"Recherche 2", ‘Ndrangheta: Operazione della Polizia di Stato contro la cosca PESCE di Rosarno

E’ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 20 Ordinanze di custodia cautelare su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della potente cosca PESCE di Rosarno (RC), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello, arrestato dalla Polizia l’1 dicembre 2016, nonché di traffico e cessione di sostanze stupefacenti ed intestazione fittizia di beni.

L’operazione è la prosecuzione dell’inchiesta Recherche nell’ambito della quale, il 4 aprile scorso, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato avevano fermato 11 soggetti affiliati e prestanomi alla cosca PESCE e sequestrato beni e società operanti nel settore agroalimentare e dei trasporti di merci su gomma per conto terzi, per un valore di circa 10 milioni di euro.

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AGGIORNAMENTO:

Dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e una con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è il bilancio dell’operazione Recherche 2 portata a termine questa mattina dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dallo SCO di Roma.

Otto soggetti in più rispetto agli undici fermati il 4 aprile scorso finiscono nella rete dei investigatori della Polizia di Stato. Si tratta per lo più di uomini di fiducia del carismatico PESCE Marcello, facenti parte della sua rete di protezione e della filiera comunicativa, grazie ai quali il boss latitante riusciva ad amministrare le risorse finanziarie incamerate dalla cosca, di assegnarle ai membri del sodalizio detenuti ed ai loro familiari, di gestire, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi, di curare i rapporti con le altre consorterie, intervenendo, a più riprese, per risolvere alcune controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre organizzazioni della ‘ndrangheta. 

L’ex latitante PESCE Marcello personaggio di primissimo piano della ‘ndrangheta di Rosarno.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, PESCE Marcello viene indicato come capo, promotore ed organizzatore dell’omonima articolazione territoriale della ‘ndrangheta operante a Rosarno, con poteri decisionali e capacità di pianificazione delle azioni delittuose, degli obiettivi, delle attività economiche e di riciclaggio del denaro sporco della cosca di appartenenza. Per esercitare il pieno controllo del trasporto di merci su gomma, PESCE Marcello era riuscito a mettere in piedi un sistema di società (Getral, Le Tre Stagioni, Azienda Agricola Rocco Pesce) intestate a prestanomi che sono stati arrestati nel corso dell’operazione. 

Nella rete del narcotraffico della cosca PESCE anche soggetti cosentini, vibonesi e catanesi.

Nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dall’articolazione della cosca PESCE, erano coinvolti anche soggetti della provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Catania. I trafficanti rosarnesi, godendo evidentemente di molta credibilità, avevano anche svolto attività di mediazione per l’acquisito di rilevanti quantitativi di marijuana tra alcuni soggetti catanesi e fornitori cosentini. Contestate tre cessioni di marijuana di 38, 67 e 4 kg. Contestato anche il delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

In corso operazione anti ‘ndrangheta: 16 fermi di indiziato di delitto. Colpita la famiglia Franco

È in corso dalle prime ore di questa mattina a Reggio Calabria una vasta operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 16 fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Colpita la locale di ‘ndrangheta della frazione Pellaro del capoluogo reggino, facente capo alla famiglia Franco. I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa alla procurata inosservata di pena, all’estorsione in danno di operatori economici. Eseguite anche numerose perquisizioni. L’indagine avrebbe consentito agli investigatori della Polizia di Stato di individuare i soggetti che avrebbero aiutato il latitante Giovanni Franco a sottrarsi all’esecuzione di una pena definitiva ad 11 anni e 4 mesi di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti, dopo essere fuggito in Francia. Spiccata la professionalità dei presunti fiancheggiatori che avrebbero raggiunto più volte il ricercato nel Paese d’Oltralpe. Per sviare le indagini, durante alcuni viaggi, avrebbero spedito, con un corriere, i loro telefoni cellulari accesi, in una località turistica del Nord Italia che avrebbero raggiunto, con autovetture prese a noleggio, dopo aver incontrato il latitante in Francia, mentre in altri casi avrebbero affidato gli apparecchi telefonici ad altri sospetti affiliati, per simulare la loro presenza a Reggio Calabria. Oltre alla rete dei fiancheggiatori che avrebbero favorito il latitante Giovanni Franco in Costa Azzurra, le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria avrebbero consentito ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria - guidata dal Procuratore Federico Cafiero De Raho - di contestare a 12 dei soggetti fermati il delitto di associazione mafiosa per avere preso parte, con ruoli specifici, alla locale di 'ndrangheta di Pellaro di Reggio Calabria, quale articolazione territoriale dell’organizzazione criminale calabrese. Nel corso delle indagini che hanno portato all’esecuzione dell’operazione Antibes, sarebbero state intercettate conversazioni sulle affiliazioni di nuove leve alla locale di 'ndrangheta di Pellaro, avvenute con la benedizione del boss Giovanni Franco, dal luogo di latitanza in Francia. A margine del summit dei battesimi di ‘ndrangheta, alcuni individui, dagli inquirenti considerati affiliati, si sarebbero lamentati della mancanza di giovani da mettere nella strada. Le indagini dell’aliquota della Polizia di Stato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, avrebbero portato allo scoperto alcune estorsioni dell’ordine di alcune migliaia di euro, perpetrate ai danni di un operatore economico del luogo, da soggetti considerati contigui alla locale di Pellaro, fermati nel blitz di questa notte. La vittima sarebbe stata vessata da continue minacce di attentati all’incolumità personale, atti intimidatori, da pressanti avvisi che era necessario aiutare le famiglie dei carcerati, da danneggiamenti ed asportazione di beni strumentali, al punto che aveva deciso di chiudere l’esercizio commerciale. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà in Questura alle ore 11.00.

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