Il Cammino basiliano presentato da Carmine Lupia a Torre sant'Antonio

Domani (venerdì 7 agosto), Carmine Lupia, ideatore del Cammino basiliano, incontrerà gli ospiti di Torre Sant'Antonio per raccontare il progetto e le sue opportunità per il territorio.

L’itinerario del Cammino basiliano interesserà: Rocca Imperiale, Canna, Nocara, Santa Maria degli Antropici, Oriolo, Alessandria del Carretto, Cerchiara Calabra, Santa Maria delle Armi, Civita, Cassano allo Ionio, Terranova di Sibari, Corigliano, Rossano, Paludi, Longobucco, Ortiano, Bocchigliero, Campana, Umbriatico, Verzino, Savelli, Castel Silano, San Giovanni in Fiore, Lago Ampollino(Trepidò), Gariglione(Rifugio Grandinetti), Buturo, Sersale, variante(Petilia P. Convento Santa Spina, Mesoraca Convento Ecce Homo, Sersale), Sellia Superiore, Zagarise, Catanzaro, Tiriolo, San Floro, Squillace, Borgia, San Vito allo Ionio, Torre di Ruggiero, Cardinale, Serra San Bruno, Ferdinandea, Bivongi, variante (Satriano, San Sostene, Badolato, Santa Caterina allo Ionio, Guardavalle, Monastero Bizantino di Bivongi) Stilo, Pazzano (Santuario di Monte Stella), Sant’Ilarione(Caulonia), Mammola, Martone, Gioiosa, Gerace, Ardore, Bovalino Superiore, Casignana, Samo, Africo(Villaggio Carrà), Gallicianò, Condofuri Superiore, variante (Samo, Staiti, Palizzi, Bova, Amendole, Condofuri Superiore), Santuario delle Cappelle, San Lorenzo, Bagaladi, Pentadattilo, Fortezza San Niceto, Motta San Giovanni, Reggio Calabria(Duomo).

Un viaggio tra i siti del monachesimo basiliano e quello latino, tra Scilla e Cariddi, tra mito e spiritualità, grazie al quale la Calabria si mostrerà ai viaggiatori del turismo lento in tutta la sua primordiale bellezza. Con la Certosa di Serra San Bruno e le abbazie florensi fondate da Gioacchino da Fiore, il parco nazionale del Pollino e l'Aspromonte, attraversando la Sila e le Serre. Boschi, vette e foreste fanno da sfondo a un patrimonio artistico e naturale ineguagliabile: il monastero di Santa Maria delle Armi a Cerchiara, Sant' Adriano a San Demetrio Corone, il “Patirion”e il codice purpureo di Rossano, il Monastero di Bivongi, la Cattolica di Stilo, il Monastero di Pazzano, l'eremo di Sant'Ilarione di Caulonia e la chiesa Santa Maria di Tridetti a Staiti.

Mille chilometri e più che a partire dal 10 agosto si potranno percorrere a piedi in 44 tappe, corte, medie, lunghe, con 28 varianti che attraversano borghi, frazioni e piccoli comuni, che raccontano la storia antica della Calabria, testimoniano un presente fatto spesso di abbandono e spopolamento ma immaginano il futuro, sperimentando pratiche di rigenerazione urbana e trasformazione sociale.

Durante la serata interverrà Federica Carnovale, assessore al turismo di Santa Caterina dello Ionio, uno dei comuni attraversati dal percorso che ha dato da subito il suo sostegno al progetto.
Insieme all'ideatore del percorso sarà presente lo scultore e studioso Antonio Tropiano.

Per l'occasione è stato ideato il "Menù del Camminatore" che interpreterà attraverso le sapienti mani degli chef di Torre Sant'Antonio il percorso dal punto di vistra gastronomico.

L'iniziativa che si terrà all'ombra della bellissima Torre di Sant'Antonio rientra in un programma di incontri denominati "Uno Sguardo dalla Torre" che si propone di mostrare la realtà che ci circonda associando il mondo della cultura a quello della gastronomia, aprendo la struttura alla visita anche da parte di ospiti esterni.
Quello sul Cammino Basiliano è infatti il terzo incontro, dopo quello sui rischi del cyberbullismo e quello sull'importanza della filosofia nella vita di tutti i giorni.
Torre Sant’Antonio è una delle circa 50 torri saracene ancora in buono stato facente parte di un più ampio sistema difensivo della nostra costa di circa 350 costruzioni presente anche all’interno del famoso “Codice delle Meraviglie di Romano Carratelli”.

