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A Vibo, la presentazione del libro "C'erano una volta le lucciole ... la profezia di Pasolini"

Martedì 13 dicembre, nell’ambito dell’iniziativa “Incontro con l’autore”, verrà presentato il libro “C’erano una volta le lucciole … La profezia di Pasolini” (Calabria Letteraria editrice) nell’aula magna del liceo scientifico “Giuseppe Berto”.

L’incontro tra gli autori, Antonio Pugliese e Nicola Rombolà, e gli studenti, è previsto per le ore 11,30 e sarà presentato dalla dirigente scolastica Teresa Goffredo.

Ad illustrare i contenuti e i significati culturali, letterari, socio-antropologici ed ecologici, Paola Colace Radice, autrice della introduzione al libro, docente ordinario di Filologia classica all’Università di Messina. A moderare l’incontro e il dibattito mons. Giuseppe Fiorillo (coordinatore provinciale di Libera Vibo) che nel lontano 1963 aveva incontrato Pasolini ad Ariola di Gerocarne, quando il regista voleva girare una scena del film “Il vangelo secondo Matteo”.

Il libro ha la genesi nell’articolo che lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini ha pubblicato sul Corriere della Sera il primo febbraio del 1975, con il titolo originale “Il vuoto del potere in Italia”, ma conosciuto come “L’articolo delle lucciole” che lo stesso Pasolini, prima della sua tragica morte (nella notte tra l’1 e il 2 febbraio del 1975)  ha raccolto nel volume “Scritti corsari”.

Gli autori hanno coniugato la parte scientifica a quella umanistica. Antonio Pugliese (docente ordinario di Clinica Medica Veterinaria all’Università di Messina) ha curato la prima parte del libro affrontando sia gli aspetti etologici e biologici delle lucciole, ma anche l’importanza ecologica di questi coleotteri appartenenti alla famiglia delle lamparidi, in quanto sentinelle dell’eco-sistema; a questi elementi di carattere naturalistico. Pugliese lega il richiamo evocativo delle lucciole nei lontani ricordi: “Un tempo questi piccoli esseri facevano parte integrante della nostra vita a contatto diretto con la natura” e nelle notti d’estate “esaltavano e stimolavano emozioni di ogni tipo: sogni, immaginazioni, palpitazioni, trepidazioni, sentimenti reconditi”.

La seconda parte, curata da Nicola Rombolà (giornalista e docente di materie letterarie) analizza la personalità di Pasolini e lo stile che emerge dagli “Scritti corsari” e dalle “Lettere Luterane” (postumo) mettendo in luce le principali chiavi di lettura.

“Con Pasolini – afferma Rombolà – le lucciole acquistano una carica evocativa che non avevano mai conosciuto prima e assumono un significato simbolico, con una forte connotazione politico-culturale”; e rileva che l’articolo scritto sul Corriere della Sera, “segna un’epoca e rappresenta un evento che resta nella storia italiana – non solo nei primi anni ’70 - perché la visione e l’interpretazione del mondo sono rovesciate”. 

Concetti come “mutazione antropologica”, “omologazione culturale”, “ideologia dei consumi”, “genocidio culturale”, “manipolazione mediatica”,  sono i nuovi paradigmi culturali per definire i comportamenti delle società occidentali globalizzate, sia sotto il profilo sociologico che politico.

Ecco per quale motivo l’analisi di Pasolini è stata profetica, in quanto ha fotografato il mondo contemporaneo, osservando come cambiavano i comportamenti degli italiani sotto i suoi occhi con l’irruzione della televisione, che ha creato una nuova religione e ideologia politica: il potere dei consumi.

Il libro inoltre è arricchito da una postfazione curata da Gaetano Bonetta, direttore del Dipartimento di Scienze filosofiche e Pedagogiche dell’Università degli Studi di Chieti e Pescara, dal titolo “Le lucciole non moriranno mai: siamo noi”.

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