Incendio devasta un bosco nella Presila catanzarese

Un incendio di  vaste proporzioni ha interessato un bosco in località Cafarda, tra i comuni di Pentone e Fossato Serralta (Cz).

Le fiamme si sono estese rapidamente, arrivando a ridosso della strada statale 109, con conseguenti disagi per la circolazione.

Il rogo è stato domato, dopo più di cinque ore di lavoro, dai vigili del fuoco volontari di Taverna e dalle squadre di Calabria verde.

  • Published in Cronaca

Serre. Selvicidio nel Bosco Archiforo: motoseghe in azione alla Pietra de Lu Moru

Ricordate qualche anno fa, quando in mille andammo a Serra San Bruno, visitammo, con una lunga escursione sino alla Pietra del Signore, il Bosco Archiforo? Ricordate quanti professori universitari, specialisti agronomi e forestali, biologi erano con noi? Ricordate quante assicurazioni ricevemmo dal sindaco di allora circa il fatto che il taglio previsto per il Bosco Archiforo (centinaia di alberi monumentali compresi esemplari con diametri anche superiori ai due metri) sarebbe stato ridimensionato? Bene, io in tutti questi mesi ho dormito sonni agitati. Ero certo che avrebbero continuato a fare quel che volevano, se non peggio. Qualche informazione smozzicata, reticente, allarmata, mi giungeva dalla zona. Ieri, finalmente, sono potuto andare in zona per fare un piccolo controllo. Durante un cammino dal rifugio forestale Lu Bello, passando per Pietra dell'Ammienzo e raggiungendo Pietra de Lu Moru, ci siamo accorti che le motoseghe sono strepitosamente all'opera esattamente lì. E per di più hanno attaccato anche alberi bellissimi che stavano intorno a quel vero e proprio monumento naturale che è Pietra de Lu Moru. Sono stati follemente abbattuti alcuni grandi faggi che facevano da cornice alla rupe (al massimo i dintorni della rupe potevano essere ripuliti degli arbusti per renderla pienamente visibile, ma quegli splendidi faggi che svettavano attorno ad essa e sono stati abbattuti gridano vendetta). E Il martello forestale ha segnato anche degli abeti giganti (intagliabili secondo le prescrizioni forestali). E' tutto documentato dalle foto. Sappiamo per certo che in molti altri punti dell’Archiforo proprio gli abeti monumentali che cercammo di salvare sono stati abbattuti senza nessuno scrupolo. Sappiamo anche che la società privata che gestisce La Foresta di Ferdinandea non è da meno. In località Tre Ponticelli hanno abbattuto in piena estate una quantità di faggi d’alto fusto e più in generale negli ultimi tempi sono stati tagliati abeti che definire ciclopici è dir poco. Il Bosco Archiforo, l’ho scritto più volte nei miei articoli e nei miei libri, è una delle più belle foreste d’Italia (Matilde Serao scrisse cose analoghe per la Foresta di Ferdinandea). Benché negli anni sia stata sempre saccheggiata, da tagliatori abusivi o autorizzati, nonostante siano state realizzate moltissime stradine di esbosco che consentono di andare dappertutto in fuoristrada o qaad. L’Archiforo è un bene comune della comunità serrese. La dorsale del Monte Pecoraro (dalla Lacina alla cantoniera del Pecoraro) è una delle componenti più straordinarie del Parco delle Serre. Tutto questo è patrimonio della Calabria, dell’Italia e dell’intera Umanità /senza bisogno di riconoscimenti Unesco). Il fatto è che deve ancora divenire patrimonio (nel senso di considerato tale) dalle comunità che ci vivono intorno. E’ una miniera a cielo aperto dalla quale non occorre cavare nulla ma dove bisogna portare quanti più visitatori possibile per ammirare, sorridere, rasserenarsi, portare un  sano benessere. Come già accade in diverse zone della Calabria che hanno scelto la strada di valorizzare e tutelare le risorse naturali, il paesaggio, i beni culturali. Perché non c’è paesaggio senza una comunità, ma neanche esiste una comunità senza paesaggio. Protesteremo con le autorità competenti per i tagli nell’Archiforo, giudicati incongrui già da diversi professionisti (dottori forestali, botanici, biologi) e, a questo punto, poiché nell’Archiforo vi sono due aree SIC (siti di interesse comunitario) interesseremo anche la Comunità Europea. Ci piacerebbe sapere se l’Amministrazione Comunale, l’ente Parco Regionale delle Serre e la Regione Calabria intendano sottoporre a seria verifica la legittimità dei piani di taglio e delle martellate. Non ci interessano le polemiche fra parti politiche. Noi non stiamo con nessun partito e non ce l’abbiamo con alcun ente. Se del caso siamo pronti a collaborare gratuitamente (senza né cariche né incarichi) per trovare soluzioni. Consideriamo l’intera Calabria la nostra terra e vogliamo conservarla per le generazioni future. Pensiamo che anche i singoli cittadini, le associazioni, le comunità debbano farsi esse stesse “istituzioni”. Le prime chiamate a questo nuovo e rivoluzionario compito (per una terra colonizzata ed assistita come la Calabria) sono le popolazioni residenti e tra esse, quelle persone che hanno davvero a cuore le sorti dei loro luoghi.

