Calabria, disarticolata organizzazione dedita al traffico e alla produzione di stupefacenti
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Alle prime ore di ieri, nelle province di Reggio Calabria ed in altre del territorio nazionale, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, del Nucleo cinofili, dell’8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia e dei Comandi Arma competenti per territorio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 16 persone (di cui 15 in carcere ed 1 all’obbligo di presentazione alla p.g.) ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di coltivazione, detenzione, vendita, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti, acquisto, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da guerra e comuni da sparo e ricettazione.
I destinatari della misura cautelare in carcere sono: Domenico Ascone, taurianovese di 40 anni; Francesco Cimato, rosarnese di 36 anni; Adam Frunza, romeno di 47 anni ; Giuseppe Germanò, taurianovese di 38 anni; Gabriele Giardino, rizziconese di 24 anni; Diego Giovinazzo, rizziconese di 45 anni; Rocco Giovinazzo, rizziconese di 37 anni; Francesco Graziano, taurianovese di 41 anni; Giuseppe Graziano, taurianovese di 35 anni; Domenico Nava, taurianovese di 51 anni; Antonino Romeo, taurianovese di 46 anni; Francesco Secolo, rizziconese di 34 anni; Giuseppe Secolo, rizziconese di 64 anni; Pasquale Tropeano, rizziconese di 53 anni; Mihai Tudor, romeno di 36 anni; mentre è stata sottoposta all’obbligo di presentazione giornaliera alla pg Annamaria Mazzotts, rosarnese di 38 anni.
L’operazione, denominata "Piana stupefacente", giunge all’esito di due articolate e convergenti attività d’indagine condotte dalle Compagnie carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova, nel periodo compreso tra novembre 2016 e dicembre 2017.
Le attività investigative hanno permesso, in breve tempo, attraverso il ricorso a metodologie d’indagine tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione, riprese video ed attività intercettive telefoniche ed ambientali, di far luce sull’esistenza di un gruppo criminale, composto prevalentemente da soggetti operanti nella Piana di Gioia Tauro ma con proiezioni anche in altre province d’ Italia, i quali, utilizzando appezzamenti di terra ubicati nelle aree rurali di Gioia Tauro (RC) e Taurianova (RC), erano dediti in modo sistematico alla coltivazione, alla lavorazione ed al successivo spaccio di ingenti quantità di marijuana.
In particolare, le indagini hanno consentito, da un lato, di individuare un gruppo di soggetti, con ruoli direttivi ed organizzativi, deputati alla scelta dei terreni dove realizzare le piantagioni, all’acquisto dei materiali per la lavorazione della droga ed alla produzione all’ingrosso della sostanza stupefacente, e, dall’altro, di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di sodali che, con funzioni meramente esecutive e materiali, venivano incaricati di coltivare la sostanza stupefacente, di curare le fasi di semina, coltura e raccolta della canapa indica, e di svolgere attività di intermediazione tra produttori ed acquirenti.
Tra l’altro, alcuni degli indagati sono risultati legati tra di loro da strettissimi legami di parentela a conferma dell’esistenza di una struttura fondata su forti ed impermeabili vincoli di sangue e di una gestione delle singole attività illecite a vocazione principalmente familiare.
Talvolta, come emerso dal complesso delle attività info - investigative, gli indagati si servivano anche di fondi agricoli e beni immobili oggetto di provvedimenti giudiziari ablativi – messi a disposizione da custodi infedeli, uno dei quali destinatario di custodia cautelare in carcere – all’interno dei quali, avvalendosi di serre e capannoni per lo stoccaggio, riuscivano a realizzare fiorentissime colture di canapa indica.
Nel corso delle indagini, infatti, i carabinieri hanno localizzato e rinvenuto, tra Gioia Tauro e Taurianova, 3 vastissime piantagioni di canapa – rispettivamente composte da 13 mila, 12 mila e 9.030 arbusti – sequestrando contestualmente oltre 300 chili di sostanza stupefacente già lavorata, confezionata e pronta per essere immessa nel mercato illegale della droga nella Piana di Gioia Tauro ed in altre zone del territorio nazionale.
La manovra investigativa dei militari dell’Arma ha, inoltre, permesso di documentare e riscontrare alcuni episodi di cessione di sostanze stupefacenti che avvenivano non solo nei comuni pianigiani ma anche in altre note località turistiche, come Cortina d’Ampezzo, comune presso cui uno degli arrestati, impiegato come cuoco in un hotel della zona, aveva avviato un’intensa attività di rivendita al dettaglio della droga prodotta ed importata dalla provincia di Reggio Calabria.
Al contempo è stato accertato come alcuni soggetti del gruppo criminale potessero disporre di armi comuni da sparo e da guerra di provenienza illecita e clandestine; emblematico, al riguardo, il rinvenimento ed il sequestro, il 26 maggio 2017, di una mitragliatrice da guerra Sten mod. MK2 cal. 9, priva di matricola e completa di 4 caricatori e 45 cartucce del medesimo calibro, per la cui detenzione era stato arrestato, in flagranza di reato, Germanò Giuseppe, taurianovese di anni 38, anch’egli odierno destinatario della custodia cautelare in carcere per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
In definitiva, le indagini congiunte dei carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova hanno consentito di disarticolare, nelle diverse fasi, una vera e propria filiera di produzione, coltivazione, lavorazione e spaccio di marijuana facente capo ad un sodalizio in grado di realizzare, attraverso l’immissione nel mercato di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti (pari a 13.281.802 dosi medie singole ricavabili dalla sostanza prodotta e venduta), illeciti profitti per un valore complessivo stimato in oltre 100 milioni di euro.