Operazione "Torno subito", 8 misure cautelari per assenteismo
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Alle prime ore dell’alba, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 persone (di cui 4 agli arresti domiciliari e 4 all’obbligo di presentazione alla pg), ritenuti responsabili, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni.
In particolare, i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono: 1) L. G. di 66 anni (arresti domiciliari); 2) C. D. di 68 anni (arresti domiciliari); 3) N. R. F. C. di 65 anni (arresti domiciliari); 4) S. M. di 63 anni (arresti domiciliari); 5) B. C. di 67 anni (obbligo di presentazione alla p.g.); 6) M. M. G. di 61 anni (obbligo presentazione alla p.g.); 7) P. M. di 66 anni (obbligo presentazione alla p.g.); 8) S. D. di 43 anni (obbligo presentazione alla p.g.).
Ad altri quattro indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
L’operazione, denominata “Torno subito”, giunge al termine di un’indagine condotta dai carabinieri della Tenenza di Rosarno, tra giugno 2017 e luglio 2018.
Le attività investigative sono scaturite dall’intuizione di un militare, il quale aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l’orario di lavoro, intento a consumare alcolici ed a giocare alle slot machine in un bar di San Ferdinando.
Alla luce di ciò, sono state avviate le indagini che, attraverso il ricorso a servizi di pedinamento, osservazione e soprattutto riprese video, hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria prassi, diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno, i quali, in più circostanze, avrebbero utilizzato i mezzi di servizio comunali per scopi privati e attestato falsamente la loro presenza in servizio, omettendo di registrare, mediante l’apposito lettore marcatempo (cd “badge”), gli allontanamenti dalla sede di lavoro, per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola, subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze.
Le condotte delineate, in ragione dell’esercizio di una funzione pubblica, risultano aggravate dall’ aver commesso il fatto abusando dei poteri e con la violazione dei doveri del servizio, anche per coloro i quali avevano l’onere del controllo su altri dipendenti. Complessivamente sono stati accertati 300 episodi, il cui danno erariale e d’immagine sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti.