Forza Italia. Salerno, Morrone, Graziano e Nicolò: “Il partito va commissariato”

"In un momento politico così delicato è assurdo che non ci sia un’azione di partito regionale tale da fronteggiare il centrosinistra, ormai in crisi perenne, che sta portando la Calabria nel fondo del baratro". Non usano giri di parole e colpiscono al cuore il vertice regionale del partito i quattro consiglieri regionali di Forza Italia: Nazzareno Salerno, Ennio Morrone, Giuseppe Graziano e Alessandro Nicolò. "Ad un anno dalle elezioni regionali - è il durissimo atto d'accusa dei rappresentanti 'azzurri' a Palazzo campanella - nessuna attività di partito è stata posta in essere dal coordinamento regionale se non le scelte effettuate negli ultimi mesi che confermano uno stato di malessere per via della rottura di equilibri fra la base, gli eletti ed i cosiddetti “nominati”. Sembra essere tutto già disegnato per garantire ai soliti noti un posto al sole, magari alle prossime elezioni politiche, tralasciando ciò che sta accadendo intorno e cioè un allontanamento di tanti uomini e donne che negli anni hanno dato un contributo per l’affermazione di Forza Italia in Calabria. D’altronde, anche le prese di posizione assunte contro gli amici dell’Ncd, in occasione delle alleanze per le elezioni regionali, si sono rivelate fallimentari ed hanno sancito una sconfitta che poteva essere tranquillamente evitata. Serve un cambio di rotta attraverso un azzeramento dei quadri dirigenziali che hanno determinato tale situazione. Forza Italia ha tutte le potenzialità per tornare ad essere il partito di maggioranza relativa. Infatti, tanti sono gli elettori, gli attivisti e gli amministratori che non trovano un punto di riferimento per l’assenza strutturale del partito, da attribuire al coordinatore regionale, ma che sono pronti a battersi con entusiasmo per affermare quei valori che il presidente Berlusconi ci ha insegnato". Siamo giunti quasi ad un punto di non ritorno e l’unica possibile soluzione - tuonano i big del partito berlusconiano in Calabria - è il commissariamento del partito. Ciò va fatto subito e senza perdere ulteriore tempo e quindi chiediamo al presidente Berlusconi di intervenire in maniera forte e radicale, nominando un commissario per riorganizzare il partito e ristabilire quelle regole democratiche necessarie per attuare una politica lungimirante e di spessore. È giunta l’ora che volge al desio!!!"

 

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"Con la legge sulle lobby la Regione ha dato un segnale forte"

"Oggi la prima Commissione consiliare, approvando il testo che disciplina le attività lobbistiche, ha dato un segnale forte". E’ quanto afferma il consigliere regionale Giuseppe Graziano (Cdl), proponente il testo di legge relativo alla "Disciplina sulla trasparenza dell'attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull'attività di rappresentanza di interessi particolari", approvato oggi all’unanimità dalla Commissione "Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento". "Non si tratta di una legge-manifesto – dice Graziano-,  ma di un testo che istituisce un registro nel quale dovranno obbligatoriamente iscriversi i gruppi di interesse. La legge in questione prevede sanzioni in caso di violazione delle regole, in modo che l’azione delle lobby sia svolta nella massima trasparenza. La nuova disciplina include anche gli enti sub-regionali, considerato che attorno a settori importanti quali la sanità, l’ambiente, il lavoro e le imprese gravitano numerosi interessi. Con questa legge – conclude Graziano-,  il nostro obiettivo è quello di garantire gli interessi della Regione, dei cittadini e la qualità della democrazia regionale". 

