria

Nel corso di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, gli agenti della Questura di Cosenza hanno eseguito una serie di arresti a carico di diverse persone accusate di estorsione ed altri reati.

I dettagli saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle 11,30 nella Questura di Cosenza.

 

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Operazione "Sansone 2". Le logiche spartitorie delle estorsioni della 'ndrangheta: I DETTAGLI

Alle prime luci dell’alba di oggi, nella Provincia di Reggio Calabria, il personale del ROS e del locale Comando Provinciale Carabinieri con l’ausilio del personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia ha dato esecuzione ad una Ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, dal Tribunale di Reggio Calabria, a carico di nr. 16 soggetti indagati, a vario titolo, dei delitti di partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta, estorsione, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni da sparo e da guerra rese clandestine, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento seguito da incendio e concorso esterno, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa. Contestualmente è stata sottoposta a sequestro la clinica Nova Salus di Villa S.Giovanni di cui si sono accertate le ingerenze delle cosche di ‘Ndrangheta nella gestione e conduzione.  

L’odierno provvedimento cautelare – che costituisce seconda fase dell’operazione Sansone avviata il 15 Novembre scorso con l’esecuzione di 26 fermi di indiziato di delitto – scaturisce da specifica istanza dell’Ufficio di Procura che, nel richiedere la convalida del citato provvedimento precautelare, sollecitava l’applicazione di misure restrittive a carico di ulteriori soggetti, tutti appartenenti/contigui alle cosche CONDELLO, ZITO/BERTUCA ed IMERTI/BUDA, operanti in Reggio Calabria, zone limitrofe ed altre parti del territorio nazionale. Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP quindi, nel convalidare i provvedimenti di urgenza adottati dal relativo Ufficio e confermando la permanenza in carcere della gran parte dei soggetti arrestati, adottava ulteriore e contestuale provvedimento restrittivo che andava a colpire quegli indagati per i quali non ricorrevano i requisiti per l’adozione di un provvedimento di fermo.   

La misura cautelare, così come il Provvedimento di fermo del 15.11 u.s., costituisce esito di un articolato impegno investigativo coordinato da questa Procura e condotto, in contemporanea:

- dal ROS incaricato sia delle ricerche di CONDELLO Domenico cl. ’56 detto U Pacciu, inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del Programma Speciale di ricerca del Ministero dell’Interno, che delle attività di contrasto all’assetto associativo della cosca CONDELLO; 

- dal Comando Provinciale Carabinieri Reggio Calabria interessato alle dinamiche criminali delle cosche ZITO – BERTUCA e BUDA - IMERTI, operanti nell’area di Villa San Giovanni (RC), Fiumara (RC) e dintorni, nonché dei GARONFALO operativi in Campo Calabro (RC).

Le predette investigazioni sono state condotte su contesti investigativi differenti ma complementari ed, attesi gli evidenti profili di interconnessione, in sinergia dai due Reparti dell’Arma dei Carabinieri. Punto di contatto delle due indagini è costituito dalla influenza della cosca CONDELLO nell’area di Villa S.Giovanni (RC) e dai legami di questa con la consorteria degli IMERTI/BUDA, legami sorti anche in conseguenza del matrimonio, celebrato nel 1983, tra IMERTI Antonino detto Nano feroce, esponente apicale della omonima cosca e CONDELLO Giuseppina, sorella di Domenico cl. ‘53 U Pacciu e cugina di Pasquale cl. ‘50 il Supremo, matrimonio questo che determinò la cementificazione dei rapporti tra i CONDELLO e gli IMERTI/BUDA ed il rafforzamento della loro presenza nell’area di Villa S. Giovanni (RC)

L’esecuzione dell’ordinanza cautelare, nel completare la parte operativa dell’operazione Sansone, ha permesso di colpire tutti gli indagati coinvolti nelle vicende ricostruite dalle indagini svolte dai Carabinieri sulle quali va detto che:

