Nelle prime ore della mattinata odierna la Squadra Mobile di Vibo Valentia, coordinata da Tito Cicero, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, a carico di M. I., di nazionalità bulgara, pregiudicato; P. F. A., pensionato; don Felice La Rosa, (41 anni, parroco di Zungri per 11 anni sino al mese di ottobre 2015 quando fu annunciata una pausa provvisoria dall’esercizio del mandato pastorale), ritenuti responsabili, a diverso titolo, della commissione dei reati di prostituzione minorile e corruzione di minorenne aggravati.
Le indagini svolte dalla Squadra Mobile vibonese hanno tratto spunto dalle investigazioni avviate in ordine all’omicidio di Francesco Fiorillo, avvenuto a Vibo Valentia lo scorso 16 dicembre coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
Nel corso di attività tecnica d’intercettazione, avviata nei confronti di persone ritenute vicine alla vittima, al fine di individuare gli autori ed il movente del delitto, sono infatti emersi chiari ed incontrovertibili elementi di responsabilità a carico dei tre arrestati, con riguardo ai reati di prostituzione minorile e corruzione di minorenne.
In particolare, il bulgaro M.I. avrebbe proposto agli altri le prestazioni sessuali di un quindicenne straniero, chiedendo in cambio un corrispettivo in denaro per entrambi.
Dalle intercettazioni telefoniche, gli inquirenti avrebbero avuto modo di apprendere, in modo esplicito, che sia P.F.A. che il sacerdote avrebbe accettato la proposta pagando, a fronte delle prestazioni sessuali del ragazzo, la cifra di 50 euro che M.I. e la vittima avrebbero diviso, rispettivamente, nella misura di 20 e 30 euro a testa.
Le ulteriori indagini, eseguite con il coordinamento della Procura distrettuale della Repubblica di Catanzaro, competente per il reato di prostituzione minorile, e nello specifico del procuratore capo Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e del sostituto procuratore Debora Rizza, hanno permesso di accertare che M.I., non avrebbe esitato a coinvolgere nei turpi incontri anche altri minori, allorquando gli si sarebbe presentata l’occasione.
L’operazione è stata convenzionalmente denominata “Settimo Cerchio”.