 

Salerno, Graziano e Morrone insistono: “Tallini è sempre stato un battitore libero”

“Non c’era bisogno delle ultime vicende: il consigliere regionale Mimmo Tallini è sempre stato un battitore libero, fuori da qualsiasi schema, che spesso incappa in errori, facilmente evitabili con un po’ di buonsenso politico. Certamente questa volta è andato oltre ogni limite e, dunque, riteniamo che non ci sia altra via d’uscita se non quella dell’espulsione dal partito”. È ancora nell’occhio del ciclone la compagine berlusconiana dopo i nuovi contrasti verificatisi nei frangenti finali dell’ultima seduta a palazzo Campanella. Ad insistere nell’arrivare al chiarimento finale sono Nazzareno Salerno, Giuseppe Graziano ed Ennio Morrone che dichiarano di non comprendere, oltre a Tallini, “chi, anziché guardarsi intorno, si allinea alla sua posizione rinunciando alla propria. Forza Italia – spiegano - esercita un’opposizione credibile in Consiglio regionale mirante a sottolineare la stasi e gli sbagli di chi è oggi al Governo, individuandone le motivazioni, specificando quali vie sarebbe stato necessario seguire e formulando proposte realizzabili. Il tutto con senso di equilibrio, trasparenza e nel pieno rispetto del mandato conferito dagli elettori. In particolare, il capogruppo Alessandro Nicolò ha sempre saputo interpretare al meglio il suo ruolo, dimostrando correttezza, coerenza e capacità di fare sintesi. Stupisce – è questo un passaggio significativo - la posizione del senatore Antonio Caridi che, appena entrato in Forza Italia e dunque non conoscendo da vicino fatti e dinamiche, interviene per assumere una linea precisa che non tiene conto di quanto accaduto. Allo stesso modo – sostengono i tre consiglieri regionali - andrebbe rivisto l’atteggiamento della coordinatrice regionale Jole Santelli che agisce solo nel momento in cui si è arrivati al punto di non ritorno. Era logico, al proposito, usare un minimo di lungimiranza poiché era intuibile che la situazione sarebbe presto sfociata in quello che è poi successo. E, allo stesso modo, sarebbe stato più opportuno impegnarsi maggiormente per un effettivo radicamento del partito, cercando di condividere obiettivi e strategie”. Salerno, Graziano e Morrone rivelano infine di essere “in attesa della riunione che si terrà a Roma e durante la quale auspichiamo che siano adottati provvedimenti tesi a rendere Forza Italia un partito più compatto, in cui i protagonisti possano serenamente discutere per scegliere e concretizzare, insieme e con convinzione, le più opportune azioni per rilanciare il partito e proporsi come valida alternativa alla maggioranza”.

 

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Forza Italia al punto di non ritorno: chi cede è fuori

Che si sarebbe arrivati a questo era prevedibile. Troppe incertezze, troppa confusione, troppe scelte contraddittorie che hanno sfiancato un partito diviso in frange, in cui lo scontro è all’ordine del giorno. La confusa gestione a più livelli ha esasperato una crisi che parte dalla leadership nazionale, perché le superficiali decisioni del passato comportano ripercussioni sull’oggi. La guerriglia su Cosenza, l’equilibrismo su Reggio, la nomina di coordinatori provinciali non aderenti al Gruppo forzista in Consiglio regionale a Catanzaro e a Vibo non sono fatti occasionali: piuttosto sono il frutto di una strategia che – se c’è – non è stata compresa nemmeno dagli esponenti di primo piano. Ecco allora che si materializzano barriere interne e parole di fuoco. Nicolò, Salerno, Graziano e Morrone chiedono l’espulsione di Tallini, Mangialavori ne prende le difese sostenendo che le sue ipotesi di inciucio sono sostanzialmente vere. È muro contro muro, un dialogo pacato sembra un miraggio. Non è facile essere nei panni della coordinatrice regionale Jole Santelli: l’implosione è vicina perché, giunti a questo punto, è normale pensare che qualcuno in questo partito non ci starà a lungo. Non pare, infatti, esserci spazio per opposte visioni del modo di fare opposizione e d’intendere la politica stessa. Emblematico è il rapporto fra Tallini e Morrone: la dialettica usata svela la considerazione che hanno l’uno dell’altro. Ormai è stata oltrepassata la deadline. La richiesta di “cacciare” dal partito il consigliere regionale Tallini avanzata dai 4 colleghi è un esplicito messaggio: o noi o lui. O meglio: o noi o loro, perché nella mischia c’è pure Mangialavori (il nuovo entrato Cannizzaro è al momento su una posizione di cauta attesa). Se vince l’asse Nicolò-Salerno-Graziano-Morrone sarà evidente anche la sconfessione dell’operato della Santelli (che ha indicato Tallini e Mangialavori quali coordinatori provinciali), nel caso contrario il Gruppo azzurro rischia di essere azzerato. In ogni caso, la prospettiva non è delle più felici.