a. hanno portato il 10.10.2012 al rintraccio del latitante CONDELLO Domenico cl. ’56 ed alla individuazione della rete di supporto logistico e dei più stretti collaboratori che oggi sono destinatari del provvedimento restrittivo. In tale contesto si deve dire che le investigazioni hanno messo in rilievo come CONDELLO Domenico aveva formato una struttura associativa cuscinetto, deputata unicamente al sostegno alla sua latitanza, ponendovi al vertice un soggetto cerniera incaricato di coordinarla e di veicolare le sue direttive struttura mafiosa: tale assetto rispondeva all’esigenza di ridurre al minimo i rischi per sé e soprattutto per l’associazione mafiosa derivanti dalla incessante attività di ricerca. Se da un lato la rete associativa e dei favoreggiatori è stata indebolita attraverso una serie di interventi (vari sequestri preventive ed operazioni Reggio Nord e Lancio) le investigazioni hanno raggiunto il punto di svolta quando è stato individuato, nella persona di VAZZANA Andrea Carmelo subentrato a TEGANO Bruno Antonino nel frattempo arrestato, il soggetto cerniera che aveva contatti sia col latitante che con gli elementi dell’associazione. Il monitoraggio di VAZZANA - oltre a consentire l’individuazione di un altro soggetto di interesse, MEGALE Roberto, che in più circostanze aveva effettuato degli spostamenti dal carattere evidentemente clandestino – aveva permesso di spostare l’attenzione sull’abitato di Salice di Rosalì (RC). L’intensificazione dei servizi a carico dei soggetti e dell’area indicati consentiva di monitorare completamente l’ulteriore movimento clandestino del VAZZANA e del MEGALE che, la sera del 10.10.2012, aveva prelevato il latitante dal covo in Salice di Rosalì. Avuta contezza di ciò, alle ore 22.00 circa dello stesso giorno, veniva prontamente bloccata la vettura con a bordo il latitante che veniva tratto in arresto unitamente all’autista MEGALE Roberto;   

b. sotto il profilo associativo le indagini condotte dal ROS sul conto dello schieramento CONDELLO – che, come indicato, ha influenza anche nella zona di Villa San Giovanni (RC) per via dei collegamenti con i BUDA/IMERTI - si sono intersecate con quelle svolte dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, in corso in periodo coevo, ma a carico dello schieramento ZITO - BERTUCA, pure operante in Villa S. Giovanni (RC) e Fiumara (RC). Ciò in ragione della accertata interazione tra i due schieramenti a causa delle criticità insorte, in ordine alla suddivisione delle attività estorsive. Le indagini hanno così messo in luce la presenza, nell’area villese, di una forte pressione estorsiva e di un controllo criminale esercitato congiuntamente, da più cosche, in modo capillare. Situazione questa che può essere efficacemente riassunta nelle parole di BERTUCA Pasquale che - nel corso di un colloquio in carcere intrattenuto con la sorella BERTUCA Felicia e con il nipote SOTTILARO Vincenzo il 23.08.2010 - invitava i familiari a riferire a LIOTTA Alfio, soggetto incaricato della riscossione dei proventi estorsivi, di «non lasciare scampo a nessuno» con la precisazione di un imprenditore cui doveva rivolgersi che doveva «… essere il primo che glieli deve portare!». Il controllo esercitato sul territorio era così ampio e penetrante che gli esponenti delle consorterie mafiose - oltre a condizionare la vita economica del territorio villese posto che l’avvio di iniziative economico/imprenditoriali doveva ricevere il placet degli esponenti delle varie cosche - erano in grado di risalire agli autori dei furti in abitazione e di veicoli, dei danneggiamenti, e di attivarsi per la restituzione dei beni ai legittimi proprietari, anche dietro il pagamento di una somma di denaro. Entrando più nel dettaglio si deve dire che, nel settore delle estorsioni, i rapporti tra le cosche ZITO - BERTUCA e quelle CONDELLO - BUDA - IMERTI sono caratterizzati da logiche spartitorie dei proventi estorsivi che si sono dipanate non senza momenti di criticità derivanti dalla duplicazione delle richieste estorsive tali da determinare, in alcuni casi, incontri diretti tra i referenti dei due schieramenti. Particolarmente eloquenti sono ancora le parole di BERTUCA Pasquale che, lamentandosi col fratello Vincenzo dell’eccessivo attivismo estorsivo del condelliano VAZZANA Andrea Carmelo nell’area di Villa S.Giovanni, specificava che LIOTTA Alfio gli avrebbe dovuto riferire «… che le indagini sopra di noi non le può fare nessuno! Altrimenti glielo mando a dire con Mico! Perché… tutte le volte che hanno portato… una brioche se la sono mangiata pure loro!» specificando che, quando entravano nell’area di loro pertinenza, «gli devi dire che prima di andare a Cannitello devono “bussare” però!». Nel complesso le attività di indagine hanno permesso di documentare ben 20 episodi estorsivi - consistiti nella pretesa di ingenti somme di denaro - in danno di numerose imprese operanti nei settori della raccolta dei rifiuti solidi urbani e delle costruzioni in generale/movimento terra, impegnate nello svolgimento di servizi ed opere sia private che di interesse pubblico, i cui proventi, sono stati suddivisi tra le predette cosche.

Le relazioni tra le suddette cosche nel campo estorsivo hanno conseguentemente consentito di delineare gli assetti associativi non solo delle cosche CONDELLO - BUDA - IMERTI e ZITO - BERTUCA ma anche della cosca GARONFALO, operante nel limitrofo comune di Campo Calabro.

