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Sindaco contro parroco, ecco i don Camillo e Peppone calabresi

Forse il paragone potrebbe apparire eccessivo, ma leggendo fra le righe si respira aria di netti contrasti. Senza dubbio sembra inusuale quanto accaduto a Centrache, borgo del Catanzarese popolato da 400 anime. Il sindaco Fernando Sinopoli ha emesso un’ordinanza per “la messa in sicurezza della Chiesa, con l’eliminazione delle parti pericolanti, riguardanti alcune tegole e parti dell’intonaco esterno dei prospetti e parti degli intonaci interni alla Chiesa, perché parzialmente ammalorati, per rimuovere lo stato di pregiudizio per la pubblica incolumità”. Destinatari del provvedimento sono la Curia vescovile di Catanzaro ed il parroco don Gregorio Grattà che vengono avvertiti che “eventuali danni a persone o cose, derivanti dal mancato rispetto” dell’ordinanza saranno “a carico dei proprietari, i quali ne risponderanno in via civile, penale ed amministrativa”. Toni decisi, sin troppo chiari per chi vuole intendere l’antifona. Da specificare comunque che, in precedenza, i vigili urbani avevano effettuato un sopralluogo dal quale era emerso che la Chiesa “si presenta in stato fatiscente” con alcuni muri che evidenziano “crepe sui lati” e che “i soffitti laterali sono tutti screpolati con evidenti segni di distacco parziale di cornici”. Da quanto scrive il primo cittadino a parroco e Curia non resta che provvedere ai lavori di ristrutturazione oppure continuare la sfida impugnando l’atto con ricorso giurisdizionale davanti al Tar o con ricorso straordinario davanti al Presidente della Repubblica. In ogni caso, non sembra che a Centrache la parte civile e quella religiosa vadano proprio d’amore e d’accordo.

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