La partecipazione alla conferenza è gratuita previa prenotazione al numero: +3939307739

  • Published in Cultura

Presentato il volume "Etnofauna in Calabria"

«Nell’area delle Valli Cupe gravitano numerose specie di uccelli, molte delle quali rare e a rischio di estinzione: preservarle e garantirne la conservazione in un luogo ecologicamente perfetto come le Valli Cupe è un compito a cui non bisognerebbe sottrarsi».

È quanto ha sostenuto l’ornitologo Domenico Bevacqua, che nella Riserva ha realizzato diversi reportage fotografici, nella sala consiliare del comune di Sersale durante la presentazione del libro “Etnofauna in Calabria” (Rubbettino, pp.157, euro 15), la seconda pubblicazione - dopo il successo di Etnobotanica in Calabria - curata dalla Riserva naturale Valli Cupe che studia e racconta con taglio divulgativo gli animali calabresi, sia dal punto di vista scientifico che da quello storico-culturale.

Bevacqua ha aggiunto: «Il primo passo da fare è costruire dei carnai, al fine di garantire aiuti alimentari agli uccelli selvatici e, quindi, la loro sopravvivenza. Molti di essi nidificano nella Riserva, altri sono solo di passaggio: è straordinaria la varietà di specie che si possono avvistare in quest’area presilana. Per citarne solo alcuni: il capovaccaio (un piccolo avvoltoio la cui ultima nidificazione risale a 15 anni fa), il biancone (un uccello migratorio rarissimo in Calabria, dalla straordinaria apertura alare, simile nella struttura a un’aquila e amante dei climi temperati e degli ambienti mediterranei ricoperti da arbusti e aree aperte), il falco di palude, l’albanella pallida, il nibbio reale, la poiana, il falco pecchiaiolo, lo sparviere, l’astore, il gheppio, il lodolaio e tantissimi altri ancora».
Uccelli selvatici e non solo: la Riserva che affaccia sullo Ionio è abitata anche da animali domestici, insetti, mammiferi selvatici, pesci, crostacei, molluschi e vermi, rettili e anfibi. Una ricchissima biodiversità animale (e anche vegetale) tale che le Valli Cupe sono una delle sintesi meglio compiute del territorio calabrese. Gli autori del libro, Antonella Lupia (laureata in Scienze fisiopatologiche generali, è specializzata in biochimica clinica), Carmine Lupia (etnobotanico) e Raffaele Lupia (docente di Scienze agrarie, è impegnato in iniziative volte al recupero delle tradizioni del mondo rurale) di questi animali (170 specie) ne hanno approfondito il legame imprescindibile e necessario con l’uomo.

Una simbiosi che viene snocciolata attraverso proverbi, modi di dire e credenze popolari: «Etnofauna in Calabria – ha asserito Carmine Lupia, direttore della Riserva e uno dei tre autori del libro – è un omaggio a saperi e saggezze che hanno accompagnato la vita del popolo calabrese, nonché un tributo a una virtuosa civiltà contadina che rischia ingiustamente di scomparire». «Il mondo moderno sta commettendo un grande errore – ha proseguito il coautore Raffaele Lupia – modifica ciò che esiste per natura e non comprende i rapporti millenari tra i vari componenti dell’ambiente. Questo equilibrio perfetto ha il nome di ecologia e rispettarla è un dovere irrinunciabile».

La ricerca entnofaunistica del saggio non nasce tra gli scaffali delle biblioteche ma sul campo, tra la gente e in mezzo alla natura: «purtroppo le nuove generazioni conoscono sempre meno il territorio in cui viviamo – hanno commentato gli autori – con questa pubblicazione vorremmo far capire loro che nell’ecosistema l’uomo è protagonista tanto quanto le piante e gli animali. Innaturale sarebbe credersi estranei e inefficaci». È un messaggio che i tre studiosi rivolgono anche i bambini: sono tante, infatti, le favole pedagogiche a carattere naturalistico narrate nel libro.
Alla presentazione di “Etnofauna in Calabria” ha partecipato il sindaco della città di Sersale Salvatore Torchia (una delle due prefazioni del libro è sua, l’altra del prof. Giuseppe Bombino) che ha ringraziato il corpo forestale di Calabria Verde per il lavoro di manutenzione e messa in sicurezza che sta svolgendo nella Riserva Naturale Valli Cupe.

