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Mangialavori presenta una mozione per i dipendenti della Provincia di Vibo

Presenterà nella prossima seduta del consiglio regionale la mozione avente ad oggetto: “Riordino delle funzioni già esercitate dalla Provincia e l’impulso al ruolo dell’Osservatorio Nazionale alla legge Del Rio 56/2014”. Preoccupato  dal fatto che “da circa 5 anni i dipendenti provinciali di Vibo non percepiscono più lo stipendio con regolarità e da circa 5 mesi si è registrato il blocco degli stipendi” e quindi da “una situazione francamente insostenibile” Giuseppe Mangialavori ritiene che “il primo passo da effettuare per superare tale impasse sia il trasferimento delle funzioni già di pertinenza della Provincia alla Regione. Ciò – spiega - agevolerebbe l’avvio del trasferimento di personale alla Regione e la salvaguardia del patrimonio professionale costruito nel tempo. Tale riforma, inoltre, impedirebbe il sorgere di altre controversie politiche destinate, altrimenti, ad estendersi anche alle altre Province della Regione”. Ad avviso dell’esponente azzurro “per delineare priorità, linee programmatiche e definire nel dettaglio tale ipotesi politica e di riforma legislativa regionale occorre stimolare l’attività d’impulso all’Osservatorio Nazionale istituito per verificare e coordinare l’attuazione della cosiddetta Legge Del Rio. È fondamentale, inoltre, attivare presso il Governo, un tavolo tecnico-istituzionale per la vicenda collegata alla condizione della Provincia di Vibo Valentia e a quella dei suoi dipendenti in particolare. Ed è necessario anche riproporre la proposta già avanzata dall’Upi al Governo finalizzata alla sospensione delle rate di mutuo a carico delle province in dissesto fino alla conclusione del processo di riordino di cui alla legge Del Rio”. Infine, per il consigliere regionale “urge sostenere e accelerare un organico processo di mobilità Intercompartimentale del personale provinciale. Le soluzioni contenute nella mozione rispondono a un interesse generale. Di portata provinciale prima di tutto e regionale in secondo luogo”. Mangialavori rivolge poi “un appello per la sua condivisione anche ai consiglieri Mirabello, Pasqua e Salerno” e ribadisce che “le lotte per la difesa dei lavoratori si vincono solo su una comune base e volontà d’intenti”.

Irto: "Entro un anno attiveremo la Diga del Menta"

“35 anni per una struttura indispensabile per soddisfare un bisogno e un diritto elementare come quello dell’acqua per oltre 200.000 persone, sono un tempo francamente insopportabile. Troppi anni per costruire e mettere in funzione la Diga sul Menta”.  E’ la denuncia del presidente della quarta Commissione consiliare Nicola Irto che ricostruisce così la vicenda: “i lavori cominciarono alla fine del secolo scorso e ancora oggi siamo lontani dal soddisfare la sete e i bisogni della città dello Stretto e del suo comprensorio.  Si tratta di un progetto degli anni ’60, oltre mezzo secolo fa quindi - rileva Irto - per un manufatto più volte inaugurato e ‘venduto’ agli elettori con solenni proclami e assicurazioni. Dal taglio del nastro di Loiero nel 2010, prima della sua ricandidatura al Governo regionale, ai proclami di Scopelliti, quando, nel 2012, l’ex presidente della Regione annunciò ai cittadini che, nell’ambito del Piano per il Sud, c’erano pronti 13 milioni di euro del Cipe per i lavori residuali di collegamento che avrebbero dovuto spegnere la sete dei reggini con condotta forzata, centrale idroelettrica e interventi di mitigazione ambientale. Un budget – aggiunge l’esponente del Pd - che nel 2013 si arricchì di altri 12 milioni di euro, sempre Cipe, per completare lo schema idrico del Menta. Un ‘fiume’ di denaro pubblico che rende intollerabile qualsiasi altro rinvio per la messa in funzione di un’opera che rischia, dagli anni della sua progettazione ad oggi, di non rispondere più alle esigenze idriche di una popolazione nel frattempo cresciuta. Non c’è abitante di Reggio né dei centri urbani limitrofi, che non sia stanco per la qualità di un’acqua imbevibile il cui arrivo nelle case è sempre incerto e insufficiente perfino rispetto a bisogni igienici elementari. E ciò senza affrontare, in questa sede, quanto tutto questo inevitabilmente finisca con il moltiplicare le fatiche e i costi per le famiglie più deboli economicamente che pagano per prime e prima di tutti per questa vergogna. Nella storia della Diga, che è ormai nota per essere la più grande incompiuta della Calabria, se non del Mezzogiorno – sostiene Irto - occorrono ora tempi certi. Non abbiamo bacchette magiche. Ma, entro un anno e non oltre, il sistema del Menta può e quindi deve entrare in funzione facendo scorrere l’acqua potabile in quantità sufficiente dai rubinetti delle abitazioni. La maggioranza di centrosinistra che oggi governa la Calabria  deve fare la sua parte, garantendo sia sui tempi di messa in funzione, sia su eventuali contributi economici”. Vi è poi un annuncio: “Da Presidente della IV Commissione, Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente, convocherò i soggetti interessati per una riflessione e per fare il punto sulle opere di completamento concluse e avviate in Calabria.  Al tempo stesso, manterremo alta l’attenzione per la Diga del Metramo, altra fonte di rifornimento importante per i cittadini e gli agricoltori della Piana di Gioia, anche questa inaugurata nel 2013, ma mai entrata in funzione. Solo così si potrà andare oltre i proclami rispettando i bisogni dei territori. E venga preso  - conclude - questo impegno dai livelli ufficiali del potere politico e delle istituzioni e se ne traggano tutte le conseguenze. La gente è stanca; servono risposte”.