 

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FI, Mangialavori sta con Tallini: "C'è un'opposizione che si muove d'intesa con la maggioranza"

“E’ sorprendente che alcuni colleghi dell’opposizione si siano sentiti offesi dal ragionamento politico dell’on. Mimmo Tallini svolto in Aula con coerenza logica ed apprezzabile senso della dialettica democratica che impone, all’interno di un’Assemblea legislativa, una chiara differenziazione di ruoli tra maggioranza ed opposizione”. Dopo la richiesta di espulsione di Tallini da Forza Italia da parte di Alessandro Nicolò, Nazzareno Salerno, Giuseppe Graziano ed Ennio Morrone arriva la replica di Giuseppe Mangialavori che prende le difese di quello che ormai è divenuto il suo principale alleato.  “Si tratta – argomenta il consigliere regionale della Cdl che è anche il coordinatore di Forza Italia della provincia di Vibo Valentia - di una differenziazione politica ed istituzionale di assoluto rilievo che non può essere oscurata con atteggiamenti che, sistematicamente, evidenziano intese non politicamente trasparenti tra parte dell’opposizione ed il presidente della Regione. E che, prima ancora che essere dannosi per l’Istituzione, tradiscono la volontà dell’elettorato che il 23 novembre ha scelto chi deve svolgere compiti di governo e chi di controllo. Ciò che si contesta – precisa Mangialavori - alla luce del giorno e pubblicamente, è il metodo politico che, come ha spiegato in Aula il collega Mimmo Tallini, continua, anche in questa circostanza, a riflettere la ‘volontà di potenza’ di un presidente di Regione che non gradisce all’interno del Consiglio regionale l’esistenza di un’opposizione netta ed inequivocabile. Fin dall’inizio della seduta consiliare che ha visto l’elezione dell’on. Morrone a presidente della Commissione di Vigilanza - spiega Mangialavori - sia il sottoscritto che gli altri colleghi abbiamo dato la piena disponibilità ad appoggiare la candidatura di Morrone, alla condizione che fosse preceduta da una riunione e che il voto in Aula non subisse l’ingerenza della maggioranza. La nostra richiesta è stata snobbata ed elusa. E si è proceduto, da parte della maggioranza e dei colleghi dell’opposizione che adesso chiedono la testa di Tallini, unilateralmente e a dispetto di ogni prerogativa dell’opposizione di centrodestra. Ciò che ha sostenuto Tallini in Aula ha toccato il nervo scoperto già ad inizio di legislatura, allorquando il presidente Oliverio, non soddisfatto dei numeri conseguiti col voto, ha ritenuto di doverne aggiungere altri, allargando la maggioranza, con l’obiettivo di dividere le forze dell’opposizione che, come dimostra quanto accaduto martedì, evidentemente gli è riuscito. E’ però paradossale - conclude Mangialavori - che l’opposizione che si muove d’intesa con la maggioranza avanzi adesso la richiesta di espulsione di un esponente di Forza Italia il cui torto sarebbe quello di fare opposizione alla luce del sole”.     