Per Raffaele Lupia, che ha tratto le conclusioni dell’incontro: «questo non è un libro di zoologia, né di etnografia o di letteratura. È un libro che non ha alcuna pretesa scientifica, anzi, non ha alcuna pretesa generale. Se, però, cercate un libro che vi parli di memoria e radici, di saperi antichi e del tempo in cui animali e piante erano parte integrante della vita delle famiglie, questa è la lettura giusta. È un riconoscimento a un mondo semplice, la cui maggior virtù è sempre stata l’umiltà, unita a perseveranza e spirito di sacrificio, che si può identificare, in senso lato, come “civiltà contadina”. È a rischio quel sistema di conoscenze che si tramandano da una generazione all’altra in forma di legami spirituali e in una dimensione, spesso, essenzialmente religiosa».


  • Published in Cultura

"Etnobotanica in Calabria - Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante", presentato a Sersale

«Il libro, al di là degli evidenti meriti scientifici, è importante in quanto prima pubblicazione della Riserva e prima pubblicazione della città di Sersale. Ringrazio gli autori che ci hanno regalato una ricerca interessantissima che contribuirà in maniera ancora maggiore a diffondere la conoscenza della straordinaria biodiversità di questa parte del territorio della provincia di Catanzaro che è balzata agli onori della cronaca regionale, nazionale e internazionale per le sue bellezze naturalistiche».

Così il sindaco di Sersale Salvatore Torchia, rappresentante legale dell’ente gestore della Riserva Naturale Valli Cupe, alla presentazione del libro “Etnobotanica in Calabria - Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante” (Rubbettino, pp. 341, euro 25), curato da Antonella, Raffaele e Carmine Lupia.

Raffaele Lupia, esperto di materie agrarie e forestali, ha sottolineato: «l’aspetto che più di ogni altro ci ha spinto e motivato nella realizzazione di quest’opera, che per noi rappresenta una grande soddisfazione, è stato il desiderio di dare un riconoscimento alla saggezza contadina, che l’uomo moderno ha liquidato con troppa superficialità in termini di credenze superstiziose. Invece, a distanza di decenni, ci accorgiamo che il sistema di saperi che proviene dalla civiltà rurale è qualcosa di straordinario. Per quanto riguarda le piante alimentari, per esempio, le donne delle famiglie contadine erano espertissime e avevano delle conoscenze che a giudicarle oggi, anche alla luce delle nuove scoperte scientifiche, sorprendono». 

Carmine Lupia, botanico e direttore della Riserva Valli Cupe, ha parlato di «un lavoro di ricerca durato 25 anni che oggi possiamo finalmente definire un’opera matura di etnobotanica, nonché tra le più complete del settore. Sono studi che si rivelano fondamentali nella prossima istituzione del Conservatorio botanico ed etnobotanico delle Valli Cupe, con annesso un erbario, che permetterà di far conoscere la flora calabrese e il rapporto uomo-piante non solo alle nostre popolazioni ma soprattutto ai ragazzi di università straniere, generando, inoltre, un consistente indotto culturale e socio-economico».

L’opera, attraverso l’analisi di 530 piante, racconta la storia del popolo calabrese: le sue tradizioni, i suoi usi e i suoi costumi, riportando alla luce gli antichi saperi della Calabria.

Uno studio condotto sia sul piano scientifico che sul piano culturale, reso possibile dalla nascita del centro studi di Etnobiologia nell’area Valli Cupe. Studi che si sono poi concretizzati nella realizzazione di una rete museale unica in Calabria e in gran parte del Sud Italia che conta musei di etnobotanica ed etnofauna calabrese.

L’obiettivo del libro è quello di sollecitare una maggiore sensibilità ecologica approfondendo il rapporto uomo-natura che, come le piante, affonda le radici in una tradizione euro-mediterranea millenaria. Il dibattito è stato coordinato dalla giornalista Chiara Fera.