Avv. Francesco Bevilacqua

Scrittore, ambientalista

 

La Calabria, ovvero la montagna sospesa sul mare PARTE SECONDA

Il pezzo che segue è la prosecuzione un articolo pubblicato ieri al quale è possibile accedere cliccando  qui

 

E scendendo più a sud della regione, dopo aver attraversato il citato istmo di Marcellinara, ci inoltriamo nel gruppo montuoso delle Serre, oggi Parco regionale, dalle connotazioni ambientali non dissimili dalla Sila e coi tantissimi centri ricchi di storia quali Squillace, Torre Ruggiero, Soriano col famoso monastero domenicano, Vallelonga, la Mongiana delle Ferriere borboniche, Mangiatorella, Ferdinandea e Stilo. Di sicuro, però, il polo storico di questa parte della montagna calabrese è Serra San Bruno, terra della Certosa, quella detta nei secoli di Santo Stefano del Bosco, fondata san Brunone di Colonia nel 1084, come primo nucleo a Santa Maria, e nel 1091 dove oggi la possiamo ammirare nella sua austera solitudine. Questa Abbazia, la prima e unica fondata dal Santo in Italia e che custodisce le sue sacre spoglie, nel ‘500 assunse la forma rinascimentale con grandezze di forme artistiche ed architettoniche che, però, dopo secolari vicissitudini legate alla storia feudale, religiosa e artistica, è stata distrutta dal disastroso terremoto del 1783. Ci restano pochi ruderi: parte della facciata palladiana e del chiostro. Dopo due secoli di abbandono dovuto anche alle conseguenze della famigerata Cassa Sacra, il nostro monastero bruniano è stato ricostruito nei primi anni dell’800, così come oggi lo vediamo. Da ogni parte del mondo poeti, storici, scrittori, scienziati, teologi si sono avvicendati attorno alla storia di questo preziosissimo bene culturale che Serra custodisce gelosamente. Ma Serra San Bruno non è solo Certosa: è la città dell’arte nel verde. È la città delle chiese: la Matrice, detta anche di San Biagio; il tempietto dell’Addolorata di fine architettura barocca; la chiesa dell’Assunta di Terravecchia di origine ducentesca ma ricostruita nei primi anni dell’800 e quella dell’Assunta di Spinetto edificata nel nuovo rione dopo il citato terremoto. Serra è la terra anche dei nobiliari palazzi con portali artistici e soffitti riccamente lavorati, obelischi e tantissime altre opere d’arte e tutto, bisogna sottolinearlo, frutto di artisti locali figli di quella che per secoli fu “ la Maestranza di la Serra”. Negli ultimi tempi, poi, e soprattutto dopo il boom economico degli anni ’60, è stata riscoperta la  grande vocazione turistica e pertanto un pò tutta la montagna calabrese, compreso l’Aspromonte di Corrado Alvaro e del Santuario di Polsi della Madonna della montagna, ha bisogno di una giusta valorizzazione. Insomma è ora che la montagna calabra sia vista come risorsa primaria per l’economia e lo sviluppo dell’intera regione. La valorizzazione della nostra montagna, dopo anni di indifferenza, certamente comporta un processo da programmazione sapiente e non abbandonata ad improvvisazioni occasionali. Oggi la sola natura, pur vergine ed incontaminata, non basta più ai turisti provenienti dai più qualificati villaggi residenziali delle coste ioniche e tirreniche, da Soverato a Tropea, da Capo Rizzuto a Diamante passando per Le Castella, Pizzo, Cirò Marina, Caulonia, Sibari, Capo Colonna ed altre belle località balneari. La montagna calabrese necessita di infrastrutture e di servizi moderni come risposta ad una richiesta d’utenza sempre più esigente e soprattutto abbisogna di professionalità tra gli operatori turistici. È urgente la funzionalità e l’efficienza di tutti i servizi di comunicazione per non rimanere isolati dal resto d’Italia e dell’Europa. In Sila non si entra soltanto dalla superstrada Crotone – Cosenza –Paola, si entra anche dall’autostrada seppur questa rattoppata e da più svincoli e da questi in tutta la montagna, ma per raggiungere gli angoli più suggestivi e a più forte richiamo turistico si è costretti a fare autentiche gimkane su percorsi stradali per nulla modernizzati e mancanti di continue segnalazioni ed informazioni. Il servizio pubblico tra i singoli centri è inesistente. Roba da non provarci e chi ci tenta non lo ripeterà una seconda volta. Altro che Mediterraneo da scoprire o Calabria in Europa. Così anche storia, cultura,costumi, arte e tradizioni che si sono consolidati per secoli, oggi rischiano di rimanere lontani.

