Vita da lsu/lpu: le ansie, le critiche e i ritardi nei pagamenti
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Essere un lsu/lpu non significa essere “possessore” di un mestiere. Vuol dire, invece, essere esposto ad una marea di critiche perché chi opera nel settore pubblico è sempre sotto osservazione. Certo, qualcuno ci mette un po’ del suo per rendere i giudizi più o meno fondati, ma molti di questi precari il senso di responsabilità lo portano nel taschino dei vestiti da lavoro e si rendono indispensabili per fornire servizi essenziali per la popolazione. C’è chi li considera dei “privilegiati” perché “in Italia non esiste niente di più stabile che il precario”: riflessione superficiale perché la realtà la conosce solo chi la vive dal di dentro. Essere un lsu/lpu significa non poter contare su una banca che ti concede un mutuo per costruire il futuro, non poter programmare spese perché i pagamenti “non si sa quando arrivano”, aver paura di quell’imprevisto che ti costringe ad ulteriori rinunce e magari a casa ci sono piccole bocche da sfamare. Il domani è sempre un’incognita, anche adesso che tra provvedimenti romani e leggi regionali si parla di lavoro “a tempo determinato” con la possibilità di “stabilizzazione” e non più delle vecchie formule che per qualcuno sapevano di “lavoro nero legalizzato”. I problemi economici sono sempre all’ordine del giorno. La stragrande maggioranza dei comuni, diversamente dal passato, non riesce ad anticipare le somme in attesa dei bonifici centrali e regionali. Loro – i diretti interessati – attendono i pagamenti per i mesi di ottobre e novembre 2014 (diverso il discorso per gli assegni al nucleo familiare rispetto ai quali è stato erogato solo l’importo relativo al primo semestre 2014) e da Catanzaro su questo rassicurano perché il decreto è “uscito” dal dipartimento Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali e, dopo aver superato i necessari passaggi, è pronto per la liquidazione. Già, ma siamo a marzo 2015 e questi lavoratori, che ogni giorno hanno svolto il proprio compito – che a volte è un lavoro d’ufficio e altre si traduce nella pulizia del paese e nella raccolta dei rifiuti - hanno dovuto attendere, anche stavolta, i tempi della politica e della burocrazia. Hanno aspettato, come fanno sempre, perché dopo tanti anni quasi ci si abitua ad essere gli ultimi. Quasi, perché se si arriva all’esasperazione le conseguenze non sono affatto calcolabili.
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