  • Published in Cultura

Tallini propone l'istituzione di Valli Cupe come Area regionale protetta

"E’ giunto il tempo di pensare alle 'Valli Cupe' come ad un’Area regionale protetta. Decine di cascate, un canyon di dieci chilometri unico nel suo genere e un’area che quest’estate ha registrato 45mila visitatori e che, se adeguatamente attrezzata, può generare sviluppo e nuova occupazione. Siamo davanti ad un polmone turistico di primo ordine che ora deve diventare Area protetta. In tal senso, presenterò a breve un progetto di legge e sono sicuro che il Consiglio regionale saprà valorizzare un modello di sviluppo innovativo e vincente come questo". L’ha detto il vicepresidente della IV Commissione 'Ambiente' del Consiglio regionale Mimmo Tallini che ha incontrato a Sersale il botanico Carmine Lupia, il professore Raffaele Lupia, esperto di tematiche forestali, ed il sindaco avvocato Salvatore Torchia.  Tallini si è complimentato “per l’ottimo lavoro fin qui fatto dagli enti locali e dalle associazioni, per valorizzare un patrimonio faunistico, naturalistico e paesaggistico tra i più rilevanti della Calabria. 45mila visitatori - ha aggiunto Tallini - da ogni parte della Calabria e del Mezzogiorno, inclusi molti stranieri, è una cifra che fa riflettere. Ci dice quanto le aree interne siano importanti per rilanciare sviluppo ed occupazione e per trattenere molti dei nostri giovani che per mancanza di opportunità sono costretti ad andar via. Adesso alle Valli Cupe - ha concluso il Vicepresidente della Commissione Ambiente - serve una legge regionale che enfatizzi le sue potenzialità e ne valorizzi le risorse naturalistiche ed umane. Una legge che renda produttivi i tre ambiti territoriali distinti geograficamente, ma tutti caratterizzati dalla presenza di comuni elementi naturalistici di grande valenza ecologica e paesaggistica. Giacimenti naturalistici come questo che non possono più rimanere nell’ombra".  Il sindaco Torchia ha illustrato gli obiettivi dell’Area protetta 'Valli Cupe' da istituire con legge "che si articolerebbe in un sistema costituito da corpi tra loro distinti: il Canyon Valli Cupe e l’acrocoro di monte Raga, il tratto del torrente Campanaro, con la Cascata Campanaro, la Cascata dell’Inferno ed il tratto del fiume Crocchio, con le Gole e cascate del Crocchio, monolite di Pietraggìallu e alberi monumentali di Cavallopoli". Carmine Lupia e Raffaele Lupia hanno spiegato che: "Il Canyon Valli Cupe è una rara formazione geologica profondamente incassata in un substrato costituito da conglomerato poligenico – di straordinario effetto scenografico – originatasi a seguito della lenta azione di scavo esercitata dal torrente omonimo, che nasce a circa 700 metri di altitudine alle pendici meridionali del Monte Crozze, con sulla vetta la splendida Chiesa votiva eretta sul finire degli anni Venti del secolo scorso e il cui versante settentrionale si sviluppa proprio dirimpetto il centro storico di Sersale. Fin dalla prima parte del suo corso il torrente Valli Cupe scorre in una profonda forra che assume la caratteristica profonda incisione nota come Canyon delle Valli Cupe e, dopo un percorso di circa 15 chilometri, si tuffa nelle acque del mar Jonio all’altezza di Sellia Marina. Il corso del torrente si sviluppa tra la rigogliosa macchia che fa da cornice ad entrambe le sponde, lungo i crinali che congiungono il monte Crozze al maestoso monte Raga, roccaforte della foresta mediterranea che ne copre quasi interamente le pendici, formando boschi estesi per qualche centinaio di ettari. Lungo il versante occidentale, monte Raga è costeggiato dall’omonimo torrente che, dopo un percorso di circa 4 km, si immette nel fiume Uria. Il torrente Valli Cupe costituisce un collettore naturale che raccoglie le acque di numerose e brevi aste torrentizie che solcano fittamente i versanti del bacino".  In conclusione, è stato fissato un appuntamento di lavoro da qui a qualche giorno nel corso del quale il vicepresidente della Commissione ‘Ambiente’ illustrerà il progetto di legge ai sindaci dell’area ed alle associazioni interessate.

 

Subscribe to this RSS feed