Da Conte a Draghi, dialogo immaginario con Zingaretti

Dialogo immaginario con il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti.

La crisi di governo è giunta ad un punto morto, per uscire dall’impasse intende proporre un nome nuovo per Palazzo Chigi?

Zingaretti: " Non ci pensiamo neppure. Non ci sono altre strade, l'unico governo possibile è con Conte premier".

Quindi, esclude la possibilità di sostenere un altro candidato alla Presidenza del Consiglio

Zingaretti: "Assolutamente! Siamo persone di parola, Conte o morte!"

Ne è sicuro?

Zingaretti: "Certo! Draghi  va benissimo".

Tutta colpa di Renzi

Finalmente abbiamo il responsabile!

La cassa integrazione non pagata, i ristori insufficienti, la mancanza di un piano pandemico per affrontare il Covid, lo spreco dei banchi a rotelle, quello del bonus monopattini, i ritardi nella gestione dell’emergenza. Tutta colpa di Renzi e dei parlamentari d’Italia viva.

Sì proprio lui, l’artefice della nascita del Conte bis, è il responsabile del disastro in cui si barcamena il Paese.

A certificarlo, sono i suoi ex alleati in una nota unitaria nella quale – come riporta l’Ansa – si parla della necessità di “Accelerare in quella parte di attività di governo che è stata rallentata dagli steccati, spesso pretestuosi, alzati dalle ministre di IV per dare risposte ancor più efficaci al Paese".

A tenere il governo con il freno a mano tirato sono stati, quindi, i ministri Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.

Sono state loro - evidentemente eterodirette da Renzi - che, pur occupandosi rispettivamente d'Agricoltura e Famiglia, hanno tenuto in ostaggio i colleghi con delega alla Salute, alla Scuola, all’Economia ai Trasporti; impedendo loro di agire tempestivamente per affrontare al meglio l’emergenza provocata dal coronavirus.

A questo punto, viene da chiedersi per quale motivo, anziché aspettare che fossero loro a dimettersi, Conte non le abbia espulse, o meglio allontanate dal governo a calci nelle terga.

Come se non bastasse, durante il dibattito sulla fiducia, ascoltando le dichiarazioni del premier e dei partiti che lo sostengono, avevamo avuto l’impressione che non ci fosse stato alcun ritardo, che l’Italia avesse avuto la ventura di avere il miglior governo che si potesse desiderare e che l’esecutivo avesse fatto tutto ed anche più.

Anzi, in un passaggio del suo discorso, il presidente del Consiglio ha anche riconosciuto l’apporto costruttivo del partito di Renzi nella modifica del Recovery plan.

Oggi, in virtù della repentina inversione ad “U”, scopriamo, invece, che tutto non è andato per il verso giusto, che l’azione di governo ha subito ritardi e che l’esecutivo era tutt’altro che il migliore del mondo.

Preso atto di ciò, le forze che sostengono la maggioranza hanno deciso di recuperare il tempo perso, tanto più che ora, secondo fonti di primo piano del Movimento 5  stelle, " non c'è più il peso dell'ostruzionismo interno di Renzi".

Pertanto, nelle prossime settimane, grazie al sostegno di Mastella e Ciampolillo, il governo conta di  recuperare i ritardi accumulati nei mesi in cui godeva di un solido consenso in  entrambi i rami del Parlamento. Per farlo, però, vista l’assenza di una maggioranza assoluta al Senato, dovrà confidare nel voto favorevole delle opposizioni. In alternativa, dovrà sperare in un allargamento del perimetro della maggioranza, nel quale potrebbero rientrare dalla finestra alcuni parlamentari di Italia viva, ovvero gli stessi che avrebbero tenuto in ostaggio il Conte bis impedendogli di fare ciò di cui il Paese avrebbe avuto bisogno.

Per citare il sempre attuale Flaiano, “la situazione è grave, ma non è seria”

 

 

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Non facciano quello che abbiamo fatto in estate, ma il governo faccia ciò che non ha fatto finora

"Non ripetere gli errori fatti in estate!". E’ questa la parola d’ordine del governo in vista delle prossime festività natalizie

L'affermazione, ripetuta come un mantra, lascia trasparire l'idea che all'origine dell’attuale emergenza Covid ci siano i comportamenti errati tenuti dagli italiani durante i mesi estivi.

