“Che la rivoluzione culturale abbia inizio per porre fine alla mattanza delle donne che, solo perché donne, diventano vittime del malato diritto di possesso di quegli uomini, mai diventati veramente uomini”.
Con queste parole Annalisa Insardà ha aperto il suo intervento, presso l'auditorium Santa Chiara di Vibo Valentia, nel corso della manifestazione dedicata alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’iniziativa è stata organizzata da ViboInsieme, in collaborazione con il Centro Antiviolenza Donne ViVa, l'associazione Isola che non c'è e il Sistema bibliotecario vibonese.
“Ognuno secondo il proprio ruolo deve contribuire a rendere la società sana – ha incalzato l'attrice di fiction Rai impegnate quali “Lea” e “Questo è il mio paese” – ma la grande opportunità di fare cambiare i costumi più beceri del maschilismo ce l'hanno le donne, specie le mamme di figli maschi, perché possono crescere insegnando loro ad amare e rispettare una donna”.
L'incontro è stato moderato da Michele La Rocca, presidente di ViboInsieme, il quale ha ricordato l’impegno profuso dalla sua associazione per organizzare, per il secondo anno consecutivo, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Ad introdurre i lavori è stato Gilberto Floriani, mentre Raimondo Bellantoni, assessore alla cultura, ha portato i saluti istituzionali.
A seguire la scrittrice Teresa Averta e il poeta Pippo Prestia hanno recitato alcuni brani delle loro composizioni poetiche, mentre Titti Marzano ha aggiunto alcune importanti riflessioni sul ruolo svolto dalle madri nella crescita dei figli maschi. Carmen Muzzì ha, poi, illustrato i termini giuridici del cosiddetto “femminicidio” e le possibilità per le donne oggetto di violenza di rivolgersi alla giustizia usufruendo del gratuito patrocinio.
La psicologa Caterina Patania ha snocciolato numeri e statistiche, (sono quasi settemila le donne che hanno denunciato), spiegando l'impegno costante del Centro Antioviolenza, invitando pertanto le donne che subiscono atti di violenza a non tacere, a parlare, a difendersi, portando anche l'esempio di una donna di ottant’anni che soltanto dopo sessanta e più anni di sofferenze, ha trovato la forza di ribellarsi ed adesso si sente rinata.
Vincenzo Chindamo, fratello della imprenditrice Maria scomparsa misteriosamente a Limbadi qualche mese fa, ha voluto richiamare le istituzioni alla soluzione del caso della sorella, ma ha anche letto alcuni pensieri dei suoi studenti del Liceo Scientifico di Laureana di Borrello, sulla violenza contro le donne. “Ebbene, molti ne hanno coscienza e conoscenza – ha spiegato Chindamo – ma non sanno cosa fare e a chi rivolgersi, credo che anche in questa direzione le istituzioni debbano fare qualcosa in più e non solo delegare alle associazioni di volontari il compito arduo di scoprire episodi drammatici prima che diventino episodi di cronaca nera”.
A questo punto Annalisa Insardà è salita sul palcoscenico improvvisato per regalare emozioni con un monologo drammatico e commovente dal titolo “Sette porte”, scritto da un giovane autore siciliano Federico Mosca.
I lavori sono stati conclusi dalliintervenuto di don Giuseppe Fiorillo. Il presidente di Libera ha chiesto a tutti di collaborare per dare una mano alle donne ad uscire dal tunnel della violenza e dello sfruttamento da parte degli uomini - carnefici.