Un pezzo di storia serrese, il cinema “Aurora” / PARTE II

Al suo posto, l’8 luglio 1945, nascerà il cinema “Aurora” con la proiezione de “La maestra si diverte”. Per le due proiezioni settimanali le pellicole arrivano alla stazione di Francavilla Angitola con i treni provenienti da Napoli o Catania. A Serra, invece, arrivano grazie a “Fifì” che, con il suo “Matador”, un camion militare inglese, trasportava i manufatti prodotti dalla segheria fino alla stazione ferroviaria. Il più delle volte, però, le bobine arrivavano in autobus fino alla fermata, situata davanti al bar “Tassone”, dove andava a ritirarle “Nuoni lu bandituri” che, una volta portata la pellicola a destinazione, assolveva al suo compito andando in giro per il paese ad annunciare lo “spettacolo popolare”. Prima di varcare la soglia d’ingresso, il pubblico doveva fare i conti con il mitico Vito Carello, il quale dopo aver lavorato tutto il giorno alla produzione dei ciocchi per le pipe, la sera si trasformava in bigliettaio. L’apertura del cinema, seppur indirettamente, rappresenta il prologo alla chiusura dell’attigua segheria che cesserà l’attività nel 1950. I locali nei quali, per quasi mezzo secolo, ha svolto la sua attività la segheria diventano il luogo in cui si svolgono i balli della Croce Rossa, ma non solo. Per circa dieci anni, il salone ospita, infatti, le feste di matrimonio. Siamo negli anni Sessanta ed Angelo Pelaia conferma ancora una volta la sua natura vulcanica e si candida alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale. L’esperienza politica, però, dura poco, nonostante sia stato il primo degli eletti, si dimette dopo due settimane e si cimenta in una nuova attività. Sono gli anni in cui, anche grazie alle rimesse degli emigrati, i serresi iniziano ad avere qualche disponibilità economica. Gli uomini che non sono emigrati, sono impiegati quasi tutti nei boschi e nel corso dell’inverno sono costretti a lunghi periodi d’inattività. Serve un qualcosa per farli svagare, un’alternativa alle cantine nelle quali non pochi si rimpinzano di vino tutto il giorno. Nasce, così, la sala biliardi, nella quale, per quasi cinquant’anni trascorreranno i loro pomeriggi migliaia di serresi. Accanto alla sala biliardi, intanto era stata avviata un’ulteriore attività, una pasticceria di altissima qualità nella quale saranno chiamati a confezionare i loro prodotti maestri pasticceri provenienti da Messina e da Palermo. Nel frattempo, il cinema è diventato un punto di riferimento. Ogni settimana vengono proiettati i grandi film del tempo. Si tratta di “kolossal” storici, di western, di commedie, tutto, o quasi tutto, quello che la cinematografia produce. Alcune proiezioni, però, a Serra non arrivano. I film per soli uomini, infatti, si fanno strada lentamente. A frenarne la proiezione, il rispetto che Angelo Pelaia nutre nei confronti dello fratello, Bruno Maria, Vescovo di Tricarico. Per vedere le prime scene piccanti, gli habitué del cinema “Aurora” dovranno aspettare gli anni Settanta quando, prima alla chetichella, poi con sempre maggiore disinvoltura giovani e meno giovani si tuffano nel buio della sala per i settimanali esercizi auto consolatori. Gli spettatori non mancano mai. Ai film “normali”, soprattutto la domenica pomeriggio, ci vanno intere famiglie che approfittano del cinema per avere un momento d’evasione, per far volare la fantasia, per sfuggire alla lenta e ripetitiva quotidianità. Negli anni Ottanta, per alcuni film è necessario fare la fila nonostante le numerose repliche settimanali. Nel 1994 muore Angelo Pelaia e la gestione passa nella mani del figlio, Brunello che cerca di apportare nuova linfa, dando l’abbrivio ai lavori di ristrutturazione che rendono la struttura moderna ed i posti a sedere meno scomodi. I gusti della pubblico, però iniziano a cambiare. Nelle case si diffondo con sempre maggiore frequenza i videoregistratori e le videocassette. Il film, ormai, da fenomeno collettivo, si sono trasformati in un fatto individuale, tutt’al più familiare. La gente preferisce starsene a casa, a guardare la Tv seduta comodamente in poltrona. Continuare a mandare avanti il cinema inizia a diventare un’impresa titanica. Più che un’attività economica sembra il gesto romantico di chi non vuole rinunciare ad un pezzo della propria storia. Così, nei primi anni del nuovo millennio, alle rappresentazioni cinematografiche vengono affiancate le rassegne teatrali organizzate dal Comune. Alla fine però, nonostante gli sforzi compiuti per rimanere sul mercato, nel 2004 la proprietà deve arrendersi all’evidenza dei fatti. Il cinema chiude, perché, come ricorda Nicolas Barreau, “ la maggior parte della gente non riesce più a concentrarsi su quello che vede e a lasciarsi semplicemente andare senza per due ore alle vicende essenziali della vita, serie o allegre che siano”. Con la chiusura del cinema “Aurora” finisce un pezzo di storia, una storia fatta di sogni, oggi diventati rimpianti, tutt’al più ricordi.

 

 

 

 

 

 

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