'Ndrangheta, operazione "Saggio compagno": dettagli e nomi dei 36 arrestati
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L’operazione "Saggio compagno" è stata così denominata in quanto trae origine dall’appellativo con cui il principale indagato, Giuseppe Ladini, si rivolgeva a colui che gli inquirenti considerano il suo più fidato sodale, Leonardo Tigani. L’indagine è stata avviata nel novembre 2013 dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, sulla base di alcuni sviluppi dell’operazione "Vittorio Veneto" (conclusa nell’estate dello stesso anno), che già a suo tempo aveva permesso di trarre in arresto a Cinquefrondi 8 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e violazioni in materia di armi. Tra questi figurava infatti anche Rocco Francesco Ieranò, 43 anni, personaggio considerato dagli investigatori di indiscussa valenza nell’ambito della 'ndrangheta cinquefrondese (cui era attribuita la carica del "Vangelo"), che dopo aver inizialmente tentato invano di sottrarsi alla cattura nell’estate 2013, aveva poi intrapreso anche un percorso di collaborazione con la giustizia. L’attività investigativa ha quindi consentito di ricostruire e disarticolare la composizione (anche nella sua evoluzione a seguito della stessa operazione "Vittorio Veneto") della "locale" di Cinquefrondi, che storicamente imperversa nell’omonimo centro ed in quello limitrofo di Anoia, in provincia di Reggio Calabria; riscontrare le attività illecite del sodalizio che, dopo l’arresto di Ieranò, faceva capo, sostengono i Carabinieri, a Giuseppe Lidini,37 anni, già noto per i suoi precedenti penali e di polizia per associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ricettazione e riciclaggio. Primi riscontri dell'indagine erano già stati, tra marzo ed aprile 2014: l’arresto di 8 persone (Antonella Bruzzese, 33 anni, moglie di Giuseppe Ladini; Lorenzo Bruzzese, 33 anni; Emanuele Papaluca, 24 anni; Leonardo Tigani, 32 anni; Antonio Raco, 29 anni e Antonio Valerioti, 51 anni), a carico delle quali erano già emerse presunte responsabilità in merito al traffico di armi: tra questi vi erano infatti anche lo stesso Giuseppe Ladini, che aveva manifestato la propria intenzione di rendersi irreperibile per il sospetto di essere monitorato dalle Forze di Polizia, oltre che Ettore Crea, 43 anni, personaggio sospettato di essere contiguo all’omonima cosca di 'ndrangheta operante a Rizziconi, che è stato trovato in possesso di un fucile mitragliatore di provenienza illecita acquistato, affermano gli inquirenti, da Giuseppe Ladini; il sequestro di numerose armi e munizioni da guerra e comuni, oltre che di un chilogrammo di cocaina, rinvenuti in un rudere abbandonato prospiciente all’abitazione di Giuseppe Ladini, che quest’ultimo, unitamente ai suoi sodali, avrebbe utilizzato come deposito per tutto il materiale smerciato nel corso delle sue presunte contrattazione illecite. Le articolate attività tecniche compiute prima, durante e dopo gli arresti, unite poi agli innumerevoli riscontri eseguiti sul territorio ed agli approfondimenti investigativi del caso, hanno poi permesso di accertare, dichiarano i Carabinieri, che Giuseppe Ladini, benché sottoposto a detenzione domiciliare anche per reati in materia di criminalità organizzata, avvalendosi innanzitutto della stretta collaborazione morale e materiale di tutto il suo nucleo familiare, ed in particolare della moglie Antonella Bruzzese e del figlio minore: aveva costituito di fatto e stava consolidando a Cinquefrondi una nuova articolazione della 'ndrangheta sotto la sua guida, cui facevano capo gli appartenenti alle preesistenti cosche Ladini, Petullà e Foriglio; intratteneva presso la propria abitazione, con evidente disinvoltura e padronanza, tutta una serie di rapporti con numerosi pregiudicati, facenti capo non solo al contesto delinquenziale di Cinquefrondi, ma anche ad altre aree della province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, dando quindi prova della sua presunta caratura criminale e dell’importanza del sodalizio che faceva capo alla sua persona; nell’ambito di tali rapporti, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, esercitava, secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma, un vero e proprio controllo del territorio, sfruttando le risorse economiche della zona mediante il compimento di una serie indeterminata di delitti in materia di armi e stupefacenti, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, con riferimento anche al settore degli appalti boschivi. A conclusione di tale attività, alle prime luci dell’alba di oggi, nelle province di Reggio Calabria, Roma, Verbania e Vibo Valentia, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori, hanno quindi dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito del quale sono state: tratte in arresto 36 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate, danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso ( Costantino Tripodi, 70 anni, già presunto capo della locale di Cinquefrondi; Michele Ierace, 57 anni; Antonio Petullà, 66 anni; Antonio Napoli, 58 anni; Saverio Napoli, 51 anni; Rocco Iannizzi, 44 anni; Vincenzo Zangari,42 anni; Orazio Ierace, 37 anni; Michele Ierace, 24 anni; Raffaele Bruzzese, 63 anni; Domenico Ladini, 60 anni; Renato Fonti, 51 anni; Fabio Ierace,47 anni; Girolamo Primerano, 41 anni; Gaetano Migliaccio, 38 anni; Fabio Porcaro, 39 anni; Maurizio Monteleone, 39 anni; Rocco Petullà, 49 anni; Angelo Petullà, 24 anni; Raffaele Petullà, 23 anni, Maria Polsina Bruzzese, 22 anni; Saverio Foriglio, 52 anni; Rocco Foriglio, 20 anni; Salvatore Cuturello, 45 anni; Attilio Giorgi, 31 anni; Francesco Giorgi , 40 anni; Renato Iannone, 45 anni; Nicodemo Lamari, 57 anni; Francesco Longordo, 36 anni; Saverio Napoli, 30 anni;, Fabio Papaluca, 29 anni; Maurizio Pronestì, 40 anni; Rocco Varacalli, 28 anni; Giuseppe Vigliante, 29 anni; Michele Vomera, 24 anni; Pasquale Zaita, 24 anni; deferire ulteriori 41 persone, in stato di libertà o comunque già detenute a seguito delle risultanze investigative; sono stati sottoposti a sequestro un’impresa di rifornimento carburanti, un ristorante, otto beni immobili, tra terreni e fabbricati, ventuno tra conti correnti e rapporti bancari ed una quota societaria, relativa ad un’azienda di trasporti, riconducibili ad alcuni degli indagati per un valore stimato di oltre cinquecento mila euro; effettuate ulteriori 10 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati nel medesimo procedimento. Nella circostanza sono state rinvenute e sottoposte a sequestro 3 pistole, 2 fucili e 218 cartucce di vari calibri.
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