Lamezia Terme, affrontato il tema della resistenza agli antibiotici
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La resistenza agli antibiotici è stato l’argomento di cui si è discusso in un incontro a Lamezia Terme, voluto dal vertice aziendale e promosso dalla direzione medica del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, in collaborazione con la farmacia ospedaliera del nosocomio.
All’incontro erano presenti diversi medici e primari dell’ospedale tra cui il direttore del Polt Rita Marasco, il direttore della farmacia ospedaliera José Francisco Aloe e la specialista infettivologia Giuseppina Berardelli.
Nello specifico gli argomenti trattati sono stati: il problema delle resistenza antibiotica, l’analisi di casi clinici e “Carbapenem Sparing”, le nuove opzioni terapeutiche, il profilo del farmaco e Place in Terapy, l’analisi dei consumi degli antibiotici nell’anno 2016, gli obiettivi di antimicrobial stewardship nel contesto locale della resistenza agli antibiotici, il burden dell’antibiotico-resistenza e l’impatto socio economico.
Aloe ha riferito che il 1° Rapporto gsulla resistenza antimicrobica (Amr), pubblicato lo scorso 30 aprile dall’Organizzazione mondiale della aanità, non mostra uno scenario promettente, come ripetutamente evidenziato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ha inoltre spiegato che “l’utilizzo inappropriato degli antibiotici ha portato a un vasto e rapido sviluppo di ceppi di batteri resistenti a questa classe di farmaci, che rende difficile il trattamento di una gamma sempre più ampia di infezioni abbastanza comuni e facili da contrarre”. “La resistenza antimicrobica - ha poi aggiunto - rappresenta oggi una minaccia reale per la salute pubblica, preoccupazione che emerge come duro avvertimento dal rapporto dell’Oms che, nel tracciare la prima mappa globale sulla resistenza antimicrobica, evidenzia un vasto e rapido sviluppo delle resistenze agli antibiotici e ad altri agenti antimicrobici in ogni regione del mondo”. Aloe ha infine affermato che “tra le diverse cause che hanno portato a una crescita così rapida delle resistenze, un fattore importante è costituito dalle prescrizioni inappropriate e dall’abuso nei consumi da parte della popolazione.”
Berardelli ha precisato che “L’Italia è tra i paesi europei con i più alti tassi di resistenza microbica ed i batteri multiresistenti si diffondono rapidamente provocando cluster epidemici a causa di una insufficiente pratica dell’infection control. Il consumo di antibiotici in Italia per uso umano e particolarmente per uso agro alimentare è tra i più elevati d’Europa. Mentre l’uso di disinfettanti per la pulizia delle mani è il più basso d’Europa”. Ha poi riferito alcuni dati: “La percentuale di camere singole negli ospedali italiani oscilla tra il 5% e il 10% contro il 30% della Francia, le infezioni correlate all’uso dei cateteri incidono per l’8% e il 12% sul totale delle infezioni ospedaliere, rispetto al 4% in Germania”. La dott.ssa Berardelli ha concluso il suo intervento dicendo che “In questo contesto preoccupante di uso elevato e spesso inappropriato di antibiotici e di inadeguate pratiche di Infection Control si inserisce la scarsa disponibilità di nuove molecole antinfettive.”
Oggi questa problematica è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale, non soltanto per le importanti implicazioni cliniche (aumento della morbilità, letalità, durata della malattia, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie), ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci e di procedure più costose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità. Un fenomeno in notevole aumento che rende necessaria una valutazione dell’impatto in sanità pubblica, specifica per patogeno, per antibiotico e per area geografica.
Il problema della resistenza agli antibiotici è complesso poiché fondato su molteplici fattori: l’aumentato uso di questi farmaci (incluso l’utilizzo non appropriato), la diffusione delle infezioni ospedaliere da microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di queste infezioni), un aumento dei viaggi internazionali e quindi una maggiore diffusione dei ceppi. L’Oms e l’Unione europea hanno sottolineato più volte l’importanza di questa materia e hanno indicato una serie di provvedimenti specifici, volti a contenere il diffondersi della resistenza antimicrobica attraverso un uso prudente degli agenti antibiotici nell’uomo.
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