  • Published in Cultura

Il bosco Archiforo trattato come una discarica

“I nostri boschi non hanno niente da invidiare a quelli del Trentino”. Una frase che i “serresi” ripetono spesso ma, che con tutta evidenza, non è per nulla vera. C’è, infatti, qualcosa che le montagne delle Serre hanno da invidiare, eccome! Certo, non sono gli alberi, non è il paesaggio, non è la flora. Ciò che alle nostre montagna manca sono i trentini. Ciò che i boschi delle Serre hanno, infatti, da invidiare a quelle del Trentino sono proprio gli abitanti. Abitanti civili, che rispettano la natura e si prendono cura dell’ambiente. Una cura che nasce dalla consapevolezza che il mondo che li circonda rappresenta la vita, non solo dal punto di vista della salubrità ma, anche, in termini più prosaicamente economici. Non è un mistero, infatti, che il Trentino così come la Valle d’Aosta, ogni anno, ospitano migliaia di escursionisti attratti dalla bellezza della natura. Turisti che lasciano soldi, che fanno lavorare alberghi, ristoranti, bar, negozi, etc. Certo in quelle regioni ci sono servizi che la Calabria e le Serre neppure si sognano, ma c’è anche dell’altro. E’ praticamente impossibile, per un visitatore, così come per un residente, imbattersi nel bel mezzo del bosco in rifiuti abbandonati tra gli alberi e la vegetazione. I trentini, infatti, trattano la montagna ed il bosco come fosse casa loro, come un bene prezioso da custodire e tutelare. I “serresi”, certo non tutti, ma molti, invece, hanno per il bosco lo stesso rispetto che si ha per una pattumiera. La montagna per tanti è sinonimo di discarica e come tale viene considerata. Chi non sa come disfarsi di un vecchio scaldabagno, di una malmessa cucina o di un frigorifero non più funzionante, la soluzione la trova subito; carica tutto in macchina e via verso il bosco. Molti pensano, forse, che la vera funzione degli alberi sia quella di coprire con le foglie i sacchi della spazzatura. Viene da pensare a questo vedendo il materiale fotografico messoci a disposizione da un amante della montagna che si è imbattuto in un cumulo di rifiuti abbandonati nel bel mezzo di un area Sic (Sito interesse comunitario). Per abbandonare ciò che non gli serviva più, il solito idiota, non ha scelto un posto qualsiasi. Avrà pensato, “perché accontentarsi di un bosco qualunque quando posso insozzare una delle zone più belle e suggestive, come il bosco Archiforo?”. Al cospetto di persone armate di una tale mente perversa a poco servono, anche, le bonifiche che di tanto in tanto vengono attuate. In un contesto del genere è inutile prendersela con le istituzioni, bisogna alzare il tiro ed esprimere il più assoluto disprezzo nei confronti di quelli che sono veri e propri nemici del bene comune. Perché sarà pure vero che gli enti preposti non sono particolarmente lesti nell’attuare le opere di bonifica e pulizia, ma è altrettanto vero che è impossibile preservare l’ambiente fin quando il numero di coloro che puliscono sarà inferiore a quello degli incivili che sporcano.

  • Published in Cronaca
Subscribe to this RSS feed