Ovviamente, sarebbe folle pensare che taluni bagordi agostani non abbiano pesato sulla diffusione del virus, ma è altrettanto folle non rilevare i limiti dell’azione di governo che, giova ricordarlo, ha pure incentivato gli spostamenti introducendo i “Bonus vacanza”.

A fotografare i limiti dell’esecutivo guidato da Conte ci pensano i dati disponibili sul portale della Protezione civile nazionale, dai quali emerge che, tra  l’1 agosto e l’1 settembre, il numero dei contagiati passa da 12.457 a 26.078, con un incremento di 13.621 unità.

Non sembra una cifra preoccupante, tant'è che non scatta nessun campanello d'allarme ed il governo non ritiene di dover assumere alcun provvedimento. Quindici giorni dopo, infatti, le scuole riaprono regolarmente ed una settimana dopo, nonostante i contagi siano 39.712, gli italiani vengono chiamati alle urne per il referendum costituzionale. Dal governo arrivano rassicurazioni in tutte le salse. I titolari dei diversi ministeri fanno a gara per ricordare che, grazie ai diversi protocolli, non c’è alcun pericolo. Intanto, il contagio continua ad allargarsi ed il primo ottobre ha raggiunto 52.647 persone. Nonostante i positivi siano quasi raddoppiati in pochissimi giorni, il governo rimane alla finestra.

Bisogna aspettare il 13 ottobre, perché Conte vari un timido Dpcm che prevede l’uso della mascherina anche all’aperto. Intanto, il 15 ottobre i contagiati sono 99.266. Come accaduto in primavera, il governo sembra muoversi a tentoni e non pare avere alcuna strategia. A farla da padrona è l’improvvisazione. Così, il 18 ottobre, quando ormai si registrano 126.237 contagi, viene promulgato un ulteriore Dpcm, nel quale è previsto che “I sindaci potranno chiudere autonomamente le zone ritenute a rischio”. In occasione del nuovo provvedimento, Conte ribadisce: “Le attività scolastiche continueranno in presenza”. Lo stesso giorno, il ministro Azzolina, in un’intervista rilasciata a Repubblica, dichiara: La “Scuola è sicura, non deve chiudere”.

Non meno rassicuranti le affermazioni del ministro dei Trasporti, De Micheli a “In mezz’ora” su Rai 3, dove dice: ''Il rischio di contagio nel sistema del trasporto pubblico locale è bassissimo”.

Ad ulteriore riprova della sottovalutazione del pericolo c’è il libro del ministro della Salute Speranza, dal profetico titolo “Perché guariremo”, la cui uscita è prevista proprio per metà ottobre.

Vista la situazione, gli italiani continuano, dunque, a svolgere tutte le attività che gli sono consentite. Prendono i mezzi pubblici, vanno a scuola, frequentano bar, ristoranti, palestre, teatri, etc. Si tratta di luoghi e situazioni più volte definiti sicuri, o almeno così dovrebbe essere grazie alle misure ed ai protocolli imposti dal governo.  I giorni passano, ma nonostante il contagio pare abbia preso l’abbrivio, Conte continua ad essere titubante.

Solo il 24 ottobre, infatti, quando, i contagiati sono 203.182, il  presidente del Consiglio vara un nuovo Dpcm con il quale, peraltro, smentisce sé stesso ed i suoi ministri. Il provvedimento, infatti, oltre a limitare alle 18 l’orario d’apertura di bar e ristoranti, prevede la chiusura, tra l’altro, di piscine e teatri, nonché, si legge nel testo «per contrastare la diffusione del contagio […] le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno 75 per cento delle attività».

A questo punto gli italiani dovrebbero essere inferociti, poiché il governo ha sostanzialmente certificato la pericolosità di tutti quei luoghi (scuole, cinema, teatri, palestre, etc..) che fino ad una settimana prima erano stati indicati come sicuri e privi di rischi. Ma la farsa non è ancora finita. Il 3 novembre, infatti, quando i contagiati sono ormai 418.142, viene varato l’ennesimo Dpcm che traccia tre aree (gialla, arancione e rossa) corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle Regioni del Paese. Il resto è storia recente, una storia che dimostra la totale assenza di strategia.

