L’impatto sociale dei flussi migratori: a San Nicola il Serreinfestival analizza la complessità di un fenomeno ancora attuale
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Il dibattito “Popoli in movimento: migranti di ieri e di oggi” promosso all’interno del Serreinfestival e svoltosi a San Nicola da Crissa ha rappresentato un momento di analisi dei motivi di un fenomeno atavico, che ha comportato dolorose divisioni familiari, e di possibili spunti per invertire la rotta.
L’iniziativa, aperta dai saluti del sindaco Giuseppe Condello che ha ribadito l’esigenza di “fare simbiosi”, è stata moderata da Nensy Rachiele, la quale ha rimarcato il valore del Museo dell’Emigrazione, “ricco di fonti storiche e spaccato di vita quotidiana di chi ha fatto una scelta difficile e ha compiuto un viaggio della fortuna”.
Il presidente nazionale degli alberghi della Gioventù, Filippo Capellupo, dopo aver illustrato l’importanza del “tornare a parlare delle nostre radici”, ha insistito sul senso delle immagini immagazzinate nella mente di chi rientra provvisoriamente in Calabria. “Gli emigrati di ritorno - ha precisato - vengono a rivedere i luoghi dei loro antenati con la voglia di ricercare. Noi dobbiamo dare a loro i giusti messaggi perché ciò che vedono lo conserveranno e lo trasmetteranno per sempre”.
Sull’emigrazione come “tema vivo e scottante” ha relazionato il presidente dell’associazione “Condivisioni” Bruno Censore che ha ricordato come l’idea ispiratrice del festival è stata quella di “accogliere chi fugge dalle guerre o ha bisogno di asilo” per poi soffermarsi su cause ed effetti dell’emigrazione del ventunesimo secolo: “oggi - ha affermato - i giovani vanno via perché qui non c’è meritocrazia e non ci sono opportunità. Soprattutto non c’è lavoro. Quindi va rivendicata una nuova attenzione per le zone interne e per il Mezzogiorno. Senza dimenticare che solo studiando un fenomeno, si può arginarlo”.
Un parallelismo fra l’emigrazione attuale e quella dei secoli passati è stato elaborato dal direttore artistico del Serreinfestival Armando Vitale che si è chiesto se “solo oggi si guarda ai migranti come portatori di malattie e inquietudine sociale” proponendo come risposta le vignette del libro “L’orda” di Gian Antonio Stella nelle quali i migranti europei in America venivano dipinti come figure squallide. Dalle sue considerazioni è scaturita l’impellente necessità di “riprendere l’idea della fraternità fra gli uomini”.
I concetti sono stati tradotti in numeri dal commissario del Parco delle Serre Alfonso Grillo (già delegato regionale all’emigrazione): “circa 6 milioni di calabresi - ha sostenuto - sono sparsi per il mondo. Ed è stata l’unità d’Italia ad aprire le porte all’emigrazione”. Ma, a suo avviso, oltre che similitudini, “ci sono differenze rispetto ai flussi del passato, innanzitutto perché è diverso il momento storico”. Inoltre, “gli emigrati conservano un attaccamento alla Calabria superiore al nostro”.
Il fondatore del Museo dell’Emigrazione Bruno Congiustì ha infine ripercorso le tappe che hanno portato a dare vita ad una realtà che è la testimonianza di percorsi di vita. “Noi - ha in particolare asserito - vogliamo ricordare un po’ alla volta, non una volta per sempre”.
Nel corso della serata è stata consegnata una targa al regista David Manganaro (già premiato al Festival internazionale della Cinematografia sociale di Roma) ed è stato conferito un attestato di riconoscimento alla squadra di calcio Asd San Nicola da Crissa.
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