Si è tenuta nei giorni scorsi a Pianura, nel Napoletano, presso la "Casa del Giovane", luogo simbolo del recupero sociale dei beni confiscati alle mafie, l’assemblea nazionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, l'associazione antiracket ed antiusura della Confesercenti. Il tema trattato, "Verso una nuova stagione antiracket e antiusura – combattere il racket e l’usura per difendere l’economia nazionale e la democrazia", ha permesso poi di elaborare tutta una serie di proposte che si inquadrano in un contesto profondamente cambiato riguardo alcuni aspetti del fenomeno, come l’azione solidaristica dello Stato, sull'efficacia della legislazione di settore, sul ruolo delle associazioni antiracket. “L'imprenditore – spiega il presidente di Sos Impresa–Reggio Calabria, Rocco Raso, margine dell’assemblea - non si confronta più solo con organizzazioni criminali predatorie, esterne, per così dire, all'impresa (“paga, per stare tranquillo”); oggi siamo di fronte anche a holding mafiose che gestiscono interi settori dell’economia legale condizionando il mercato, lo sviluppo e la produttività delle imprese. Dopo due decenni – continua il presidente - una fase di questo ciclo di lotta contro usura e racket è arrivata al suo capolinea. Bisogna pensare ad una nuova stagione. Lo richiede innanzitutto l’evoluzione dei reati e dell'agire delle organizzazioni mafiose". Proprio per questo motivo l’Assemblea nazionale ha elaborato una serie di proposte, otto punti ben precisi sui quali si fonda una sorta di nuova rinascita, soprattutto in maniera corretta, dell’azione antiracket e antiusura.
Scuola nazionale di formazione per gli operatori.
Partendo dalla direttiva europea in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime (2012/29/UE) che ritiene strategica, come si evince nell’articolo 25 della norma, la formazione dei volontari, “Sos Impresa-Rete per la Legalità” ritiene, anche per dare corso alle indicazioni della Direttiva, che i tempi siano maturi per istituire una “Scuola nazionale per la formazione degli operatori delle associazioni e delle fondazioni” nella quale coinvolgere come docenti ed esperti, in fase teorica, studiosi dei fenomeni criminali, psicologi, magistrati, forze di polizia e, nella fase pratica (attuata tramite simulazioni di ascolto), esperti in materia di risarcimento, assistenza e di gestione aziendale (dallo start up agli investimenti produttivi), volontari con un elevato Know-How e vittime pienamente reinserite nel circuito socioeconomico. La Scuola dovrebbe avere la missione (anche come braccio operativo del Commissariato o della futura Authority), di formare, con costanti corsi di aggiornamento, una larga base di volontari professionalizzati o di professionisti volontari in grado di accompagnare la vittima in tutte le fasi del suo percorso di rinascita civile: dalla denuncia alla riconquista della “normalità”, aiutandola a convertire l’indennizzo in un investimento economico che riafferma il ruolo positivo dello Stato e della società civile nei confronti dell’aggressione mafiosa.
Rappresentanza ed operatività
Un altro aspetto è l’autoriforma delle associazioni, di cui il passaggio dell’accreditamento è un aspetto fondamentale: bisogna unire alla regola della rappresentanza quella del presidio territoriale che deve essere operoso. Su questo tema è già avviata una riflessione da tempo ma ancora non sembra individuata una strada capace di contenere l’esigenza di evitare una proliferazione di associazioni non fondati su denunce e fatti penali, così come è necessario difendere un patrimonio storico che anche quando rappresenta solo attività di testimonianza, soprattutto se essa svolge una funzione di tutela a favore di testimoni di giustizia, vittime e denuncianti. Ci siamo dichiarati favorevoli a procedere alla revisione periodica degli albi sulla base delle attività di assistenza effettivamente realizzate introducendo, come strumento oggettivo di valutazione pubblica, il bilancio sociale annuale certificato in cui si possa verificare quanti casi siano stati seguiti (risolti o meno), quali attività siano state realizzate, quanti utili accompagnamenti alla denuncia siano stati espletati, quanti risarcimenti siano stati ottenuti, in quali processi si siano costituite parte civile in risposta al danno collettivo e così via. Un’azione di trasparenza che metterebbe al riparto le stesse istituzioni pubbliche da eventuali critiche per un uso distorto di fondi pubblici.
La vittima - Abolizione termini istanza al fondo art. 20
Abolire i termini restrittivi per la presentazione delle Istanze di accesso al Fondo di solidarietà, riaprendo i termini di presentazione. Ciò non rappresenta un costo aggiuntivo per le casse dello stato, in quanto il Fondo Si alimenta con risorse proprie. Ripristinare in capo alle Prefetture i poteri di cui all’art. 20 per rendere efficace e tempestiva la sospensione dei termini nelle procedure esecutive.
Usura, un reato depenalizzato
Rendere obbligatorie le norme di prevenzione patrimoniale a carico degli usurai. Applicare, all’atto dell’incriminazione per usura, norme patrimoniali restrittive e prevedere l’applicazione dell’Istituto del sequestro dei beni del presunto usuraio o in alternativa il Giudice dovrebbe disporre una cauzione pari all’entità del danno patito, anche valutato in via equitativa. Con queste norme l’imputato avrebbe l’interesse a chiudere il processo piuttosto che puntare, come oggi avviene sui tempi lunghi nella speranza della prescrizione. Impedire a chi è condannato per usura di poter continuare a gestire conti correnti e di poter intraprendere attività di impresa. Applicare le stesse norme per i falliti. Prevedere legislativamente una nuova definizione del reato di esercizio abusivo del credito trasformandolo da reato previsto dal testo unico bancario a reato da codice penale, aumentando le pene ( dagli attuali “da 6 mesi a 4 anni di reclusione”, a pene più adeguate e severe, come ad esempio “da quattro a dodici anni di reclusione” ). Prevedere inoltre la confisca contestuale dei beni e di tutti i titoli e valori nella disponibilità dell’indagato..
Scuola Nazionale di formazione
Istituire una scuola permanente di formazione e aggiornamento dei volontari e degli operatori istituzionali addetti non autoreferenziale ma anzi aperta al contributo del mondo universitario e della ricerca scientifica in ambito criminologico e vittimologico, all’esperienza concreta maturata presso gli sportelli e alla testimonianza di vittime pienamente reinserite.
Rappresentanza ed operatività
Rivedere i criteri di assegnazione dei Fondi ai Confidi e alle Fondazioni passando da una redistribuzione aritmetica a una sociale, a cominciare da interventi più forti laddove il problema è più sentito e dove sono stati impegnati più e meglio i fondi a disposizione. Prevedere la presenza delle Associazioni e delle Fondazioni Antiusura nel Comitato di gestione dell’art. 15/108. Ripristinare l’accesso al Fondo vittime della mafia anche per le Associazioni che si costituiscono parte civile nei processi per mafia. Fondo (che dovrebbe essere) alimentato con i beni confiscati e il cui accesso rappresenta una modalità di sostegno delle Associazioni.