 

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GUERRA IN FORZA ITALIA / Nicolò, Salerno, Graziano e Morrone chiedono l’espulsione di Tallini

“Le dichiarazioni del consigliere Mimmo Tallini a chiosa della nomina del collega Ennio Morrone a presidente della Commissione di Vigilanza, sono inaccettabili, volgari ed offensive della dignità del lavoro svolto finora dai gruppi consiliari di minoranza e, in particolare, dal gruppo di Forza Italia”. È guerra aperta nel partito azzurro: dopo le polemiche che hanno interessato diversi protagonisti di palazzo Campanella e la coordinatrice regionale Jole Santelli, nell’occhio del ciclone finisce il vulcanico coordinatore della provincia di Catanzaro. A chiedere provvedimenti punitivi sono Alessandro Nicolò, Nazzareno Salerno, Giuseppe Graziano ed Giuseppe Ennio Morrone, i quali non hanno affatto digerito le affermazioni della controparte dopo la designazione di Morrone alla presidenza della Commissione Vigilanza. “Chi si mette contro la linea di pensiero del proprio partito – dichiarano i 4 esponenti azzurri - volta a portare avanti un’opposizione concreta e cosciente all’attuale azione di governo regionale, si pone automaticamente fuori dallo stesso. Ed è per questo che proponiamo al presidente Silvio Berlusconi, al responsabile degli Enti locali Marcello Fiori e al coordinatore regionale Jole Santelli di espellere da Forza Italia Mimmo Tallini, che tra l’altro è coordinatore provinciale del partito a Catanzaro. La posizione espressa contro la nomina di Morrone – spiegano - è l’ennesimo e l’ultimo dei tanti atti di sfiducia che il collega consigliere ha posto, anche e soprattutto contro se stesso, sin dall’inizio della legislatura. Non si può, e non lo permetteremo a nessuno, men che meno a Tallini, sospettare che il gruppo di Forza Italia abbia non si sa quale rapporto di connivenza con l’attuale Governo Oliverio, insinuando chissà quale inciucio, ma senza alcun riscontro reale. L’istituto della Commissione di Vigilanza è stato da sempre presieduto da un componente delle minoranze. Solo l’ex presidente Scopelliti sovvertì a questa regola non scritta ma di buon senso del Consiglio regionale, nuovamente istituita nell’attuale consiliatura. Riteniamo giusto che sia proprio la minoranza a sorvegliare sul corretto andamento dei lavori istituzionali della Regione. Solo Tallini non ha capito ciò. E ci dispiace perché evidentemente le sue sortite polemiche hanno tutt’altra ragione di sorta, che va al di là della mera ragione politica. Ci dispiace – concludono Nicolò, Salerno, Graziano e Morrone - ne prendiamo atto e auspichiamo che lo stesso facciano i vertici del partito, determinandosi di conseguenza”. 

 

 

 

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Regione, I^ Commissione approva proposta su agevolazioni alle imprese

