25 aprile, D'Agostino: "Valori della pace e del vivere democratico vanno difesi"
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“Il 25 aprile del 1945 l’Italia ritrovava la libertà perduta negli anni del ventennio fascista, riaffermando i valori della pace e del vivere democratico come pilastri solidi della Repubblica. Valori che, a distanza di settanta anni, sono più che mai vivi e attuali e che, con forza, chiedono di essere difesi e coltivati per il futuro”. È quanto afferma il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco D’Agostino in vista del settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. “La fine del secondo conflitto mondiale, dopo i disastri della guerra significò - ha ricordato D’Agostino - l’inizio di una nuova fase costruita sui diritti. Troppo grande era stato il costo in termini di vite umane, distruzioni e perdita della libertà. Lo sforzo fu quello di portare un intero popolo oltre l’odio e la furia cieca della guerra verso una rinascita che rendesse più giusta e migliore l’Italia, anche attraverso il riconoscimento del diritto di voto alle donne. D’altronde, anche nella fase di resistenza attiva al fascismo, abbiamo avuto fulgidi esempi di donne come, ad esempio, la cittanovese Teresa Gullace che, pagò con la vita la difesa dei propri cari, e venne uccisa a Roma dai nazisti in via Giulio Cesare. Quel fatto suscitò profondo dolore e indignazione nella comunità romana. Ma quel seme contribuì a rafforzare il nuovo spirito di forte dignità e libertà”. Per D’Agostino “oggi rimane decisiva la capacità dell’Europa unita di non disperdere quello straordinario bagaglio di valori, che appartiene a tutti. Il significato vero del 25 aprile va riscoperto, promosso e trasmesso alle nuove generazioni affinché non vada perduto. La pace del nostro continente non deve far dimenticare i rischi globali che minacciano i destini di ognuno. Non di meno, non si può restare fermi davanti alle stragi di migranti che si consumano tragicamente nel cuore del Mediterraneo. Anche quegli uomini, quelle donne, quei bambini sono vittime della nuova barbarie del mondo. Il ricordo fecondo e la memoria di una pagina drammatica della nostra storia, devono rinnovare l’impegno del Paese, e quindi della Calabria, nel cammino costante alla ricerca della pace”.
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