Operazione Hunters: droga venduta per mantenere detenuti affiliati alla 'ndrangheta

L'attività portata avanti dalla Polizia nell'ambito dell'inchiesta denominata "Hunters" sfociata stamane nella cattura di tredici persone ha permesso di accertare, secondo gli inquirenti, che lo spaccio ed il traffico di sostanze stupefacenti costituivano uno strumento di finanziamento necessario, tra l'altro, a garantire il mantenimento di alcuni affiliati alla 'ndrangheta, reclusi dietro le sbarre. Si tratta di soggetti che finirono in galera nel contesto delle operazioni "Crimine" e "Minotauro". Dei tredici arrestati all'alba di oggi, otto sono stati accompagnati in carcere, per gli altri cinque è stato disposto il regime dei domiciliari.  Sono accusati, a vario titolo,  di intestazione fittizia di beni, traffico di sostanze stupefacenti, usura. I beni oggetto del sequestro giudiziario eseguito oggi valgono complessivamente più di quattro milioni e mezzo di euro. A gestire la vendita al dettaglio della droga erano, a parere degli investigatori, Davide e Giuseppe Prochilo, tra loro fratelli, ed un terzo soggetto, Raffaele Giordano. Le sostanze stupefacenti messe in commercio erano vendute loro da narcotrafficanti originari della Calabria, affiliati alla 'ndrangheta e trasferitisi nelle regioni settentrionali ed in Spagna. 

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