La prima Commissione consiliare, 'Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento', presieduta dal consigliere Franco Sergio (Oliverio Presidente) ha approvato una proposta normativa di iniziativa della Giunta regionale che modifica la legge 54/2013 con cui la Regione aveva definito i procedimenti agevolativi in favore delle imprese e del mondo produttivo.  "La proposta in esame – ha detto il presidente Sergio a conclusione dei lavori - introduce modifiche alla legge regionale del 18 dicembre 2014 con cui il legislatore regionale ha inteso recepire l’art. 29 del decreto legge 22 giugno 2012 n. 83 recante “Misure urgenti per la crescita del Paese". "L’articolo del decreto richiamato, in particolare, in considerazione della particolare gravità della crisi economica che ha colpito l’intero settore produttivo, ha inteso esonerare dagli obblighi connessi al rispetto degli indicatori utilizzati per la formazione delle graduatorie, quelle imprese che abbiano beneficiato di agevolazioni regionali e comunitarie. La norma, in chiusura, fa salvi, però, i provvedimenti già adottati nei confronti delle imprese beneficiarie, escludendo, quindi, sostanzialmente, da tale aiuto quelle imprese che abbiano subito provvedimenti di revoca delle agevolazioni stesse. La legge regionale, al contrario, nella propria norma di recepimento  (art. 1, comma 2, L.R. 54/2013) contemplava tale esonero "anche in presenza di provvedimenti già adottati”, consentendo, dunque, l'applicazione del beneficio anche in favore di quelle imprese che abbiano, invece, subito revoche delle agevolazioni". "L’art. 3, comma 1, della L.R. 54/2013, prevede, poi, ulteriori benefici a favore delle imprese richiamate ma, analogamente all’art. 1, comma 2, ancora una volta inserisce l’inciso “anche in presenza di provvedimenti già adottati". Risulta, quindi, manifesto, come ampiamente evidenzia la relazione illustrativa del disegno di legge in esame, che l’inserimento dell’inciso “anche in presenza di provvedimenti già adottati” nella legge da emendare non solo si pone in contrasto con l’intento del legislatore statale, ma comporta, vieppiù,  violazione di principi costituzionali circostanze, queste, che rendono ineludibilmente la legge regionale passibile di impugnazione dinanzi la Consulta sotto plurimi aspetti. Più che opportuno, dunque, appare l’intervento modificativo proposto dalla Giunta regionale – ha concluso Franco Sergio -  su cui non si rilevano criticità di sorta sia in ordine al contenuto, sia per ciò che concerne la qualità di redazione". Successivamente, la Commissione ha incardinato una proposta di legge di iniziativa del segretario-questore del Consiglio regionale, Giuseppe Graziano (Casa delle Libertà)  concernente la “disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione e dei suoi enti strumentali e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari”, su cui si è sviluppato un ampio ed approfondito dibattito, con interventi dei consiglieri Arturo Bova e Sinibaldo Esposito. "L'attività di rappresentanza di interessi particolari (in gergo "lobby”) – ha spiegato il segretario-questore Giuseppe Graziano  - ha dei connotati ben più ampi di quelli che appaiono a prima vista, dal momento che, in via generale, null'altro esprime se non un metodo di gestione delle relazioni tra soggetti, ossia una strategia dei rapporti. Essa, infatti, viene attuata da un soggetto, che agisce per conto proprio o di terzi, ma che è pur sempre portatore di un interesse particolare, vuoi di questa o quella associazione, società, ente, o altro,  e viene attuata su qualsiasi soggetto che sia in grado di influenzare, in un senso o in un altro, una decisione pubblica (il cosiddetto. decisore pubblico)". "In Italia il lobbismo e la rappresentanza degli interessi organizzati – ha proseguito Graziano - hanno assunto uno sviluppo limitato a causa di alcuni fattori legati al sistema politico. Secondo alcuni studiosi, ‘le principali caratteristiche del lobbismo italiano possono essere così sintetizzate:  è un tipo di rappresentanza non regolamentata dal punto di vista normativo;  è un esempio di pressione dei gruppi particolarmente condizionato dalla cultura politica nazionale; è un modello di illazione istituzionale più orientato all'esercizio dell'influenza come relazione sociale che alla comunicazione come processo; è un sistema basato sui rapporti diretti e immediati tra lobbista e decisore piuttosto che su forme indirette di pressione'. "Inoltre, è stato evidenziato come la capacità dei partiti politici di fungere da aggregatori di interessi, il neo-corporativismo e la concertazione che hanno favorito sindacati e gruppi di datori di lavoro nella partecipazione alle politiche pubbliche, la presenza di importanti corpi sociali intermedi come la Chiesa cattolica, l'assenza di una legge nazionale in materia di lobby, siano tutti fattori che hanno determinato il peculiare assetto del lobbying nel sistema italiano".  "Una premessa però appare opportuna: le lobbies costituiscono una delle «ruote del sistema» che va inquadrata all'interno della dimensione pubblica istituzionalizzata. Alla luce di tale premessa – continua Graziano -  sono opportune alcune precisazioni, necessarie per evitare inopportuni fraintendimenti: il meccanismo del lobbying non è, di per sé, illecito; la rappresentanza di interessi particolari è essenziale nel processo di formazione delle decisioni pubbliche; portatori di interessi particolari non possono non esistere, perché la società tutta è realizzata dalla presenza di una miriade di interessi particolari; nell'ambito delle decisioni pubbliche è proprio il democratico, legittimo e corretto bilanciamento degli interessi particolari che costituisce quello che, comunemente, chiamiamo come "interesse generale".  "Non a caso l’art. 1 della  presente proposta di legge finalizza la stessa ad implementare i processi pubblici nell’ottica della democraticità e della trasparenza. Se, dunque, i meccanismi di rappresentanza degli interessi privati sono sempre esistiti e sempre esisteranno, perché connaturati alla società, il compito di una società matura (e, per essa, del legislatore) è quello di dare una regolamentazione trasparente, democratica, oggettiva, ossia di dare delle regole al fenomeno”. “Le regole, infatti, sono essenziali per evitare che il (legittimo e lecito) fenomeno di rappresentanza di interessi particolari si tramuti in qualcosa di opaco, impalpabile e, dunque, tendenzialmente illecito e pericoloso per il rispetto dei principi democratici e di legalità; la regolamentazione legislativa appare, inoltre, necessaria per distinguere attività legittime e lecite da meccanismi illeciti, che possono dar luogo anche a conseguenze penali. Sotto questo ultimo aspetto, anzi, è proprio la recente riforma del sistema dei reati contro la pubblica amministrazione (si pensi al reato di traffico di influenze illecite, recentemente introdotto dal legislatore) che rende necessario un intervento legislativo che discrimini il lecito dall'illecito. Tale intervento, dunque, dovrebbe essere interesse di tutti, dal decisore pubblico - che vuole legittimamente tenere conto degli interessi particolari ma alla luce del sole, di modo che non appaia il dubbio di dinamiche "improprie" che lo guidano - al titolare di un interesse particolare (o al suo rappresentante), che viene così legittimato a svolgere, in piena regola, un'attività di per sé lecita, purché avvenga nel rispetto della legge e dei principi ai quali si informano le decisioni dei pubblici poteri". Ai lavori della Commissione hanno contribuito i consiglieri Bova, Esposito e Mirabello. Erano presenti i dirigenti della Giunta regionale Felice Iracà e Luigi Bulotta. 

