Orrore in Calabria: a calci e pugni provoca l'aborto alla compagna

Lo scorso 27 aprile la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di Mirsad Berisa, cittadino serbo-montenegrino, 30 anni, residente a Reggio Calabria, in atto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari con il permesso di uscire per svolgere il lavoro di venditore ambulante. L’arrestato è ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e interruzione di gravidanza cagionata dalle reiterate percosse nei confronti della giovane compagna marocchina. Le indagini condotte dagli uomini dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Reggio Calabria hanno permesso di ricostruire, secondo gli inquirenti, una vicenda di turbolenti rapporti di convivenza conclusa col triste epilogo della provocata interruzione della gravidanza, a calci e pugni sferrati senza alcuna pietà, nei confronti della giovane che si trovava già all’ottavo mese di gravidanza. Sono altresì emersi, sostengono gli investigatori, comportamenti di ripetuta violenza domestica che avrebbero potuto assumere contorni ben più gravi se non fossero scattate prontamente le manette ai polsi dell’uomo. Inaudita la ferocia e l’accanimento contro la giovane donna, colpevole soltanto di voler portare in grembo la sua creatura e di non voler procedere all’aborto. Tanto è bastato per trasformare il montenegrino in una furia: calci e pugni sferrati in ogni parte del corpo, in particolar modo allo stomaco, benché la giovane compagna fosse per terra con dolori lancinanti e lo supplicasse di smettere.