 

Chiaravalle, Giovanni Fabiano verso la presidenza del consiglio

Sarebbe un’inversione di ruoli la soluzione trovata dal sindaco Gregorio Tino per dare più solidi equilibri alla maggioranza che regge le sorti della principale cittadina delle Preserre. Le ultime riunioni avrebbero condotto all’affidamento al forzista Giovanni Fabiano della carica di presidente del consiglio e cioè proprio a colui che aveva lasciato il posto di assessore all’esponente di Fratelli d’Italia Giuseppe De Leo. Nessuno stravolgimento, dunque. Si tratterebbe piuttosto di aggiustamenti più o meno fisiologici derivanti dall’esigenza di dare maggiore compattezza ad una squadra che vuole presentarsi unita alle prossime scadenze elettorali e che ha adottato scelte dolorose come quella della dichiarazione del dissesto. Il rinvio del consiglio comunale al 9 marzo non metterebbe a rischio l’operazione: sembra infatti che gli accordi siano pronti e sigillati. I rappresentanti di “Chiaravalle futura” non potrebbero d’altra parte fare a meno di consegnare una sorta di risarcimento a Fabiano per il sacrificio compiuto. Da un punto di vista amministrativo, il prossimo civico consesso rischia di essere contraddistinto da forti tensioni fra le opposte fazioni politiche visto il diverso orientamento circa l’esecuzione dei provvedimenti connessi alla dichiarazione di dissesto.

Provincia, la sfida di Di Bella: “Restituiamo le chiavi dei municipi a Renzi”

Non ci sono solo espressioni di solidarietà nei confronti dei dipendenti della provincia di Vibo Valentia che da diversi giorni sono in presidio permanente in piazza Municipio a causa del mancato pagamento degli stipendi. Ci sono idee agguerrite perché il clima sta diventando rovente. La situazione è praticamente imbarazzante perché vede l’Ente Provincia guidato dal presidente Andrea Niglia paralizzato nelle attività. Una situazione che di certo non viene sottovalutata, soprattutto da sindacati e amministratori pubblici, che in diversi modi continuano a manifestare la loro vicinanza ai lavoratori e a pensare alle ipotetiche soluzioni. Tra questi c’è anche il vicesindaco di Dinami Antonino Di Bella il quale esprime preoccupazione per una “situazione che vede importanti ditte della nostra provincia al collasso e altre che di recente sono fallite”  e pertanto si augura che “la disperata situazione che stanno vivendo padri e madri di famiglia non porti a estremi gesti così come si è verificato nei giorni scorsi a Lamezia Terme, dove una esosa cartella di Equitalia ha indotto un imprenditore a togliersi la vita”. La complicata vicenda della provincia di Vibo continua in un certo senso a bloccare anche i comuni per via della stazione unica appaltante e, infatti, secondo quanto afferma Di Bella “la paralisi dell’Ente non ci permette di mandare in appalto alcuni interventi importanti per la nostra comunità rallentando così anche l’economia di per sé già crollata. Così facendo – prosegue – rischiamo di perdere anche i pochi finanziamenti già stanziati ai comuni come quelli inerenti i Piar 2007-2013”. Di Bella punta poi il dito contro i consiglieri regionali e i deputati calabresi “che in questa vicenda risultano completamente assenti”. Di conseguenza propone ai sindaci del vibonese di “organizzare dei pullman nei propri comuni per andare a manifestare davanti Montecitorio e chiedere espressamente ai nostri parlamentari, e in particolare a Renzi, di dirci quale progetto ha per Vibo Valentia”. Il vicesindaco di Dinami, inoltre, qualora non venissero date delle risposte esaustive in merito alla problematica, propone che di “consegnare al presidente del Consiglio Renzi non solo le fasce tricolore ma anche le chiavi dei nostri palazzi municipali”. Di Bella fa appello persino alle massime autorità di governo e in particolare “a sua eccellenza il prefetto Giovanni Bruno, al presidente della regione Calabria Mario Oliverio e al nostro neopresidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè intervengano con tempestività, prima che sia troppo tardi, per la risoluzione di questa triste situazione”. Il numero 2 dell’esecutivo di Dinami  conclude il suo intervento riprendendo le parole dell’arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano e spera in “una stagione in cui rinasca il desiderio di essere cittadini, di capire il valore dell'impegno sociale, di riscoprire la bellezza di lottare per la costruzione di un clima di libertà della polis in cui i diritti di ciascuno siano riconosciuti e i doveri siano assunti da ognuno con responsabilità”.

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