 

Estorsioni della ‘ndrangheta a Badolato, sequestrati beni per 25 milioni di euro

Il Nucleo di polizia tributaria - Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro ha effettuato un sequestro di beni per un valore di circa 25 milioni di euro nei confronti di Antonio Saraco, che risulta essere indagato per per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il soggetto era stato arrestato nel 2013, quando era stato coinvolto nell’operazione “Free boat-Itaca”, con la quale erano stati posti nel mirino degli inquirenti soggetti considerati affiliati o comunque fiancheggiatori della cosca Gallace-Gallelli-Saraco di Guardavalle e Badolato. L’operazione odierna scaturisce da un provvedimento emesso dal tribunale su richiesta della Dda del capoluogo di regione.

In particolare, Saraco avrebbe compiuto due estorsioni ai danni di due imprenditori modenesi che gestiscono il porto di Badolato. Nell’elenco dei beni sottoposti a sequestro figurano anche una villa nella capitale, un villaggio turistico a Badolato, un campo sportivo e quote societarie.

‘Ndrangheta. Estorsioni e acquisizioni di terreni a basso costo: arrestati vertici cosca Alvaro

I carabinieri del Comando provinciale su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia hanno tratto in  arresto, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, 4 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le indagini, avviate dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri reggini sin dal ottobre 2015 e che si sono avvalse anche delle propalazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di acclarare l’appartenenza di uno degli indagati, con ruolo di vertice, ad un’associazione di tipo ‘ndranghetista nella sua articolazione territoriale denominata cosca Alvaro di Sinopoli ramo “carni ‘i cani” nonché di far luce sul “sistema della guardiania”, diffusamente applicato dalla criminalità organizzata nei territori di “competenza”, quale “tassa” extra ordinem nei confronti di chi a qualsiasi titolo disponga di possidenze potenzialmente produttive di reddito. In taluni  casi, anche grazie alla collaborazione di alcune vittime dell’attività estorsiva, è stata accertata finanche la “spoliazione” della proprietà subita dalle stesse, costrette a vendere i propri fondi a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato. Nella circostanza, sono stati sottoposti a sequestro preventivo i fondi illecitamente sottratti, ritenuti prodotto di attività estorsiva, per una superficie complessiva di oltre 55 ettari, per un valore stimato in 1,5 milioni di euro. In manette sono finiti Nicola Alvaro, 70enne di Sinopoli, (già detenuto a Lanciano); Grazia Violi, 68enne di San Procopio; Antonio Alvaro, 46enne di Sinopoli e Natale cutrì, 48enne di Taurianova. 

 

 

Commercianti vittime di intimidazioni: Carabinieri arrestano nella notte 4 persone

Sarebbero responsabili di numerose intimidazioni subite da diversi commercianti ed imprenditori i quattro soggetti finiti in manette all'alba di oggi. Ad arrestarli sono stati i Carabinieri della Compagnia di Catanzaro. Le azioni criminali contestate agli indagati sono state commesse nell'area della periferia meridionale del capoluogo. Il movente sarebbe legato al racket delle estorsioni gestito dalla criminalità organizzata. I particolari del blitz odierno saranno illustrati nel dettaglio durante un incontro con i giornalisti convocato alle 11 nella sede del Comando provinciale dell'Arma. 

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'Ndrangheta, estorsioni ai danni di imprenditori: 52 indagati, anche tre avvocati

Figurano pure tre avvocati nell'elenco di 52 persone coinvolte nell'inchiesta che ha puntato i fari sulle attività estorsive della cosca Grande Aracri ai danni di strutture turistiche e siti di energia eolica. L'indagine, portata avanti dai Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Crotone, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Intimidazioni di chiaro stampo mafioso e violenze sarebbero state perpetrate dai soggetti appartenenti all'organizzazione criminale con base a Cutro, nel Crotonese, ed i cui interessi si sono propagati anche nel nord Italia, da Bologna a Mantova, da Parma a Reggio Emilia. I reati, aggravati dal metodo mafioso e contestati, a vario titolo, a boss ed affiliati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, condotte illecite legate alle armi, danneggiamenti, estorsioni, illecita concorrenza mediante minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, omicidio, ricettazione, turbata libertà degli incanti, rapina, usura. Destinatari, loro malgrado, delle "attenzioni", della cosca erano i proprietari di impianti eolici e villaggi turistici, i quali, in caso di mancato pagamento del "pizzo", erano  presi di mira con atti delinquenziali finiti nel calderone del lavoro investigativo condotto dagli inquirenti. Gli avvocati sono indagati perché sospettati di concorso in associazione mafiosa per intermediazione in operazioni economiche e indebite pressioni al fine di ottenere decisioni giudiziarie favorevoli. 

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