La "Trasversale", storia della strada che non c'é. SECONDA PARTE

Il pezzo che segue rappresenta la prosecuzione di un articolo pubblicato ieri, consultabile all'indirizzo: http://www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=1513:la-trasversale-storia-della-strada-che-non-c-e-prima-parte&Itemid=952

 Oltre all’aspetto meramente economico, la nuova arteria stradale avrebbe rappresentato “l’ultima boccata d’ossigeno a insediamenti destinati naturalmente a scomparire”. In definitiva, la “Trasversale” avrebbe dovuto avere un’importanza fondamentale, non solo per stimolare lo sviluppo socio economico del territorio direttamente interessato, ma per l’intero ambito regionale. Il documento elaborato dall’allora provincia di Catanzaro non si limitava a proporre una semplice analisi di contesto, al contrario, prospettava, dal un punto di vista economico, tutti i benefici derivanti dalla realizzazione dell’opera. Alla luce delle ricadute positive che l’infrastruttura avrebbe dovuto avere, in qualunque altro posto diverso dalla Calabria, si sarebbe messo immediatamente mano ai cantieri. Ma la Calabria, tra le sue specificità annovera la lentezza, la propria e quella determinata dagli altri. Bisognerà aspettare, infatti, quasi tre lustri prima che, nel 1983, le imprese Merlo e Grandinetti si aggiudicassero l’appalto per la realizzazione di un lotto di tre chilometri tra Vazzano e Vallelonga. I primi lavori sembravano aver sbloccato definitivamente la situazione, tanto che in una relazione presentata, in un convegno svoltosi a Serra San Bruno, il 28 aprile 1985, l’ingegner De Iuliis, nella sua funzione di “Ispettore Anas per la Calabria” annunciava che i lavori di costruzione della “Trasversale delle Serre” avrebbero avuto “ inizio entro brevissimo tempo (sono già stati appaltati due lotti sul versante tirrenico”. Nel complesso, gli obiettivi prefissi vent’anni prima erano rimasti sostanzialmente invariati: “costruzione di un asse di collegamento trasversale, secopndo l’itinerario A3 – Vazzano – Vallelonga – Montecucco – Chiaravalle – Soverato, dotato di adeguate caratteristiche di scorrevolezza e di confort in modo da ridurre i tempi di percorrenza e quindi, in definitiva, i costi di trasporto nella fascia territoriale servita; miglioramento delle condizioni di accessibilità alle fasce interne, essenzialmente per la stabilizzazione delle popolazioni sul territorio e, quindi, con prospettive di più equilibrato sviluppo ed assetto del territorio stesso; creazione di condizioni più propizie per un rilancio dei settori produttivi, con particolare riferimento a quello turistico, agricolo e agro turistico; una più efficace interazione degli scambi tra fascia Ionica, fascia interna e fascia tirrenica”. Nonostante i ripetuti impegni volti ad assicurare l’imminente avvio dei lavori, per assistere all’apertura dei cantieri bisognerà aspettare la fine degli anni Novanta, quando, nel 1997, verrà avviata la realizzazione dei lotti 1°, 2°, 3° e 3° bis del “Quinto tronco”. I lavori, tra Chiaravalle e Gagliato, compresa la bretella per Petrizzi, prenderanno il via su impulso dell’allora Sottosegretario di Stato ai trasporti e alla navigazione del Governo Prodi, Giuseppe Soriero. Un intervento decisivo, reso noto in un documento informativo diffuso alle popolazioni locali, nel quale Soriero annunciava: “finalmente, aprono i cantieri della Trasversale delle Serre; si concretizza un progetto importante per questa zona e per l’intera Calabria. Un’idea giusta, che era ormai diventata un’illusione, oggi finalmente è realtà”.  Un’illusione durata molto tempo, sbloccata, nella parole di Soriero, dopo che “due anni fa presso il ministero dei Lavori Pubblici avevo verificato insieme ai Sindaci, che i lavori erano bloccati e che gran parte del tracciato stradale doveva ancora essere progettato”. Venivano, così, aperti i “cantieri da Chiaravalle ad Argusto, a Gagliato […]” con i quali venivano messi “in movimento 150 miliardi tra lavoro diretto e indotto”. Al termine dell’intervento, che avrebbe dovuto “spezzare l’isolamento” di un intero territorio, sarebbe stato possibile percorrere il tratto compreso tra “Soverato e Tropea in soli 45 minuti: [con]  un risparmio netto di oltre un’ora rispetto” ai normali “tempi di percorrenza”. Una volta portata a compimento, l’opera, oltre a rappresentare il completamento del “quadro delle trasversali della rete stradale calabrese”, avrebbe permesso di raccordare l’autostrada a quelli che venivano definiti “itinerari turistico – religiosi tra i più suggestivi della Calabria”. Itinerari nei quali ricadevano “diversi santuari, a partire dalla certosa di Serra S. Bruno”. I lavori che avrebbero dovuto concludersi in tre anni si trascineranno nel tempo, al punto che, a distanza di quasi vent’anni, è stato aperto un solo lotto, quello compreso tra Chiaravalle e Argusto. Il motivo per cui la parte restante del tratto continui a rimanere tuttora chiusa nonostante, a vederla, non sembri mancare di nulla, è uno dei tanti misteri della Trasversale.

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