In questi mesi, infatti, il governo ha tenuto un atteggiamento ondivago, ha varato provvedimenti parziali o addirittura dannosi, cercando, settimana dopo settimana, di aggiustare il tiro. A testimoniare lo stato confusionale di chi dovrebbe tirarci fuori dalla pandemia è la discussione, ancora in atto tra gli  stessi ministri, su cosa si potrà fare o meno nel periodo natalizio. Se, come dovrebbe, le decisioni sono assunte sulla scorta delle indicazioni fornite dal Comitato tecnico scientifico, non dovremmo assistere a continui ripensamenti. Se gli scienziati ritengono un comportamento pericoloso, il governo deve intervenire di conseguenza con fermezza. Così, ad esempio, se il giorno di Natale può essere rischioso spostarsi, il presidente del Consiglio si assuma la responsabilità e agisca senza farsi condizionare dalle critiche che, in democrazia, oltre che lecite sono pure auspicabili.

I proclami a tempo, minano irrimediabilmente la credibilità dei provvedimenti messi in campo per fermare il virus, con il rischio di far scattare un cortocircuito che il Paese non può permettersi. Quindi, se rigore deve essere rigore sia. Non vorremmo, infatti, ritrovarci a gennaio con l’ennesimo epicedio del governo contro i comportamenti scorretti tenuti dagli italiani.

Quindi, a ciascuno il suo, i cittadini non facciano ciò che hanno fatto in estate, ma il governo faccia finalmente ciò che non ha fatto finora: decida.

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Chirillo (Confesercenti): “La Manovra? Scritta da Totò e Aldo Fabrizi”

“La manovra economica del governo? Colpisce chi ha sempre pagato”.

È caustico il commento di Francesco Chirillo, presidente di Confesercenti Calabria Nord, sulla legge di bilancio 2020. Un giudizio che non manca di sollecitare molti altri spunti di riflessione.

“Nel 1959 erano stati Totò e Aldo Fabrizi a interpretare la dinamica tra il piccolo commerciante e il fisco italiano - ironizza Chirillo. - E quell'idea cinematografica sembra essere rimasta immutata, dopo 60 anni, nella mente di chi ci governa. Chi apre un negozio, chi si presenta dinanzi allo Stato mettendoci la faccia e una partita Iva, va tartassato, a prescindere”.

Secondo Chirillo “risultano evidenti i limiti di una manovra poco espansiva, che punta solo a fare cassa sulla pelle di chi lavora, ovvero delle piccole e medie imprese italiane”.

E le Pmi “che dovrebbero essere considerate la chiave del rilancio della crescita economica, invece, risultano oggetto di interventi a dir poco oppressivi, per non dire che sono perseguitate: fatti che scoraggiano gli stimoli a fare impresa e favoriscono solo la recessione e il tracollo del Pil”.

“Ho letto una stima - spiega Chirillo - in base alla quale, in media le Pmi e le cosiddette partite Iva italiane sono passibili di ricevere 122 controlli l'anno da parte di ben 19 autorità diverse. Giusto. Ma nessun altro settore pubblico o privato vive in questa nazione situazioni analoghe!”.

“Tornare a investire sul problema lavoro” è l'invito accorato di Francesco Chirillo.

Che ribadisce: “In questo momento critico dell'economia nazionale, con un Paese fermo che è il malato cronico d'Europa e i consumi fermi al palo, solo le piccole imprese, il commercio, gli artigiani, i liberi professionisti possono garantire nuova e solida occupazione. La necessità di agire per sostenere questi settori appare di una chiarezza indubitabile. Eppure, stiamo qui a parlare dell'esatto contrario. Perché?”.

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Fratelli d'Italia si mobilita contro il "governo dell'inciucio"

La mobilitazione nazionale di Fratelli d'Italia per chiedere le “elezioni subito” contro qualsiasi forma di governo “salva poltrone”, fa tappa anche nella provincia di Catanzaro.

Domani (domenica 25 agosto), alle ore 18.30, presso lo storico locale “La Rotonda” di Copanello nel comune di Stalettì, il partito sarà presente con un banchetto per la raccolta delle firme.

L'incontro, cui prenderanno parte i presidenti dei circoli della costa jonica, sarà presieduto dall'on. Wanda Ferro.

