Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Venezia, hanno consentito di individuare un’articolata compagine criminale di matrice ’ndranghetista, operante in provincia di Venezia, con collegamenti in Lombardia ed origine nell’area jonica della provincia di Reggio Calabria dedita all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America ed alla successiva commercializzazione dello stupefacente. In particolare, le investigazioni hanno tratto origine dal monitoraggio di alcuni soggetti di origine calabrese che vivevano nella provincia di Venezia, attivi nello smercio di cocaina nel capoluogo lagunare e nel trevigiano. Attraverso un’assidua attività di osservazione e pedinamento, è stato possibile evidenziare la figura di A.V., domiciliato a Marcon, in provincia di Venezia, elemento di spicco dell’organizzazione, legato alla 'ndrangheta di Africo, nel Reggino, con numerosi precedenti di polizia, tra l’altro, per tentato omicidio, associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione abusiva di armi. E’ stato riscontrato che A.V., avvalendosi di un’impresa operante in provincia di Venezia, avrebbe introdotto ingenti quantitativi di cocaina sul territorio nazionale, importandola direttamente dall’America centrale e meridionale. Lo stupefacente veniva occultato all’interno di container con carichi di copertura costituiti da frutta (banane, ananas, ecc.) e, una volta giunto a Venezia, distribuito a gruppi di spacciatori. Era coinvolto nel narcotraffico anche un sodalizio di origine calabrese stanziato nelle province di Milano e Monza Brianza che, in collaborazione con A.V., alimentava il mercato lombardo della cocaina, anch’essa prelevata a Venezia, dopo essere arrivata dal Sud America. I finanzieri hanno potuto documentare tre significative importazioni di cocaina con un elevato grado di purezza, per un peso di circa 410 chilogrammi. Con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e di altri Reparti della Guardia di Finanza competenti per territorio, è stato possibile procedere ad una "consegna controllata" dei carichi, al fine di giungere all’individuazione dei responsabili del traffico illecito. In questo modo, è stato accertato che la cocaina era trasportata dai sodali in magazzini presi in locazione a Marghera e Meolo, nel Veneziano, dove, dopo essere stata separata dalla merce lecita tra la quale era occultata, veniva suddivisa tra i vari componenti dell’organizzazione, per essere poi smerciata sul territorio. Più nel dettaglio, le indagini hanno permesso di rilevare, in una prima fase, l’arrivo di due partite di cocaina del peso, rispettivamente, di 50 chilogrammi e 240 chilogrammi nei mesi di luglio e novembre 2015. Dopo aver individuato la rete di distribuzione dello stupefacente, nella giornata di ieri è scattato il blitz in un magazzino di Meolo, in provincia di Venezia, dove sono stati colti in flagranza di reato A.V. ed altri tre componenti dell’organizzazione mentre scaricavano da un furgone 90 casse di falsi tuberi di manioca in materiale plastico, al cui interno erano occultati panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 98 chilogrammi., sottoposti a sequestro. Contemporaneamente, sono state avviate oltre 20 perquisizioni in Veneto e Lombardia, nei confronti di soggetti coinvolti, a vario titolo, nel traffico di stupefacenti. Le attività delle Fiamme Gialle hanno consentito di sequestrare altri 30 chilogrammi di cocaina, un chilogrammo di marijuana, oltre ad una ingente quantitativo di denaro contante e preziosi. Ulteriori 32 chilogrammi circa di cocaina erano stati sequestrati lo scorso 20 gennaio con l’arresto di un responsabile in provincia di Milano, con la collaborazione dei baschi verdi del capoluogo lombardo. Complessivamente, sono state arrestate 9 persone, tra le quali anche due ristoratori di origine albanese che, all’interno del loro locale situato nel centro storico del capoluogo lagunare custodivano circa un chilogrammo di cocaina ed altrettanta marijuana, pronta per essere spacciata. L’attività investigativa è stata condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Venezia – D.D.A.. Le investigazioni si sono avvalse anche del prezioso apporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata.