Operazione "Fiamme del Tavoliere", 5 misure cautelari per estorsione, lesioni, furto e incendio

Alle prime luci dell’alba di oggi, a Trebisacce e Cassano allo Ionio (Cs), i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro e del 14° Battaglione Calabria, con il supporto di un'unità cinofila dello Squadrone eliportato “Cacciatori” di Calabria, hanno eseguito due ordinanze di misure cautelari, emesse dai gip presso il Tribunale di Castrovillari e presso il Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nei confronti di Giuseppe lo Fiego e Federico Salmena, sottoposti alla misura cautelare della custodia cautelare in carcere, di P.L. trentacinquenne, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, di una donna settantenne sottoposta all’obbligo di presentazione alla pg, mentre per un ragazzo 17enne è stata prevista la misura del collocamento in comunità.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di “estorsione”, “tentata estorsione”, “lesioni personali”, “furto in appartamento”, “danneggiamento seguito da incendio”, “incendio”, “resistenza a pubblico ufficiale” e “spaccio di sostanze stupefacenti”.

Le misure scaturiscono da una complessa attività di polizia giudiziaria condotta, anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai militari della Stazione di Trebisacce, che ha avuto origine lo scorso dicembre in seguito alla denuncia da parte di un commerciante locale.

Le indagini hanno permesso di constatare una serie di condotte estorsive ed incendiarie che per gli investigatori sarebbero state pianificate da Giuseppe Lo Fiego, ritenuto, peraltro, l'ideatore del gruppo.

Nell’ambito degli approfondimenti investigativi sarebbe emerso che Lo Fiego avrebbe preteso d'imporsi quale “protettore” di diversi commercianti nel comune di Trebisacce.

Secondo gli investigatori, in caso di tentativi di ribellione da parte delle vittime alle sue richieste, Lo Fiego, "attraverso una rete di fidati complici ed, in particolare, della 'manodopera' criminale di un ragazzo 17enne, poneva in essere ritorsioni di varia natura, creando un clima di terrore e sopraffazione in quel territorio mediante la consumazione di incendi ed altri reati".

Dalle indagini sarebbe emerso inoltre che, "come principale persona di fiducia del Lo Fiego", Salmema insieme a P.L. si sarebbero resi "responsabili anche della detenzione e plurimi episodi di cessione di sostanze stupefacenti a tossicodipendenti del luogo, come riscontrato nel corso di una attività condotta dai carabinieri di Trebisacce che ha portato anche all’arresto di una persona dello stesso centro".

 

Estorsione ai danni di un’impresa edile: scattano gli arresti dei carabinieri

I militari del Norm hanno tratto in arresto, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale Di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda:

1) Sebastiano Musarella, 38enne, di Reggio Calabria, pluripregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa circondariale “San Pietro” per altra causa;

2) Domenico Neri, 36enne, di Reggio Calabria, pluripregiudicato, anch’egli attualmente detenuto presso la Casa circondariale “San Pietro” per altra causa.

I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, a seguito della denuncia della vittima ed attraverso la direzione investigativa della locale Dda, hanno accertato che i due, nel decorso mese di settembre 2015, avevano avanzato una richiesta estorsiva nei confronti di un imprenditore edile impegnato, con la propria azienda, ad effettuare dei lavori di ristrutturazione presso la sede della Corte d’Appello di Reggio Calabria. I due arrestati pretendevano dall’imprenditore del denaro per far sì che i lavori procedessero senza intoppi e che non vi fossero attentati e/o danneggiamenti al cantiere aperto da pochi giorni. I due, al termine delle formalità di rito, sono rimasti presso la Casa circondariale di “San Pietro” ove erano già detenuti per un precedente arresto, eseguito sempre su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, per un’altra estorsione, commessa nel novembre 2015, ai danni di un imprenditore edile che stava effettuando dei lavori in un cantiere aperto su Corso Garibaldi.

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Estorsione aggravata dal metodo mafioso: un arresto dei Carabinieri

Un uomo di 62 anni è stato arrestato in esecuzione di un'ordine di esecuzione pena che la Procura della Repubblica ha disposto il 19 luglio. Ottemperando al provvedimento giudiziario, i Carabinieri della Stazione di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, lo hanno ristretto ai domiciliari. Giuseppe Musacco, al quale è stata inflitta una condanna a 7 anni di reclusione perché riconosciuto responsabile di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso, deve scontare in regime di detenzione domiciliare una pena residua di un anno e 6 mesi 

 

 

Estorsioni della ‘ndrangheta nella vendita di legna: carabinieri colpiscono la cosca Alvaro

I carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia, hanno tratto in  arresto, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gop del Tribunale di Reggio Calabria:

– Antonio Alvaro, di 50 anni;

– Natale Cutrò, di 48 anni;

entrambi di Sinopoli, già noti alle Forze dell’ordine, ritenuti contigui alla cosca Alvaro di Sinopoli ramo “carni ‘i cani”, poiché ritenuti responsabili del reato estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento scaturisce dal prosieguo dell’attività d’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri reggini, che aveva già portato lo scorso 28 aprile all’esecuzione dell’operazione convenzionalmente denominata “Guardiano” con l’arresto di complessive 4 persone (tra cui gli arrestati) ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nello specifico sarebbero state acclarate ulteriori condotte estorsive aggravate dalla metodologia mafiosa perpetrate dagli arrestati nei confronti di alcuni commercianti di legname nell’interesse della consorteria Alvaro. In particolare, i due hanno preteso la corresponsione di un euro per ogni quintale di legna acquistato e successivamente hanno imposto l’acquisto di legname, ad un prezzo obbligato, esclusivamente presso imprese riconducibili alla famiglia Alvaro.

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Estorsione e spaccio di stupefacenti nei confronti di un giovane disabile: intervento della polizia

Il personale del Commissariato di P.S. di Palmi ha dato esecuzione all’Ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Reggio Calabria, nei confronti di Pasquale Papasergio, di 42 anni, per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti di un giovane disabile del posto. La vicenda nasce nel mese di novembre 2015, quando presso il Commissariato di P.S. di Palmi si è presentato un ragazzo disabile, accompagnato dal padre, per sporgere denuncia in merito alla richiesta estorsiva di 600 euro che stava subendo da parte di un suo conoscente. Sono state avviate immediate indagini che hanno consentito di arrestare in flagranza di reato, nel dicembre 2015, Rosario Papasergio, di 23 anni, sorpreso, nell’ambito di un mirato servizio di appostamento e pedinamento ad opera del personale di quel Commissariato, nell’atto di estorcere una somma di denaro al padre del ragazzo disabile. L’ulteriore prosieguo delle indagini ha permesso di appurare, altresì, il coinvolgimento nella vicenda del cugino di Rosario Papasergio, identificato per Pasquale Papasergio che aveva curato, secondo gli inquirenti, “la regia” della complessiva attività delittuosa, materialmente condotta dal cugino Rosario. Le indagini hanno fatto emergere un’attività di spaccio di stupefacenti posta in essere dai due cugini Papasergio che, almeno in un'occasione, avrebbero ceduto della sostanza stupefacente al ragazzo disabile, poi divenuto vittima di estorsione. Dopo le formalità di rito, l'arrestato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi, a disposizione della competente Autorità giudiziaria.

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Minacce al concorrente venditore di fragole, arrestati padre e figlio

I carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, al termine di complesse e laboriose indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno tratto in arresto, in esecuzione di Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su conforme richiesta della Procura della Repubblica, Demetrio Cuzzocrea, di 52 anni, e Sebastiano Cuzzocrea, di 26 anni, rispettivamente padre e figlio. I due sono indagati per i reati di illecita concorrenza con minaccia o violenza ed estorsione, il tutto aggravato dall’utilizzo del metodo mafioso, poiché in concorso tra loro ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso, nell’esercizio di attività imprenditoriale consistente nel commercio di fragole e frutti di bosco, avrebbero compiuto atti di concorrenza, con violenza e minaccia, ai danni di un imprenditore reggino, dedito alla produzione e commercializzazione dei predetti frutti, costringendolo a cessare i rapporti di fornitura dei propri prodotti con diversi esercizi commerciali del comprensorio cittadino. Così facendo si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistito nella fornitura esclusiva dei propri prodotti ai predetti esercizi, in conseguenza della cessata concorrenza, con danno per le persone offese. In particolare, le meticolose indagini svolte dai carabinieri della Stazione di Rione Modena avrebbero permesso di accertare come, tra i mesi di aprile ed agosto del 2015,  ci sia stata una vera e propria escalation di violenza da parte degli arrestati, i quali, paventando l’appartenenza al sodalizio criminale denominato ‘ndrangheta, avrebbero reiteratamente minacciato, giungendo persino all’aggressione fisica, il titolare di un’azienda agricola dedita alla produzione e commercio di fragole e frutti di bosco e il di lui padre, che lo coadiuvava nella gestione della suddetta impresa. Questi continui soprusi avrebbero avuto il precipuo scopo di far sì che le vittime non continuassero a vendere i propri prodotti a Reggio Calabria, poiché tale commercio doveva spettare esclusivamente ai Cuzzocrea, i quali, in questo modo, volevano acquisire il monopolio nello specifico settore. Gli arrestati, al termine delle incombenze di rito, sono stati associati presso la casa circondariale “Panzera” di Reggio Calabria.

'Ndrangheta, presunti boss della cosca Mancuso condannati per estorsione e minacce

Il Collegio Giudicante del Tribunale di Vibo Valentia, al termine del processo originato dall'inchiesta "Never Ending", ha condannato i soggetti considerati al vertice della cosca Mancuso, dominante a Limbadi. Il 54enne Pantaleone Mancuso, soprannominato "Scarpuni", originario della cittadina del Vibonese ed il 62enne di Francavilla Angitola, Raffaele Fiumara, erano imputati dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e minaccia nei confronti Giampiero e Vincenzo Ceravolo, entrambi testimoni di giustizia.  Le indagini da cui è derivato il processo avevano portato esattamente due anni fa al loro arresto. A Mancuso è stata inflitta una condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere, a Fiumara una pena di 4 anni. I giudici, inoltre, hanno stabilito che i due, per i quali è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per il prossimo quinquennio, dovranno sborsare denaro, sia a titolo di risarcimento sia per il pagamento delle spese sostenute nel processo. 

Pretendeva di entrare gratis nei locali: arrestato per estorsione

I militari della Guardia di Finanza hanno arrestato un uomo accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, per un decennio si sarebbe reso autore di azioni intimidatorie al fine di beneficiare degli accessi e delle consumazioni a titolo gratuito in diversi locali notturni di Lamezia Terme. L'inchiesta, avviata a gennaio dello scorso anno, è stata portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Gli inquirenti, indagando su vicende di altra natura, sono venuti a sapere che un barman era stato malmenato dal soggetto tratto in arresto oggi ed al quale si era rivolto affinché pagasse la consumazione. E' stato così che hanno scoperto non trattarsi di un episodio isolato. L'indagato, sostengono gli investigatori, si faceva scudo della "vicinanza a cosche ‘ndranghetistiche locali"

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