Anci Calabria, Callipo: "Dal Governo uno scippo ai Comuni, ma non molliamo"

«Uno scippo ai danni dei Comuni, che pregiudica il principio di leale collaborazione tra le Istituzioni».
Il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria punta il dito contro il Governo per il blocco dei fondi destinati alla riqualificazione delle periferie e rimarca lo sconcerto dei primi cittadini dei comuni capoluoghi di provincia e della città metropolitana di Reggio, che si sono visti sottrarre da Palazzo Chigi circa 103 milioni di euro di fondi statali per progetti che comprensivi delle quote di cofinanziamento ammontano in Calabria ad oltre 192 milioni di euro.
 
«Si tratta di risorse importantissime – spiega Callipo – perché destinate alle aree che più necessitano di interventi di riqualificazione, nel solco di quel progetto nazionale di recupero delle periferie promosso anche dall’impegno in questo senso dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano. I fondi ora sono stati bloccati, nonostante le convenzioni sottoscritte con l’Amministrazione centrale dello Stato e nonostante molti Comuni siano già entrati nella fase operativa di progettazione per il successivo avvio delle opere. Un precedente gravissimo per il nostro Paese, perché fa passare il messaggio che in Italia tutto è incerto anche ciò che è definito contratti bilaterali e che quindi dovrebbe essere considerato un dato acquisto e incontrovertibile. Ecco perché riteniamo che la decisione del Governo sia non solo ingiusta dal punto di vista politico e istituzionale, ma anche illegittima. Ci sono obblighi precisi già assunti con la sottoscrizione delle convenzioni e si rischia di innescare una pioggia di ricorsi incrociati di cui nessuno sente il bisogno».
 
Un caos che i sindaci calabresi sperano ancora di evitare. «Non intendiamo mollare - assicura Callipo – e insieme ai nostri Sindaci che fanno parte dell’ufficio di presidenza di Anci Nazionale, Mario Occhiuto e Giuseppe Falcomatà, oltre che a tutti i Sindaci interessati, adotteremo tutte le iniziative necessarie per protestare contro questa decisione, nella speranza che il Governo torni sui suoi passi. Intanto abbiamo il dovere di informare i cittadini di quanto sta accadendo, perché saranno loro che vedranno scomparire progetti che erano stati già approvati ed illustrati e che avrebbero potuto risolvere problemi annosi di interi quartieri. Basti pensare che oltre ai 4 capoluoghi di provincia ed alla Città di Reggio, l’hinterland reggino stavano avviando progetti per 101 milioni di euro e sappiamo tutti quanto risorse così ingenti siano importanti per un tale territorio».
 
«Infine – ha concluso Callipo - ritengo utile chiarire, a differenza di quanto sostenuto da alcuni parlamentari in queste ore, che non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale il Governo starebbe togliendo a 96 Comuni per dare a tutti i Comuni. Infatti, il previsto sblocco all’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli esercizi precedenti è stato ottenuto a seguito delle sentenze della Corte Costituzionale che considerano illegittimi i vincoli all’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (sentenze n. 247 del 2017 e n.101 del 2018) e non può essere oggetto, da parte del Governo, di una sorta di “scambio” con risorse statali già stanziate. 
Le due questioni sono nettamente e logicamente separate. Il bando periferie è finanziato da risorse statali, mentre gli avanzi sono risorse proprie dei Comuni, come finalmente riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Il risultato immediato è quindi solo meno risorse per i Comuni, su un argomento critico e di importanza notevole quale è la questione delle periferie urbane».
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Wanda Ferro (FdI): "Per il Governo 'non c'è pericolo' per il capitano Ultimo. Chiediamo che gli venga riassegnata la scorta"

“È inaccettabile la risposta del governo all’interrogazione che Fratelli d’Italia ha proposto in commissione Affari Costituzionali: al capitano Ultimo, infatti, è stata tolta la tutela perché per lui ‘non ci sarebbero particolari segnali di concreto pericolo’. La risposta del governo è stata resa nota dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha rinnovato l’appello al Capo dello Stato Mattarella affinché intervenga per far rivedere questa decisione”.

È quanto afferma il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Wanda Ferro, che già nei giorni scorsi aveva chiesto al governo di fermare la revoca della tutela al colonnello De Caprio.