 

Forza Italia, Morrone e Graziano avvertono la Santelli: "Pronti a sfiduciarti"

"E' una situazione di stallo preoccupante che ingessa le attività politiche di un partito che sia a Cosenza che in provincia è caratterizzato da un grande fermento di idee e consensi ed è in procinto di avviare una nuova e lungimirante programmazione in vista delle ormai imminenti consultazioni elettorali locali. Non capiamo quali siano le remore dell'on. Santelli". Giuseppe Graziano ed Ennio Morrone mettono spalle al muro Jole Santelli, coordinatore regionale di Forza Italia. Oggetto del contendere  la "mancata decisione sulla designazione del nuovo coordinatore provinciale di Forza Italia di Cosenza". Una scelta che, se tardasse ulteriormente ad arrivare, determinerebbe "'avvio di un'azione di sfiducia nei confronti dell'attuale coordinatore regionale forzista". "All'on. Santelli - ribadiscono i due consiglieri regionali - abbiamo lanciato l'invito, del tutto legittimo, di nominare il nuovo coordinatore provinciale seguendo la linea adottata a Catanzaro e Vibo Valentia. E quindi quella di indicare la figura provinciale apicale all'interno della rosa dei nomi dei rappresentati in seno al Consiglio regionale. Sembrerebbe la scelta più logica, anche per dare maggiore valore all'elettorato che, nell'individuare i suoi rappresentanti, ha dato anche fiducia e sostanza numerica, oltre che politica, al movimento. L'auspicio è che la Santelli sciolga presto le sue riserve e che non ci siano sorprese dell'ultima ora che, di fatto, sovvertirebbero la filosofia di una rappresentanza attiva da sempre punto di forza del partito". "Diversamente - annunciano Graziano e Morrone - ci vedremo costretti, nostro malgrado, ad avviare un'azione di sfiducia nei confronti dell'attuale coordinatore regionale, non escludendo nemmeno azioni più eclatanti e maggiormente significative di rottura in vista delle prossime consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale di Cosenza".

 

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