Infocontact, gli operatori di Serra: “L’obiettivo è il nostro futuro”
- Written by Bruno Vellone
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Gli operatori del call center di Serra San Bruno a veder compromesso il loro futuro non ci stanno. Nei loro occhi ci sono tutte le sfumature dell'animo umano. Rabbia, incertezza, incredulità e tanta voglia di reagire. "Dopo il fallimento di Infocontact e dopo sei mesi di commissariamento - affermano in una nota - la società è stata venduta e smembrata, Rende andrà a Comdata, mentre Lamezia ad Abramo Custumer Care. Giovedì - fanno sapere - è arrivata la comunicazione ufficiale da parte dei commissari che i centri periferici di Serra San Bruno e Stefanaconi verranno gradualmente dismessi". La notizia, come prevedibile, "ha portato sgomento tra i novanta operatori che lavorano la commessa Telecom outbound, tra le altre cose la prima in Italia per volumi e fatturato. La società Abramo ha dichiarato che tutti gli operatori avranno un proseguo lavorativo ma di fatto, chiudendo i centri periferici e spostando tutti gli operatori sulla sede di Lamezia Terme sta costringendo i lavoratori delle sedi periferiche ad abbandonare il lavoro in modo graduale". Questo dunque il punto nevralgico della questione, un trasferimento che nei fatti consiste nell'impossibilità di poter inseguire il proprio futuro lavorativo. "Nessuno - affermano i giovani operatori di Serra - potrà permettersi di raggiungere tutti i giorni il posto di lavoro sito a 50 chilometri circa dagli attuali centri, da percorrere su strade da tutti note per le loro condizioni disastrate, non ci sono quindi le condizioni economiche e logistiche per recarsi in sicurezza nella nuova sede lavorativa". Tutto ciò porterà ancora una volta "l’innalzamento della percentuale di disoccupazione al sud ed in particolare andrà a toccare la disoccupazione femminile visto che nei due centri la percentuale di donne supera il 70%". I lavoratori delle sedi periferiche chiedono una cosa sola "di poter continuare a lavorare per mantenere la loro dignità e la loro integrità". Gli operatori dunque, faranno sentire la loro voce fino al 25 febbraio giorno in cui ci sarà "un tavolo tecnico al Mise tra i sindacati e la società Abramo e anche dopo supportati dai sindacati e dal comitato cittadino Pro Serre".