Sono considerevoli i risultati operativi dell’attività di repressione al fenomeno del bracconaggio che anche quest’anno il CUFAA (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari) dell’Arma dei Carabinieri ha organizzato per la repressione del fenomeno del bracconaggio. Il servizio, denominato “Operazione Adorno 2019”, ha previsto l’invio, nel territorio di Reggio Calabria di un contingente di personale specializzato della Sezione Operativa Antibracconaggio Centrale (SOARDA) che opera congiuntamente nell’area dello Stretto di Messina, con puntate anche al di fuori di tale ambito territoriale.
A tre settimane dall’avvio, l’Operazione ha fatto registrare, in entrambe le regioni un totale di: un arresto e otto denunce a piede libero.
Sequestrati inoltre: 4 fucili da caccia modificati con relativo munizionamento, numerose reti, richiami elettroacustici ed attrezzature per la cattura dell’avifauna selvatica ed oltre 120 esemplari di varie specie di uccelli tutte particolarmente protette dalla legge, tra cui ben 3 esemplari vivi di Falco Pellegrino (Falco Peregrinus) destinati al mercato illegale della fauna selvatica.
Le pratiche illegali sono innumerevoli tra le quali, le più diffuse, sono l’uccisione di specie protette, in particolare rapaci, nonché l’utilizzo di richiami elettroacustici e la cattura illegale, tramite reti da uccellagione, di passeriformi per fini di commercio.
I militari sono coadiuvati da personale del Comando Regione Carabinieri Forestale “Calabria”, del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria e del Reparto Carabinieri “Parco Nazionale dell’Aspromonte”.
Fulcro delle operazioni è l’area dello “Stretto di Messina” che rappresenta uno degli ambiti territoriali con la maggiore ricchezza di avifauna migratoria e nella quale, anche a causa della vastità del territorio, il bracconaggio è più diffuso e causa i danni maggiori.
I Carabinieri Forestali hanno perlustrato il territorio delle province di Reggio Calabria e della provincia di Messina, ampliando il raggio di azione anche nelle provincie di Catania, Enna e Trapani.
In particolare, sulla sponda calabrese dello Stretto, sono stati denunciati due soggetti, E. V. di anni 27 e F.S. di anni 42, entrambi di Reggio Calabria, che detenevano, a scopo commerciale, diverse decine di esemplari tra cui: Lucherini, Fringuelli, Peppole, Frosoni e Cardellini, tutte specie particolarmente protette dalla legge, privi di anelli al tarso o con contrassegni contraffatti.
Sempre a Reggio Calabria, un terzo soggetto, F. D., classe 1938, è stato denunciato per ricettazione in quanto deteneva illegalmente oltre 30 cardellini privi di anelli identificativi.
A Bagnara Calabria, un anziano pensionato è stato deferito all’Autorità Giudiziaria poiché deteneva, per scopi amatoriali, 8 esemplari di uccelli tra cui Cardellini, Tortore dal Collare, Allodole, Tordi Bottaccio e Colombacci, tutti privi dei contrassegni identificativi previsti per legge, a riprova della severità delle regole poste a difesa della fauna selvatica.
Tutti gli animali sequestrati in grado di volare sono stati liberati in natura, mentre quelli risultati non più atti al volo sono stati consegnati alle cure del Centro Recupero Fauna Selvatica di Messina.
I Carabinieri Forestali stanno operando con il fattivo contributo sul campo dei ricercatori del Progetto LIFE CON.RA.SI (Conservazione Rapaci Siciliani), dei volontari del CABS (Committee Against Birds Slaughter), WWF, LIPU ed altre Associazioni Ambientaliste che quotidianamente, con la loro attenta azione di osservazione dei flussi migratori e di monitoraggio dei comprensori potenzialmente interessati al fenomeno del bracconaggio, apportano un contributo qualificato all’attività di repressione.
Le attività di controllo dei Carabinieri Forestali continueranno anche nelle prossime settimane, almeno fino al termine della migrazione pre-nuziale degli uccelli rapaci in transito nell’area dello stretto.