Omicidio Lacaria, il lavoro sottotraccia degli investigatori
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E' una storia sospesa quella che sta vivendo Spadola e più in generale l’entroterra montano del vibonese e che riguarda la scomparsa e il successivo rinvenimento del cadavere di Bruno Lacaria, commercialista 52enne scomparso dal borgo della Minerva la mattina dell'8 febbraio scorso e ritrovato ucciso in un bosco in località “Scaglione”a sera di lunedì 27 febbraio. E’ una storia in sospeso per molti motivi, e non importa che vi sia un indagato. Per l’omicidio dell’uomo è stato arrestato, perchè avrebbe reso piena confessione consentendo di trovare il corpo dello scomparso, Giuseppe Zangari, commerciante 46enne, nonché intimo amico e compare d’anello di Lacaria. Lo stesso Zangari il giorno seguente alla sparizione di Lacaria aveva asserito di esser stato costretto, sotto minaccia armata da uomini incappucciati, ad ingerire un potente pesticida. Mancano molte, troppe cose e tutto ciò troverebbe conferma nel massimo riserbo in cui si sono trincerati gli investigatori e sul fatto che il corpo del poveretto non è stato ancora restituito ai famigliari per funerali e sepoltura. Ci sono ulteriori esami da fare che dovrebbero dare responso intorno alla metà di aprile quando potrebbe esserci una svolta, ma al momento la parola d’ordine è silenzio. E quando tutto tace, tutto è in movimento e gli investigatori lavorano sotto traccia. Uno dei motivi perché la storia rimane ancora in sospeso è il movente. Si è detto che sarebbe quello economico, una lite degenerata a causa di un prestito non restituito, almeno cosi si vocifera in paese.
Ma gli investigatori hanno trovato conferma? Le indagini hanno confermato le dichiarazioni di Zangari? In parte si visto che è stato rinvenuto il cadavere di Lacaria, ma quest’ultimo è stato realmente ucciso nel luogo in cui è stato poi rinvenuto esanime oppure l’omicidio è avvenuto altrove ed il corpo è stato successivamente trasportato in quel luogo? E se si, da chi? Zangari ha fatto tutto da solo o potrebbe avere avuto dei complici? E se l’uccisione è avvenuta al culmine di una lite degenerata, Lacaria si è difeso lasciando tracce sul suo corpo del disperato tentativo di preservare la propria incolumità? Insomma il corpo di Lacaria potrebbe “parlare” e dire molte altre cose, per questo rimane ancora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e del medico legale Katiuscia Bisogni oltre che del Ris di Messina che prosegue nelle indagini a carattere scientifico. Certo, dalle prime indiscrezioni che sono filtrate, sembrano trovare conferma le ammissioni di Giuseppe Zangari che, alla fine di lunghi e snervanti interrogatori portati avanti dai militari dell'Arma dei carabinieri di Serra San Bruno, aveva ammesso di aver ucciso l'amico a con un'arma impropria per poi abbandonare il corpo in un dirupo nelle montagne della Lacina.
Nessun segno di arma da fuoco o da taglio pare sia stato riscontrato sul cadavere del commercialista dal medico legale Katiuscia Bisogni che ha eseguito l'autopsia, presso il nosocomio di Vibo Valentia ed alla quale hanno assistito i periti medico-legali incaricati dalla famiglia della vittima accompagnati dal legale di fiducia, Raffaele Barbara. L'esame necroscopico avrebbe stabilito che il decesso sarebbe stato causato da un ematoma alla testa, prodotto verosimilmente da un colpo di bastone. Un altro mistero riguarda l'arma del delitto che non sarebbe stata ritrovata sul luogo dove invece è stato rivenuto il corpo di Lacaria. La parola fine a questa triste storia non è stata ancora posta, nonostante Zangari sia stato raggiungo da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio e false informazioni al Pm. Non appare invece chiaro agli inquirenti il movente dell'omicidio, il luogo in cui sarebbe stato compiuto e se vi sia stato il coinvolgimento di altre persone. Le indagini coordinate dal Sostituto procuratore della Repubblica, Filomena Aliberti coadiuvata dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Serra san Bruno, Capitano Mattia Ivano Losciale stanno cercando, quindi, di dare le giuste risposte ai tanti interrogativi ancora aperti.