“È incredibile che venga considerata inutile la protezione dell’uomo che ha arrestato Totò Riina e che ha combattuto le più sanguinarie cosche mafiose, mentre viene assegnata la scorta a chi fa l’antimafia con le chiacchiere e magari sotto l’ala della politica. La sensazione è che al colonnello De Caprio venga fatta pagare la determinazione a portare avanti indagini scomode. Il “Capitano Ultimo” rappresenta un simbolo per un Paese che crede nei valori della giustizia, della legalità e del contrasto alla violenza criminale, per questo va difeso e tutelato al di là di tecnicismi e vuote procedure burocratiche. Per questo chiediamo che gli venga riassegnata immediatamente la scorta”.  

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Governo Conte, Vono (M5S): "Sì alla fiducia, è il ciclone del rinnovamento"

“Il ciclone del rinnovamento è avviato e non potrà che avere effetti positivi sul Paese”.

A dichiararlo è la senatrice del Movimento 5 Stelle Silvia Vono, oggi in Aula a Palazzo Madama per la fiducia al Governo Conte.

“Un momento storico per tutti noi - ricorda la parlamentare calabrese - per gli eletti di maggioranza, espressione di milioni di cittadini, piccoli imprenditori, professionisti, giovani, pensionati, lavoratori e disoccupati, ma anche delle donne e degli uomini più bisognosi e dimenticati da un potere che, in questi anni, si è rivelato sordo alla loro realtà quotidiana”.

“Nel collegio che mi onoro di rappresentare (Catanzaro - Vibo Valentia ndr) - prosegue l'esponente M5S - ovviamente insieme all'intera nazione, sono tante le istanze che chiamano in causa i principi fondanti della nostra Repubblica: giustizia sociale, diritto-dovere al lavoro, libertà dal bisogno, diritto alla salute e a un ambiente con questa compatibile, diritto alla mobilità, e quindi a infrastrutture e trasporti sostenibili e sicuri, lotta alla corruzione e alla criminalità. Tutti principi, nei fatti, disattesi in questi lunghi anni di distanza tra la politica e i cittadini che vivono fuori da queste aule come in un universo parallelo. Per la prima volta arriva in Parlamento un inarrestabile ciclone di rinnovamento politico e istituzionale che non potrà che avere effetti positivi sul nostro Paese, sulle nostre famiglie, sulle nostre economie, che si avvantaggeranno di una nuova classe dirigente legata al merito, all'assenza di clientele, al potere inteso come servizio, all'integrità degli obiettivi da perseguire”.

“L'avvio di questa legislatura, dunque - sottolinea Silvia Vono - segna un passaggio storico, epocale per il nostro Paese. Riguardando il film di questi ultimi tre mesi, possiamo certamente dire che, per la prima volta, i cittadini italiani sono stati i veri protagonisti, gli artefici del cambiamento. Prima hanno deciso, con lo strumento della partecipazione democratica, che un vecchio sistema andava cancellato. Poi, sempre democraticamente, hanno addirittura approvato i contenuti programmatici su cui fondare l'avvio di questa Terza Repubblica. La Repubblica dei cittadini”.

“Da donna meridionale e calabrese - puntualizza la senatrice - giudico, inoltre, positivamente la creazione di un ministero dedicato al Sud. Ma, sia chiaro, non per rinnovare logiche assistenzialiste, logore, fallimentari e già viste. Il Sud non vuole essere assistito, ma pretende di esprimersi nella pienezza delle proprie potenzialità, chiede di liberarsi dal giogo delle mafie e dei corrotti, sogna un futuro di opportunità che sia analogo rispetto alle altre regioni d'Europa. Strade, sanità, servizi, libertà d'impresa. Un nuovo corso positivamente racchiuso nelle parole del presidente del consiglio, Giuseppe Conte: lì dove, ad esempio, ha parlato di sanità e dell'esigenza di mettere finalmente al riparo il settore dalle indebite influenze della politica; nel campo degli appalti, la cui disciplina va riformata, superando il formalismo fine a se stesso banalmente scambiato per legalità e che invece, troppo spesso, nasconde corruzione e non impedisce la cattiva esecuzione delle opere; sul terreno della lotta alle mafie, da contrastare con ogni mezzo, aggredendo le loro finanze, le loro economie e colpendo le reti di relazioni che consentono alle organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell'ambito del tessuto socio-economico”.

“Pertanto - conclude la senatrice Silvia Vono - votare la fiducia, oggi, era a dir poco un obbligo morale. Dare speranza a questo Paese è il nostro compito. E per questo ci spenderemo, quotidianamente, nella convinzione che un'epoca è finita e una nuova storia è appena cominciata”.

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